Riflessione di Giovanni Boer, Parroco di Santa Eufemia e Santa Tecla a Grignano - XXI Domenica del tempo Ordinario -- Gv 6,59-69

Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: “Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?”. Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: “Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono”. Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: “Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre”. Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: “Volete andarvene anche voi?”.
Gli rispose Simon Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna 69e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio”. Gesù riprese: “Non sono forse io che ho scelto voi, i Dodici? Eppure uno di voi è un diavolo!”. Parlava di Giuda, figlio di Simone Iscariota: costui infatti stava per tradirlo, ed era uno dei Dodici. La Quarta Puntata ... Ora parliamo dei Discepoli, e dei Dodici. Come reagiscono a questo discorso? In maniera differente. I Giudei – abbiam veduto – discutono aspramente e di fatto – come si comprende dal seguito del Vangelo –, divengono ostili a Gesù, e alcuni di loro lo erano già. Ma i discepoli ... una buona parte di essi pensa che questo discorso è duro (è più corretto tradurre così il testo greco, e non “questa parola è dura”) e non può essere ascoltato, il che significa – nel contesto – che non può essere fatto proprio. Sì, perché per un semita, e per un ebreo (che è semita), quando si parla del divino e della religione e del culto (e qui Gesù sta parlando di Dio, del culto e della religione) ascoltare non vuol dire soltanto sentire ciò che viene detto, ma mettersi in atteggiamento di ricezione, di accoglienza.
È un ascoltare forte, che porta impegno. Ecco: questo discorso di Gesù non può essere ascoltato. E la reazione è che molti dei suoi discepoli (stiamo attenti: molti, non pochi) se ne tornano via, non lo seguiranno più. E bisognerà aspettare la missione degli Apostoli dopo la Pentecoste perché molti di questi discepoli, poco alla volta, riprendano il cammino interrotto. Dunque, la realtà è questa: Gesù parla chiaro, molto chiaro, ma dice “cose” ostiche, sembrano astruse, addirittura per molti di loro sembrano bestemmie. Sono chiare e vere, invece: solo che incontra persone dal cuore non pronto. E succede che da questo momento in poi molti si ritirano: ci sarà la brevissima pausa del “successo” della risurrezione di Lazzaro e dell’ingresso trionfale a Gerusalemme, ma per il resto la folla dei discepoli si è di molto assottigliata.
Visto ciò, Gesù interroga i Dodici, che sono – come dire ... – l’elisir dei discepoli, la selezione accurata: “Volete andarvene anche voi?”. Risponde Pietro, a nome di tutti, Pietro che non sappiamo che cosa ha capito di tutto quel discorso; ha capito comunque che effettivamente Gesù proclama parole di vita eterna: cioè i suoi discorsi “riempiono”, danno senso alla vita, nutrono, fanno vivere, ti mettono in stretto contatto con Dio. Pietro risponde per tutti. Ma Gesù mette come i puntini sulle “i”: purtroppo non per tutti i Dodici Gesù ha parole di vita eterna. San Giovanni, che scrive ormai a cose fatte, fa notare che Giuda Iscariota aveva già il cuore distante da Gesù. Comunque, prendiamo atto che i Dodici e un piccolo gruppo di discepoli gli stanno ancora attaccati. Han capito poco, tutto? Tanto? Tutto credo di no, tanto non lo so...
Però, hanno capito (a parte Giuda con il suo dramma interiore e altri rimasti nel gruppo ma con dubbio e confusione interiori) che non ha senso andare da altre parti. Il loro cuore è comunque conquistato da Gesù. • Come mai c’è questa reazione così diversificata nella folla, nei discepoli, nei Dodici? Dobbiamo chiedercelo, ma non perché possiamo trovare una risposta chiara e certa, ma perché dobbiamo comprendere che Gesù era Gesù: non era un santo particolarmente “particolare” che sapeva attrarre e trascinare la gente: è Dio incarnato! Bene, proprio Lui non sortisce l’effetto di avere tutti attaccati a sé. Perché fa discorsi duri, che non possono essere accolti. Se non ci riesce Lui ... • Pensiamo a noi, a noi che in Chiesa ci andiamo ... : questo discorso eucaristico di Gesù, e gli altri Suoi discorsi che abbiamo nei Vangeli ... come ci lasciano veramente? Ci lasciano convinti? Oppure ... magari ci scappa di pensare così: “Sì, va bèh, però sono modi di dire” – “La vita concreta è diversa, non possiamo costruirla su questi discorsi, perché le nostre giornate si riempiono di problemi che dobbiamo risolverci tra di noi” – “Gesù parla per stimolarci, ma non dobbiamo prendere tutto alla lettera: ci dà una traccia, dopo dobbiamo arrangiarci noi” – “È più importante agire nel sociale, lì si vede se siamo veramente cristiani, non se pensiamo alla vita eterna.
Quella è qualcosa che ci incontrerà dopo: ora dobbiamo pensare ai problemi terreni” ... Potremo continuare con le possibili reazioni ... • Ma è importante: cosa ne facciamo noi oggi di questi discorsi? Come ci lasciano? E – nello specifico – che “cos’è” la Eucaristia, il Suo Corpo e il Suo Sangue per noi oggi? Che valore gli diamo? Oppure, “è come “una cosa” che fa parte della nostra tradizione e fa un po’ gruppo di appartenenza? O è qualcosa che possiamo ricevere quando vogliamo secondo i nostri criteri? Vedete, ognuno di noi che viene in Chiesa – e i sacerdoti prima di tutti – ... tutti noi insomma dobbiamo chiederci oggi, mentre il nostro mondo “occidentale” mostra i segni di virus mortali e di schizofrenia multipla, ... dobbiamo chiederci “ma noi di questo Gesù che fa certi discorsi, che ne facciamo? Che pensiamo della vita eterna? Come ci rapportiamo alla vita eterna?”. Sì, perché Gesù parla chiaramente – almeno dal Suo punto di Vista! La Vita Eterna non è qualcosa che incomincia dopo la morte: dopo la morte riceviamo la pienezza di quello che abbiamo voluto avere qui ... Dunque: Questo Suo discorso ci ‘fa inciampare’? Ci mette in difficoltà? “E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita”.
I Discepoli che rimasero vicini a Lui Lo vedranno a un certo punto “salire”, tornare dove era prima: ma Lo videro ‘tornare’ là perché, nonostante tutto, gli stettero vicini. Gli altri non Lo videro tornare là. • Che cosa giova per la vita? E qui va notato che Gesù con la parola che usa intende la vita eterna. Sì, perché San Giovanni, che riporta in greco i discorsi di Gesù che parlava in aramaico, sta molto attento alla scelta delle parole: ogni volta che usa la parola che mette qui (traslitterata dal greco è zoè – zwhv) intende sempre la Vita Eterna; mentre quando vuole dire che Gesù parla della vita fisica umana, quella che deve essere trasformata dalla VitaEterna, usa sempre un’altra parola: psychè – yuchv. Dunque, con questa frase lapidaria sembra che Gesù si dimentichi della vita quotidiana umana, quella che ha tutti i vari impicci del lavoro, della famiglia? ...
Ma non potremmo mai affermare questo: si è preoccupato, per esempio, di sfamare una folla, di guarire gli ammalati. È che vuol far capire a tutti che ciò che conta – mentre stiamo vivendo la vita “terrena”, segnata dal tempo e dalla morte – è preoccuparsi della Vita Eterna. Essa dev’essere lo scopo per cui si vive la vita terrena. Quindi, l’unica cosa che conta è lo Spirito, non la carne: cioè a dire che per avere la Vita Eterna, e averla già di qua, non bisogna pensare e vivere secondo la carne, cioè secondo la mentalità per cui lo scopo della propria vita si chiude nel tempo che scorre tra la nascita e la morte. Chi vive così non può ottenere nulla per la vita Eterna. Mentre, chi accoglie lo Spirito, che è ciò che ci dona Gesù attraverso le Sue parole e la propria persona, costui può ricevere la Vita Eterna. Già da ora; poi, in seguito, “quel giorno”, riceverà anche la glorificazione del corpo nella risurrezione finale. Mettiamoci a guardare la società dove viviamo e della quale facciamo parte: noi siamo convinti di tutto questo? Oppure ... un po’ sì, un po’ no? Qualcosa di quello che Gesù dice ci va bene, qualcos’altro no?
Insomma, questi suoi discorsi sono “duri da ascoltare” anche per noi, o no? Che se qualcuno ci contestasse che, seguendo questi discorsi di Gesù, ci allontaneremmo dall’impegno nel sociale, dovremmo considerare che Gesù prima di tutti, e i Suoi Apostoli dopo, si son dati da fare ‘anima e corpo’ per le faccende sociali del loro tempo, e quindi non vivevano sulle nuvole. Eppure, tenevano come fulcro del loro pensare e del loro agire questi discorsi di Gesù. Che parlavano di vita eterna e la donavano a chi li metteva in pratica. Vi aggiungo un pensiero che ho detto stasera nella omelia, ai miei parrocchiani. Notate una cosa: Gesù spesso è severo, rimprovera, non fa sconti; spesso è affettuoso, dolce; è sempre preoccupato per noi; non ha mai diplomazia furbesca; eppure è anche scaltro, accorto; a volte non transige; a volte minaccia: non vendetta, ma la punizione eterna, che non è vendetta.
Ebbene: guardiamo la Sua reazione qui, alla fine del discorso. I discepoli se ne vanno, per la gran parte: Lui non li rimprovera, non li minaccia. Prende atto, ma non fa un passo indietro per poter essere contornato dalla folla, come se non potesse fare a meno della folla osannante. Sa che non possono far nulla senza di Lui, ma non li prega di rimanere. Ed è rattristato. Sì, addolorato, e chiede – quasi mi sembra di sentire il tono della Sua voce, fermo, tranquillo, delicato, e sofferto al tempo stesso – : “anche voi non volete più venire con me?”. È un Gesù veramente da contemplare. Non ha paura del fallimento, non recrimina, non condanna (in questo specifico caso). Sta lì, ad aspettare. Sa che ha detto e preteso “cose grandi”, impegnative, “cose” che non può tirare indietro, “cose” che costa fatica capire e seguire. Non ci rimprovera, almeno per questo: perché non possiamo capire. Ci chiede, con semplicità, dolcezza, e sofferenza, e anche serenità interiore: “volete andarvene anche voi?”.

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