Riflessione di Giovanni Boer, Parroco di Santa Eufemia e Santa Tecla a Grignano - XXVI Domenica Tempo Ordinario Anno B -- Mc 9,38-48

Giovanni gli disse: “Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva”. Ma Gesù disse: “Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi. Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa. Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tàgliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. [E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, tàglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gèttalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue. Siamo almeno un po’ in tema con Domenica scorsa, almeno per la prima parte del Vangelo. Domenica scorsa avevamo lasciato Gesù che ricorda ai Suoi intimi che cosa deve fare chi vuol essere il primo. Oggi risponde a Giovanni, che con gli altri ha impedito a uno che non era del loro gruppo di fare esorcismi nel nome di Gesù. Invidia? Gelosia? Senso di gruppo?
Non importa sapere che cosa aveva mosso Giovanni: ci interessa invece l’insegnamento che ci dà Gesù, importante per noi oggi. E cioè: se c’è qualcuno che parla di Gesù e lo conosce bene, e magari fa anche meglio di noi, anche se non fa parte dei nostri gruppi, non può essere uno che è contro Gesù e quindi contro di noi. Diamogli una mano, se possiamo, o per lo meno accompagnamolo con la preghiera affinché continui la sua opera di bene. Perché se fa quella bene, vuol dire che Gesù, il Gesù vero – come mi piace ormai da tempo dire - è con lui. C’è poi un insegnamento sullo scandalo, drammatico. Chi è stato a Cafàrnao, o comunque chi ha dimestichezza con le mole da macina girate da muli o cavalli, sa di che tipo di arnese si tratta. Immaginàtelo legato al collo di una persona e di buttarla nel lago. Andrà fino in fondo. Gli scandali vanno tolti di mezzo. Gesù, su questo, non fa sconti. Vanno tolti di mezzo. O perché chi scandalizza si converte o perché viene tolto via dalla comunità civile e religiosa, se vuole persistere nel suo scandalo, contrabbandandolo come un suo diritto. Quando gli scandali non si tolgono di mezzo, tutto si corrode. Perché Gesù non mostra pietà verso chi scandalizza? Appunto perché lo scandalo corrode, e trasforma i valori rendendo tutto lecito e possibile, rendendo l’uomo una bestia al di sotto della bestia. E tra l’altro, lo scandalo può uccidere, e portare al suicidio. Lo scandalo può traviare i piccoli e rovinarli, forse anche per sempre.
Chi sono i piccoli? Certamente i bambini, che si costruiscono sull’esempio dei grandi (ci viene ricordato in Mt 18). Ma Gesù parla in specifico qui dei “piccoli che credono in Lui”. Quelli che credono in Lui – cioè noi, anche – sono dunque piccoli? E piccoli in qual senso? Gesù parla forse di coloro che in quel momento lì credono in Lui e sono ancora piccoli, quindi poco preparati? Certo, possiamo anche dire questo. Ma, considerando le volte in cui Lui parla dello scandalo e le volte in cui gli Apostoli riprendono nelle loro lettere il problema, dobbiamo pensare che tutti quelli che vogliono costruire la loro vita sulla fede in Gesù saranno sempre piccoli di fronte alle seduzioni di satana. E alla cattiveria dei cattivi e maliziosi. E dovranno sempre lottare per non comportarsi come coloro che costruiscono la loro vita facendo degli altri il proprio piedestallo. Chi cerca di vivere secondo lo stile di Cristo, spesso si trova ‘tagliato fuori’ dal modo comune di gestire la vita. E chi fa vedere che vivendo del tutto accentrato su di sé fa una bella vita, scandalizza, fa inciampare cioè, fa rovinare a terra. E spesso il buono non sa difendersi. I danni e i traumi psichici e spirituali, e anche fisici a volte, sono gravi. E Gesù è severo contro questo peccato. Non fa alcuno sconto, e non farà alcuno sconto. Tanto da dare in maniera simbolica, dei suggerimenti drastici: “tàgliati via dal tuo corpo ciò che ti fa inciampare nel male!”. Ma noi sappiamo che proprio Gesù ha detto che la cattiveria non viene dal corpo, ma dal cuore. La si mette in opera con gli occhi, con le mani, con i piedi, nel corpo tutto, ma di per sé la cattiveria sta nel cuore. Come si fa a “tagliare via il cuore”? Guardiamo la preghiera del Padre Nostro, dove Gesù insegna a chiedere a Dio di non lasciare che siamo trascinati da satana dentro la tentazione e di liberarci da lui; e guardiamo tutte quelle volte in cui ci raccomanda “chi mi ascolta ma non si impegna a mettere in pratica, sta costruendo sulla sabbia: prima o poi ci sarà il disastro”. Pregare per essere liberati dalle seduzioni di satana, impegnarsi a fare ogni giorno quel che dice Gesù, e combattere il nostro cuore lì dove mantiene i difetti peggiori: questa la via. Pace e bene.
Alcuni suggerimenti per voi. “Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa”. Poniamoci qualche attimo in preghiera e riportiamo alla nostra memoria tutti coloro che ci hanno fatto del bene, in qualsiasi modo. Tutti. E ringraziamoli, e affidiamoli alla grazia di Dio. Tutti coloro che ci hanno fatto del bene, sia con dolcezza sia, a volte, con severità, quando rischiavamo di rovinarci. Tesori miei diletti: “Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che ... Se la tua mano ti è motivo di scandalo ... Se il tuo piede ti è motivo di scandalo ... Se il tuo occhio ti è motivo di scandalo ... anziché con due occhi essere gettato nella Geènna”. Oggi dell’inferno se ne parla poco. In passato forse se ne è parlato anche troppo, o in maniera non adeguata. Oggi rischiamo – come sempre – l’eccesso contrario. Ma anche se ci sono a volte voci di studiosi o di uomini che sono ritenuti sapienti e ispirati, le quali negano assolutamente che un Dio buono possa punire per l’eternità, dobbiamo dire con tranquillità che Gesù tutto quello che ha voluto smantellare e togliere perché non vero, o sorpassato, o non più adeguato, lo ha tolto. Basta pensare che ha cambiato il rito della pasqua ebraica che era intoccabile per ogni pio ebreo; basta vedere come si è comportato con le donne; basta vedere cos’ha detto sul matrimonio, andando contro ogni cultura di ogni tempo. Dell’inferno, invece, ne ha parlato, e gli Apostoli dopo di Lui – raccogliendo la Sua tradizione. Si può davvero finire male per sempre, raccogliendo il male che si è seminato. Ma perché Gesù è così duro? Ne ho già scritto prima qualcosa, ora condivido con voi qualcos’altro. Sembra che Gesù sia dolce con chi pecca, quando costui si pente. Sembra sempre duro – e lo è – con chi pretende di essere giusto, con chi si sostituisce a Dio e si fa dio di se stesso, e con chi scandalizza. Vedete, io – per grazia di Dio spero mai – potrei fare peccati davvero grossi, gravi. Ma se li “faccio per conto mio”, senza trascinare altri nel baratro, posso più facilmente ricorrere a Dio per esserne liberato, e soprattutto non ho corrotto gli altri, tantomeno coloro che sono più sensibili. Chi invece fa inciampare (ché questo vuol dire scandalizzare) gli altri nella vita intima, interiore, nella vita morale personale, nella vita sociale e li rovina, fa qualcosa che Gesù descrive come un peccato per il quale “sarebbe meglio” (attenzione al condizionale sarebbe) togliersi la vita. O per lo meno mutilarsi! Naturalmente qui Gesù parla per immagini paradossali per dire l’assoluta gravità e il pericolo della dannazione.
Perché sono immagini paradossali? Perché da tutto il Suo insegnamento nel Vangelo, e da quello che ci dicono gli Apostoli, noi sappiamo che non possiamo assolutamente toglierci la vita e nemmeno rovinare il nostro corpo, nemmeno pensando di farlo per chiedere perdono a Dio. Dunque: immagini paradossali, ma messaggio duro, severo. Inutile dire che la nostra società, negli ambienti piccoli (lavoro, famiglia, svago) e negli ambienti grandi, vive di scandali. Possiamo fare qualcosa? ... L’unica risposta che so dare a voi che mi leggete è che lì nell’ambiente dove vivete non dovete mai accettare compromessi che vi rendano poi schiavi e ricattabili. Un conto è avere pazienza con chi sbaglia, impedendogli comunque di usarvi per continuare a sbagliare, un conto è arrivare a dire che ognuno è libero di fare ciò che crede con la sua coscienza e se è contento di vivere così e di coinvolgere altri nel suo disordine, ha diritto di farlo, perché è libero nei suoi diritti. Oggi si ragiona così, pressoché ovunque, tanto che quasi non ci si accorge nemmeno più che si ragiona così. Vi ricordate un fatto gravissimo, per esempio: ai tempi del referendum per l’aborto, oltre alla falsità di molte informazioni sui feti ammalati e sugli aborti clandestini (che non sono per nulla diminuiti) e oltre al fatto che riuscirono a convincere molti che l’aborto non è omicidio, finì che molti – non pochi, molti – votarono a favore non perché loro avrebbero mai abortito – cosa che non hanno mai fatto –, ma perché erano stati convinti che non si poteva impedire a chi voleva di farlo: “se loro vogliono farlo, io non posso oppormi”. Molti di loro poi si accorsero dell’errore, ma ormai il referendum aveva decretato la liceità dell’aborto.
... Lì dove noi siamo. Perché non abbiamo la possibilità di agire direttamente nei mezzi di comunicazione, negli organi di governo, nei posti di responsabilità lavorativa. Al di fuori del nostro ambiente, possiamo solo implorare da Dio la conversione di coloro che ora sono artefici di scandali, così come dobbiamo pregare anche per essere noi stessi limpidi e scaltri nel nostro stesso ambiente (Gesù raccomandava: guardinghi come i serpenti, bianchi come le colombe). Al di là di queste mie parole dure: direi anzitutto a me, e poi a voi, di stare attenti ai piccoli inciampi che mettiamo nella vita degli altri. E qui abbisogniamo di parecchia preghiera. Sì, perché a volte io non posso non essere severo, irremovibile, anche se vengo tacciato per cattivo. Altre volte invece posso esagerare, e invece non devo essere così duro. Ma vale lo stesso discorso per quando sono troppo morbido, troppo “mollaccione”. Come faccio a discernere con esattezza, o con il minor margine di sbaglio possibile? Soltanto con la preghiera e con la penitenza. Penitenza? Sì: reprimendo sempre (sempre !) tutti i miei capricci, in particolare poi quelli che vengono fuori quando sono assieme agli altri. È la penitenza più dura, perché posso farla sempre, e mi rende la volontà davvero libera da ogni detrito che appesantisce la mia volontà e la mia intelligenza. Vi benedico con affetto.

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