AL TEATRO IVAN ZAJC DI FIUME UN'APPASSIONANTE VERSIONE DI ROMEO ET JULIETTE DI GOUNOD
Fin dal 1841, all’epoca del suo viaggio in Italia come vincitore del Prix de Rome, Charles Gounod si era cimentato con la storia d’amore e morte di Giulietta e Romeo raccontata da William Shakespeare per trarne un’opera teatrale utilizzando il famoso libretto di Felice Romani già musicato da Bellini e Vaccaj.
Il progetto fu abbandonato e ripreso solo nel 1865 su un nuovo testo di Barbier e Carré, i librettisti di Faust, e in pochi mesi l'opera fu completata. La prima ebbe luogo solo due anni dopo, al Théâtre Lyrique Impérial du Châtelet di Parigi il 27 aprile del 1867, con alcune aggiunte alla partitura e la regia di Léon Carvalho, direttore del teatro e marito della protagonista femminile. Il successo fu immediato, e tuttora Roméo et Juliette è una delle opere più rappresentate di Gounod.
Roméo et Juliette fu più volte rimaneggiata, dal progetto giovanile fino al 28 novembre 1888, anno in cui l’autore ne concepì l'ultima versione per l’Opéra national di Parigi in cui era ripristinato il verdetto del Duca espunto nella ripresa dell’Opéra Comique, con l’aggiunta del balletto per il corteo nuziale e l'epitalamio nella scena del matrimonio.
E’ questa la versione che il Teatro Nazionale Croato Ivan Zajc di Rijeka, l’antica Fiume presenta nel nuovo allestimento che apre l’anno musicale 2019, un anno importante per la città cara a D’Annunzio che nel 2020 si appresta a diventare capitale europea della cultura.
Lo spettacolo, coprodotto con il Teatro Alighieri di Ravenna e con la Fondazione Ravenna Manifestazioni, è molto sobrio nel suo insistere sull’alternanza di bianco e nero. Lo firmano Marin Blazevic, sovrintendente del teatro, per la regia, con le collaborazioni di Alan Vukelic per le scene, Sandra Dekanic per i costumi e Mila Culjak per la coreografia.
Le tre ore abbondanti di musica in cui Gounod ha riversato un gran numero di splendide melodie, scorrono senza problemi di sorta e la vicenda è raccontata in modo lineare. La scena, fissa, è formata da due cubi, un più grande su cui si consuma l’azione, l’altro più piccolo, al proscenio, che funge da balcone o, nel finale, da letto di morte.
Molta attenzione è riservata alla recitazione degli attori-cantanti, tutti appartenenti all’ensemble stabile del Teatro Ivan Zajc, con una speciale attenzione per i movimenti del coro egregiamente preparato da Nicoletta Olivieri.
Anamarija Knego e Aliz Farasin sono i due convincenti protagonisti. Lei per purezza di emissione e felice espressività, lui per il lirismo di una voce tenorile morbida ma non torrenziale e molto ben controllata, capace sia di svettare in acuto sia di fraseggiare con grande sentimento ed espressività.
Anche il resto della compagnia è da lodare con una menzione speciale per il Mercutio di Michael Wilmerig, per il paggio Stéphano di Ivana Srbljan dal bel timbro scuro, per il Capuleti di Dario Bercich e per il Frate Lorenzo di Eugeniy Stanimirov.
Alla rappresentazione cui abbiamo assistito alla testa dell’Orchestra stabile del Teatro Ivan Zajc si presentava Paolo Bressan in sostituzione di Paolo Olmi, ammalato. Sotto il profilo musicale la serata è stata condotta nel migliore dei modi e il successo è stato considerevole.
Info: hnk-zajc.hr
di Rino Alessi
bellaunavitaallopera.blogspot.com
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