Charles Gounod e le sue Mélodies: un concerto raffinatissimo al Palazzetto Bru Zane di Venezia

Di lui Pauline Viardot, musicista di vaglia e vocalista insigne, ebbe a dire: “La sua musica è divina tanto quanto la sua persona è nobile e distinta. Gounod ha un immenso avvenire”. Giustamente considerato l’apostolo di un romanticismo lirico, sensuale e seduttivo, Charles Gounod (1818-1893) è al centro del Festival primaverile che il Palazzetto Bru Zane, Centre de musique romantique française, gli sta dedicando a Venezia e altrove. Il titolo della manifestazione è accattivante: Charles Gounod mistico o sensuale? E gioca sul doppio binario del percorso musicale del musicista parigino. Conosciuto soprattutto per la vena lirica e sensuale del suo operismo un po’ “pompier” che inanella titoli noti come Faust (1859), capolavoro indiscusso della musica francese, meno noti ma interessantissimi, come Roméo et Juliette (1867), che non ne uguaglierà il successo e la fortuna. E ancora La Colombe e Philémon et Baucis, che godono di qualche ripresa, la complessa Mireille, scelta dall’Opéra National di Parigi per inaugurare una sua passata stagione e presto dimenticata. Certo è che, dal rapito stupore dell’interminabile “aria dei gioielli” del Faust, al candore pastorale e confessionale di Mireille, passando per la voluttuosità della scena del giardino in Roméo et Juliette, Gounod ha saputo cogliere e tradurre in musica i palpiti dell’anima umana vittima dell’amore, sia esso sfolgorante o contrastato.
Ma Gounod non fu solo il cantore del desiderio e l’obiettivo del ciclo che il Palazzetto Bru Zane, gli dedica è appunto mostrarne i diversi aspetti. E dunque, composizioni poco note d’ispirazione religiosa, uno sguardo nuovo ai brani più famosi, in particolare alla prima versione del Faust con i testi parlati e interpretata con strumenti d’epoca, in programma a fine stagione e in forma di concerto al Théâtre des Champs-Elysées e, nella splendida sede veneziana di San Polo, un’ampia scelta delle sue Mélodies. Autore fecondo di questo genere squisitamente francese, gemello transalpino e più salottiero del Lied tedesco, Gounod ha rivelato nelle cento composizioni per voce e pianoforte i due principali aspetti della sua personalità. Vi sono brani legati all’amore profano in tutte le sue declinazioni, incontro, speranze deluse, dolore della separazione, altri che cantano l’amore divino e religiosamente destinati a sedi diverse, i salotti, le chiese, i convitti, i conventi.
A parte questa diversità così evidente, il catalogo delle Mélodies di Charles Gounod si distingue per varietà linguistica e al francese alterna l’inglese e l’italiano come dimostrato dal bel concerto cui abbiamo assistito. Ne erano protagonisti il baritono greco Tassis Christoyannis e il suo abituale accompagnatore pianistico Jeff Cohen, americano di Baltimora. Due personalità affini nell’amore per la Francia, non a caso Parigi è la loro città d’elezione, e per il repertorio da camera francese. In un’ora e un quarto di musica Christoyannis, in forma vocale smagliante, e Cohen restituiscono a un pubblico scelto e partecipe un repertorio dimenticato con finezza musicale rara in un incessante dialogo in cui la voce suggerisce lo spirito del brano al pianoforte, traendo da esso ispirazione e stimoli. Ascoltarli è un godimento dello spirito più che dell’orecchio e delle venti Mélodies in programma, non sapremmo davvero quale preferire.
I testi svariano da autori classici come Victor Hugo e Théophile Gautier, Alexandre Dumas fils e Pierre de Ronsard, ad altri meno noti con una puntata nell’Inghilterra di Lord Byron e una nella Grecia di Saffo. Il tono è sentimentale, certo, ma con leggerezza, come quando per descrivere “ce qui je suis sans toi”, quel che sono senza di te, il poeta e Gounod citano il legame, terreno più che mai, dell’edera e dell’olmo. Gran bella serata, un bis e tanti, tanti applausi. Info: www.bru-zane.com/it di Rino Alessi 18/04/2018 bellaunavitaallopera.blogspot.com

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