DIECI ARIE PER UN MEZZOSOPRANO: ELENA DE SIMONE INCIDE IN UN CD DELLA TACTUS DELLE RARITA' DEL "CARO SASSONE" HASSE

In tempi di crisi per la musica in Italia, c’è chi si rimbocca le maniche e costruisce, oltre a una carriera, una nuova professionalità. E’ il caso di Elena De Simone, mezzosoprano, da Latisana, in Friuli e veneziana d’adozione. E’ un’artista ancora giovane che vanta un curriculum di tutto rispetto essendosi diplomata a pieni voti in canto al Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia e in pianoforte al Tartini di Trieste laureandosi, nello stesso tempo, in psicologia. Ha vinto numerosi concorsi e seguito Masterclass con Montserrat Caballé e Claudio Desderi, affinando sotto la guida di Sara Mingardo la sua passione per la musica barocca. Ha cantato Rossini e Mozart, Cimarosa e Jommelli, Galuppi e Scarlatti e al Comunale di Treviso si è cimentata con un’opera contemporanea quando Luca Mosca l’ha scelta per uno dei personaggi della sua Aura.
Da qualche tempo si è impegnata in un lavoro di ricerca attorno a Johann Adolf Hasse (Bergedorf, 1699 - Venezia, 1783), il compositore tedesco che fece dell'Italia la sua patria di elezione, tanto da essere soprannominato “il caro Sassone”. Nel 1725, Hasse compose per un ricco banchiere la serenata Marc'Antonio e Cleopatra che fu bene accolta, e gli valse l'incarico per un'opera da rappresentare al Teatro Reale di Napoli. Due anni dopo fu nominato maestro di cappella del Conservatorio degli Incurabili a Venezia, e fu proprio lì che conobbe e poi sposò la celebre cantante Faustina Bordoni. Per Venezia compose Artaserse e il Miserere, considerato uno tra i maggiori capolavori della musica sacra. La reputazione di Hasse raggiunse ben presto la Germania e la corte di Polonia lo chiamò nel 1731 con un ingaggio di dodicimila talleri per lui e per Faustina. Passò a Dresda, dove fece eseguire l'Alessandro nell'Indie, che rimase in cartellone per diverse settimane, per tornare nell’amata Italia, facendo tappa a Milano, a Roma e in città come Napoli e Venezia in cui già era vissuto. Chiamato a Londra per prendere il posto di Haendel, malgrado il successo che vi ottenne, lasciò l'Inghilterra nel 1740, per tornare a Dresda e prendendovi dimora stabile.
Nel 1763 la corte di Dresda mise da parte Hasse e la celebre moglie. Egli ne provò un dolore tale che lasciò Dresda e si diresse a Vienna, dove compose diverse opere. Morì però a Venezia, a ottantaquattro anni. Le sue ultime composizioni furono un Te Deum e un Requiem, che aveva destinato a se stesso e affidato a Schuster. Tutto questo preambolo per introdurre il CD appena uscito da Tactus in cui Elena De Simone inanella assieme all’Ensemble Il Mosaico (violini, viola, violoncello, violone e clavicembalo, tutti ottimi) dieci arie d’opera inedite del “caro Sassone” incise nel luglio del 2016 nella Pieve di Santa Maria della Ciusara a Bonavigo, in provincia di Verona. Nel frattempo, presso Armellin Musica di Padova, la cantante ricercatrice ha pubblicato il libro in cui le stesse dieci arie per canto, archi e basso continuo sono contenute in edizione secondo le fonti originali.
Che cosa dire? Chapeau Elena De Simone. I brani che si ascoltano nel prezioso CD appartengono al genere dell’opera seria su testi - il più delle volte - del Metastasio e dell’Apostolo Zeno. Furono eseguite dai più celebri cantanti dell’epoca, dal famoso castrato Carestini a Domenico Annibali, dall’aborrita rivale di Faustina, Francesca Cuzzoni che fu apprezzata da Haendel e divise il pubblico londinese su quale delle due fosse la più virtuosa arrivando a far spargere sangue fra gli ammiratori dell’una e quelli dell’altra. E ancora Caterina Gabrielli detta la “Coghetta” e naturalmente, la signora Hasse, Faustina che fu prima interprete a Dresda di Tito Vespasiano (l’aria di Vitellia, “Deh se piacer mi vuoi” non può competere con quella di Mozart, ma è da ascoltare), di Asteria e Semiramide Riconosciuta e, a Napoli, di Isippile. Elena De Simone sfoggia in quest’arduo repertorio un timbro pregevole e un notevole virtuosismo. E’ un’artista preparata. Nelle arie ad andamento più veloce si fa apprezzare, a nostro modo di vedere, più che nei Largo o nei brani meno concitati in cui le capita di incorrere, di tanto in tanto, nei suoni fissi tipici degli specialisti del canto barocco che tolgono scorrevolezza ed espressività all’esecuzione. La restituzione della parola “cantata” è buona, con l’eccezione dell’aria tratta da Asteria “Uomini” in cui si stentano a cogliere le parole di fuoco che la protagonista destina all’altro sesso: uomini io gli vorrei tutti conversi in cenere dal fulmine mirar… Scusate se è poco. In ogni caso brava Elena De Simone! Info: www.elenadesimone.it di Rino Alessi 16/05/2018 bellaunavitaallopera.blogspot.com

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