DAL TRENTINO CON AMBIZIONE: INTERVISTA CON IL REGISTA MIRCO MICHELON, DA RIGOLETTO A GIOVANNA D'ARCO

Trentino, classe 1982, Mirco Michelon è regista di teatro musicale e da studi musicali proviene. Ha studiato infatti violino, pianoforte ed esercitazioni orchestrali con Riccardo Zadra al Conservatorio Antonio Bonporti della sua città.
“L’amore per la musica” racconta “nasce in famiglia. Il nonno materno era musicista amatoriale, un cugino è direttore d’orchestra e di coro in Germania…”. Insomma una famiglia in cui l’hobby principale è la musica, in tutte le sue manifestazioni. La trasformazione da violinista “non diplomato” come tiene a precisare a regista avviene nel 1997: “È l’anno in cui muore mio padre che mi aveva spinto a diventare artista.”. Il lutto di vent’anni fa lo spinge in un primo tempo a lasciare tutto ed è in quel momento che entra in contatto a Milano con il mondo di Giorgio Strehler. “Lo vedo provare Così fan tutte, il suo ultimo spettacolo al Piccolo Teatro. E’ una folgorazione” e, prosegue “mi viene il dubbio che, forse, la mia strada è nella regia.”. Tanto più che, in quegli stessi anni, ha modo di veder lavorare, sia nel teatro di prosa sia in quello musicale, artisti come Gabriele Lavia, Stefano Vizioli, di cui è assistente, Franco Zeffirelli.
Al 2000 risale il suo primo spettacolo da regista in proprio, una mise en espace di La morte e la fanciulla, il quartetto d'archi n. 14 in re minore di Franz Schubert in cui le musiche del grande viennese danzate da quattro ballerini erano accostate alle letture di un’attrice di testi di Lucrezio tradotti da Edoardo Sanguineti. Un debutto ambizioso. Nel 2005 da Trento si sposta a Bologna per seguire i corsi universitari del Dams ed è l’occasione, l’anno successivo, per prendere contatto, da studente e assistente volontario, con Luca Ronconi che al Comunale ripresenta il Barbiere di Siviglia che aveva messo in scena al Rossini Opera Festival di Pesaro. Dopo quella strehleriana, una seconda folgorazione. Non basta, perché chiuso il percorso di studi bolognese si sposta a Venezia per frequentare i corsi di Scienze e tecniche del teatro (Clas T) presso lo IUAV e porta a termine il biennio superiore di secondo livello in discipline musicali a indirizzo tecnologico per regia lirico-musicale (Te.Spi) al Conservatorio Verdi di Torino. Come dire un percorso di studi laborioso e ambizioso che gli dà modo di entrare in contatto con il Teatro La Fenice, di conoscere, attraverso artisti che lo frequentarono, e in particolare il cognato musicista Franco Mannino, la grande lezione di Luchino Visconti “cui devo riconoscenza”.
Il suo mondo è molto ben raccontato, con dovizia di citazioni che restituiscono le sue passioni, nel sito mircomichelon.weebly.com Quanto agli spettacoli, Mirco ne ha messi in scena parecchi. Il titolo cui più è legato è Rigoletto “ne ho presentate tre diverse edizioni e il mio Rigoletto è senza gobba perché il personaggio del buffone è per Gilda padre e madre al tempo stesso”, mentre la sua Norma è molto classica “tutto in quest’opera è comandato dalla religione di Irminsul…”, lirica, sì, ma anche molta prosa. Il sogno è ripresentare la figura e rivalutare l’opera di Franco Mannino, “musicista di mentalità molto aperta. Vorrei davvero dare altre occasioni al suo Il Diavolo in giardino che presentò nel 1963 a Palermo, la sua città, con la regia di Luchino Visconti.”. Il prossimo 22 settembre a Trento si misurerà con un testo che ripercorre la storia di Giovanna d’Arco e, per non farsi mancare nulla, sta terminando un dottorato su Edoardo Sanguineti all’Università di Parigi otto: “Mi segue Camillo Faversani e pubblico la mia ricerca con la Lim di Lucca.”. Non chiediamogli di più, quello che fa è già tanto. di Rino Alessi 7/09/2017 bellaunavitaallopera.blogspot.com

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