LA FENICE RIPARTE DA VIVALDI: OTTONE IN VILLA DIRETTO DA DIEGO FASOLIS E' ANDATO IN SCENA A VENEZIA

Con quattro rappresentazioni di Ottone in villa, primo lavoro di teatro musicale di un Antonio Vivaldi trentacinquenne, il Gran Teatro La Fenice è ripartito. Un tempo il verbo partire era destinato ai treni, agli autobus, o circoscritto ad attività legate al viaggio. Oggi, in tempi di pandemia, la ripartenza ha assunto un significato che ha a che fare con una sorta di rivincita. Venezia, bella e unica al mondo, ha considerato che l’arte, la cultura e la musica, basi su cui fonda un flusso turistico che la attraversa, e spesso l’avvilisce, non potessero restare silenziose. Ed ecco che la Fenice si è reinventata e ha interpretato le limitazioni poste al fare teatro al chiuso di questo momento straordinario come risorse per un approccio inedito all’arte dal vivo. Lo spazio teatrale è stato ridefinito, dandogli un più ampio respiro rispetto a quello tradizionale ed eliminando i canonici tre settori, platea, fossa d’orchestra e palcoscenico. Quest’ultimo, con l’ideazione di una struttura permanente che rimanda all’idea di una nave in costruzione, diventa platea e, al tempo stesso, la prua del veliero. La platea accoglie a sua volta fossa d’orchestra e palcoscenico senza soluzione di continuità, I palchi, le gallerie e il loggione mantengono il loro ruolo, garantendo però il doveroso distanziamento fra spettatori. E’ stata un’organizzazione impeccabile, quella fenicea, che ci ricorda come questo glorioso teatro, costretto a quattro mesi di totale silenzio, non abbia esitato più d’una volta a risorgere dalle proprie ceneri.
Quanto al nuovo allestimento di Ottone in villa, dramma per musica in tre atti su libretto di Domenico Lalli basato su una precedente Messalina di Francesco Maria Piccioli e restituito nell’edizione a cura di Eric Cross, si tratta di una “mise en espace”, ed esaurite le rappresentazioni dal vivo, è stato registrato dai microfoni di Rai Radio3 che lo trasmetteranno prossimamente in differita. La recita di martedì 14 luglio, cui abbiamo assistito, è stata inoltre registrata da Oxymore Productions e sarà trasmessa in differita su culturebox. Ottone in villa di Antonio Vivaldi, tenuto a battesimo al Teatro delle Grazie di Vicenza nel 1713, ma nuovo per la Fenice è il primo titolo della lista nel catalogo operistico del veneziano, e ha segnato, per l’occasione, il debutto in questa partitura di un esperto della musica del Prete rosso qual è Diego Fasolis. Il maestro, provvisto di mascherina che durante l’esecuzione si è tolto, ha guidato con onore l’Orchestra del Teatro La Fenice a ranghi, evidentemente ridotti, disposta sul fondo dell’ex platea, mentre a ridosso del palcoscenico, divenuto platea distanziata, agiva un cast di specialisti della musica barocca, con la bella Giulia Semenzato - voce e portamento scenico da vera Primadonna - chiamata a sostenere il personaggio della seduttrice Cleonilla, Sonia Prina che ripeteva il personaggio, spesso affrontato, di Ottone, Lucia Cirillo che si appropriava delle arie più fascinose che Vivaldi affida all’antagonista Caio Silio. Le tre artiste erano affiancate dall’unica voce maschile della serata, quella del tenore siciliano Valentino Buzza che impersonava il sodale dell’Imperatore, Decio, e dalla promettente Michela Antenucci che dava risalto inusitato - e il pubblico li ha molto apprezzati - agli interventi di Tullia.
La messinscena era firmata da Giovanni Di Cicco, con scene di Massimo Checchetto, costumi di Carlos Tieppo e disegno luci di Fabio Barettin. Un allestimento essenziale che giocava sul limite del distanziamento per evidenziare i contrasti e le passioni che agitano i cinque personaggi dell’opera. Leggero e amorale è l’intreccio, in cui, un po’ come nel Mozart de La clemenza di Tito, si raccontano le trame di una donna, la civettuola e ambiziosa, Cleonilla, e i dubbi del credulo imperatore Ottone, una figura – a differenza del Tito mozartiano - tutt’altro che eroica. Qui, però, a differenza che in Mozart ci troviamo di fronte a un’opera “seria” che ha molto di buffo. Ogni personaggio ha diverse arie di carattere diverso in cui esprimersi. La varietà e la ricchezza di affetti è distribuita fra tutti. Certo, la vicenda raccontata da Ottone in villa non è tra le più avvincenti, ma diventa l’occasione per celebrare la musica di un grande veneziano in uno spazio in cui è possibile rappresentare la non-relazione che lega i personaggi in scena. Uno spettacolo, in buona sostanza, che diventa – in epoca di pandemia - uno dei riferimenti sui quali ora bisogna lavorare. Lunga vita alla Fenice! 14 luglio. Foto di Michele Crosera. di Rino Alessi bellaunavitaallopera.blogspot.com

Commenti

Post popolari in questo blog

ADDIO A GIUSEPPE BOTTA, TENORE DAL TIMBRO INCONFONDIBILE E PRESENZA COSTANTE NEI CARTELLONI DEL TEATRO VERDI DI TRIESTE

ANDREA ZAUPA: UNA CARRIERA TRA CANTO, MEDITAZIONE E FOTOGRAFIA. INTERVISTA CON IL BARITONO VICENTINO CHE STA PER DEBUTTARE NEL PERSONAGGIO DI SCARPIA

E IL TROVATORE CONQUISTA POZZUOLO DEL FRIULI: prodotta e diretta con valore da Tiziano Duca, una delle opere più popolari di Verdi chiude la Trilogia iniziata con Ernani e proseguita con Un Ballo in maschera nella magnifica cornice di Villa Gradenigo Sabbatini. Apprezzato il protagonista Gustavo Porta