LUNEDI' AL CIVICO MUSEO TEATRALE CARLO SCHMIDL DI TRIESTE PROTAGONISTA E' GUIDO CIMOSO MUSICISTA DIMENTICATO DELL'OTTOCENTO
Sarà Guido Cimoso (1804-1878), musicista esperto e attivo fra chiesa, teatro e scuola nella Trieste della seconda metà dell’Ottocento, il protagonista del Lunedì dello Schmidl del prossimo 2 marzo, in programma alle 17,30 nella Sala Bobi Bazlen del Civico Museo Teatrale Carlo Schmidl di Trieste.
Situato in via Rossini, nel centro della città, in pieno Borgo Teresiano e sulla riva del Canal Grande, il museo è ospitato nella sede espositiva comunale di palazzo Gopcevich, dal particolare intonaco bianco e rosso, costruito nel 1850 su progetto dell'architetto Giovanni Andrea Berlam per conto dell'armatore serbo Spiridione Gopcevich.
Il prospetto che si affaccia sul Canale, dallo stile eclettico, composto di un disegno a greche rosse e gialle, è arricchito da statue, fregi e medaglioni che ricordano i protagonisti della battaglia della Piana dei Merli del 1389 nel Kosovo Polje.
L'interno del Palazzo-Museo è costituito da ambienti di notevole ricercatezza sia negli arredi sia nei pavimenti intarsiati e nei soffitti decorati. L'ultimo radicale restauro risale al 1988. Il Museo Teatrale vi ha trovato definitiva sistemazione dal dicembre del 2006.
Da fine ottobre a tutto giugno, all’attività istituzionale il Civico Museo Teatrale affianca trenta appuntamenti nel segno della musica e dello spettacolo in un calendario messo a punto dal Conservatore Stefano Bianchi, in collaborazione con varie associazioni culturali del territorio: l'Associazione Triestina Amici della Lirica Giulio Viozzi, il Circolo delle Cultura e delle Arti, il Circolo di Cultura Istro-Veneta Istria e l'Associazione Lumen Harmonicum.
Incontri di approfondimento dedicati agli spettacoli in scena al Teatro Lirico Giuseppe Verdi, una conferenza concerto dedicata a Stefano Rota, letterato e musicista in collaborazione con il CCA, la conversazione di Vincenzo Ramón Bisogni su Renata Tebaldi: dolce maestà, il volume di recente pubblicato presso Zecchini, l’Omaggio a Vito Levi e Raffaello de Banfield in programma il prossimo 8 giugno, hanno fatto o faranno parte del ricco menu degli appuntamenti del lunedì.
Due di essi sono dedicati ad altrettanti protagonisti, quasi del tutto dimenticati, della vita musicale triestina a cavallo tra Otto e Novecento: Karel Moor, oggetto di un incontro molto animato lo scorso 17 febbraio in cui Massimo Favento, anima di Lumen Harmonicum, è stato affiancato dal musicologo Ivano Cavallini dell’Università di Palermo, e il già citato Guido Cimoso.
Il ciclo terminerà il 22 giugno prossimo con l’incontro dedicato a Nicola Piovani e alla sua Amorosa Presenza, il lavoro che chiuderà la stagione lirica 2019-2020 della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste che l’ha commissionata al musicista romano.
L'accesso, a tutti gli appuntamenti in calendario, è libero, fino a esaurimento dei posti disponibili.
Nato a Vicenza il primo giorno di febbraio del 1804 da Domenico, celebre improvvisatore all'organo, oltre che violinista e buon compositore, Guido Cimoso apprese da lui "ottimi e chiari fondamenti" nel violino, pianoforte, organo e in composizione. Approfondì quindi lo studio e le regole del contrappunto. Nel 1817, a soli tredici anni, fu a Venezia, dove si era stabilito il padre, come organista nella chiesa di Sant'Eustachio: passò a Thiene, poi di nuovo a Venezia fino al 1840. Poi a Trieste. Dal 1831 il suo nome figurava tra quelli dei violini del Gran Teatro La Fenice, dove fu socio onorario della Società apollinea.
Quando, per motivi di salute, Domenico fu costretto a lasciare l'incarico (ottenuto nel 1836) di organista a Sant'Antonio Nuovo di Trieste e rientrò a Venezia, l'amministrazione della chiesa triestina chiamò a succedergli il figlio Guido. Uomo di carattere mite, grande e metodico lavoratore, Guido Cimoso si occupò del servizio liturgico in Sant'Antonio.
Nello stesso periodo fu chiamato alla direzione del coro della vicina chiesa greco-ortodossa, per la quale scrisse parecchie musiche a cappella: le crescenti necessità familiari lo spinsero a trovare altre occupazioni, prima come maestro di canto presso le scuole civiche, poi come prima viola nell'orchestra del Teatro Comunale, all’epoca non ancora intitolato a Giuseppe Verdi.
Resosi vacante il posto di organista della cappella civica di San Giusto, Guido Cimoso partecipò e vinse il concorso bandito nel 1861 dal Comune rimanendo in carica fino al pensionamento che avvenne nel 1877. Morì a Trieste l’anno successivo, il 18 maggio 1878. Ebbe un figlio pianista che strinse buoni rapporti di amicizia con il giovanissimo Ferruccio Busoni, del quale potrebbe essere stato il primo maestro di composizione.
Delle molte musiche, in gran parte di carattere liturgico del Cimoso era testimonianza un elenco presentato al concorso per organista di San Giusto. Quelle poche che ci sono pervenute, recita l’Enciclopedia Treccani, "rivelano un musicista in possesso di una buona tecnica armonico-contrappuntistica e strumentale, condizionato nelle forme strutturali e negli sviluppi dall'ampollosità della musica a programma di derivazione lisztiana".
Delle numerosissime composizioni manoscritte di Guido Cimoso si ricordano il Vespero solenne a 3 voci e orchestra commissionato dalla Società Santa Cecilia di Venezia (1832), i salmi Dixit Dominus e Miserere, le Litanie, un Divertimento, una Suonata militare (1850), dedicato al re Ottone di Grecia l’Inno a 5 voci e pianoforte (1851 c.) e, soprattutto, l’Ode, per l'attentato a Francesco Giuseppe (1853) che testimonia la fedeltà di Cimoso, suddito leale dell’Imperatore d’Austria e Ungheria.
Del tutto dimenticato, e dedicato a Sua Maestà Elisabetta, la celebre principessa Sissi divenuta Imperatrice e moglie insoddisfatta di Francesco Giuseppe, è il Grande studio di allegorie armonico-religiose Il Finimondo, Il Giudizio Universale, L’Eternità che Cimoso concepì, con una certa megalomania, a piena orchestra con forte piano, armonium e arpa obbligata. Opera di respiro complesso e articolato il Grande Studio rappresenta molto probabilmente un unicum nella letteratura musicale europea dell’Ottocento. Massimo Favento ne ha elaborato una versione minimalista per voce recitante, due pianoforti, violino e violoncello e ne ha incisa la prima parte per Sonora.
Il CD, intitolato Il Divino Universale fa parte di un Dittico Triestino che Lumen Harmonicum completerà prossimamente. Lunedì prossimo, intanto, presenterà il nuovo nato della collana di Archivi Sonori del Friuli-Venezia Giulia al Lunedì dello Schmidl, presenti gli esecutori, Adriano Giraldi, voce recitante, Corrado Gulin e Carolina Perez Tedesco, pianoforti, Marco Favento, violino e last but not least, Massimo Favento, violoncello e curatore dei testi che si accompagnano alle musiche.
27 febbraio. di Rino Alessi bellaunavitaallopera.blogspot.com
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