PIU' VERDI PER TUTTI: E LA MESSA DI REQUIEM A SORPRESA RICHIAMA AL TEATRO COMUNALE DI TRIESTE UN FOLTO PUBBLICO. MOLTO APPLAUDITA LA POTENTE ESECUZIONE DI BERNACER
“Più Verdi per tutti!”, anche per chi non potrà assistere alle rappresentazioni di Nabucco, in scena in questi giorni a Trieste, essendo quasi esauriti i posti a piena visibilità: ed ecco che nella serata prepasquale di giovedì santo la Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi ha offerto a sorpresa al suo pubblico una Messa di Requiem fuori abbonamento, ispirata dal mese di lavoro dedicato al Cigno di Busseto e realizzata in velocità, grazie alla presenza a Trieste di un consistente cast verdiano e alla disponibilità del direttore d’orchestra Jordi Bernàcer, spagnolo, cresciuto musicalmente a Vienna, e già apprezzato a Trieste.
Il concerto, che è stato molto applaudito da un folto pubblico, proponeva del resto una delle pagine più affascinanti del repertorio sacro, considerata a buona ragione il monumento sinfonico-corale più importante del repertorio italiano.
L’idea di comporre una Messa di Requiem interessò Giuseppe Verdi fin dal 1868, anno della morte di Gioachino Rossini: fu in quel momento che il Maestro di Busseto propose all’editore Ricordi di farsi da intermediario nella creazione di una composizione funebre di carattere collettivo, coinvolgendo i maggiori musicisti del tempo per tributare un omaggio al più illustre rappresentante della tradizione musicale italiana. Verdi compose allora il “Libera me” conclusivo, ma il progetto a più mani della ‘Messa per Rossini’ naufragò e il compositore dovette temporaneamente rinunciare al desiderio di completare la sua composizione sacra. L’occasione per tornarvi giunse qualche anno più tardi, quando a morire fu un’altra figura centrale della cultura nazionale, lo scrittore Alessandro Manzoni, verso il quale Verdi provava una grandissima ammirazione. Il Requiem vide così la luce nel 1874 e il ventidue maggio, nel primo anniversario della scomparsa dell’autore dei Promessi sposi, poté debuttare nella Chiesa di San Marco a Milano, sotto la direzione dello stesso Verdi.
A centocinquant’anni dalla sua prima esecuzione ecco quindi che il primo Teatro italiano che volle intitolare il proprio nome a Verdi, ripresenta la sua potente Messa di Requiem, un lavoro che torna frequentemente nella sua programmazione e che in questo periodo è stata o è eseguita a Udine, a Vicenza o proprio in questi giorni alla Fenice di Venezia.
Jordi Bernàcer l’ha preparata e concertata in tempi brevi, ma non ne ha dato una lettura superficiale, tutt’altro, avvalendosi della presenza di un quartetto di solisti composto dal soprano russo Olga Maslova, dal mezzosoprano azero Elmina Hasan e dal tenore uruguayano Carlo Ventre, impegnati nel Nabucco diretto da Daniel Oren, cui si è affiancato il giovane basso Riccardo Fassi ascoltato di recente nella donizettiana Anna Bolena.
Orchestra e Coro stabili del Verdi, quest’ultimo ben preparato da Paolo Longo, hanno risposto al meglio alla straordinaria ‘voglia di Verdi’ del pubbico e alle sollecitazioni del Maestro con un’esecuzione che del Requiem coglieva l’aspetto bifronte: quello più appariscente della drammaticità quasi operistica delle sue pagine più concitate, e quello più riflessivo in cui il pensiero della caducità umana è accolto se non con fede religiosa, con serenità. Il quartetto dei solisti ha risposto abbastanza bene alla prontezza e all’entusiasmo con cui Jordi Bernàcer, fine conoscitore del Requiem, ha condotto la serata. E se il soprano è sembrato in difficoltà nei pianissimi del “Libera me” conclusivo, il mezzosoprano ha esibito una cavata opulenta nel registro centrale cogliendo, assieme ai colleghi maschi, tenore e basso, l’aspetto introspettivo e rasserenante del precedente “Lux aeterna”. La coincidenza con il Giovedì Santo ha fatto di questo Requiem a sorpresa, una celebrazione in musica di uno dei grandi misteri della civiltà occidentale, un rito laico che sotto l’egida della grande musica di Verdi, ne ha celebrato la sacralità. di Rino Alessi
29//03/2024 Info: www.teatroverdi-trieste.com Foto: Lucio Abad
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