Post

Visualizzazione dei post da gennaio, 2020

RISURREZIONE: ED E' GIUNTA L'ORA DI ALFANO AL MAGGIO MUSICALE FIORENTINO

Immagine
Chi l’avrebbe mai detto, ma il rinnovato interesse nei confronti dell’opera italiana del primo Novecento ha dato nuove opportunità per farsi apprezzare anche a Franco Alfano, di cui i più ricordano soltanto il finale dell’incompiuta Turandot di Giacomo Puccini. Ed ecco che il Teatro del Maggio Fiorentino rispolvera Risurrezione, l 'opera in quattro atti su libretto di Cesare Hanau liberamente tratto dal romanzo di Leo Tolstoy Resurrezione. La prima rappresentazione ebbe luogo il 30 novembre 1904, al Teatro Vittorio Emanuele di Torino diretta da Tullio Serafin. In questa opera Alfano cercò di seguire le tendenze musicali veriste, ma si distinse per una maggiore varietà orchestrale e timbrica. Ottenne un successo duraturo, tanto da arrivare alle mille rappresentazioni nel 1951. L’oblio degli anni successivi, interrotto da qualche sporadica ripresa, si è spezzato due anni fa quando il lavoro di un Alfano trentenne fresco di studi musicali fra Parigi e la Germania fu ripreso al Festiva

LA CRISI DELLA COPPIA NEL DITTICO BARBER-BARTOK AL TEATRO LA FENICE

Immagine
La stagione 2019/2020 della Fondazione Teatro La Fenice ha proposto, ed è una proposta davvero interessante, un dittico di opere brevi stilisticamente molto diverse tra loro il cui tema centrale è la crisi dei legami di coppia. A Hand of Bridge (Una mano di bridge) dell’americano Samuel Barber – una novità assoluta per il pubblico veneziano – e Il castello del principe Barbablù (A kékszakállú herceg vára), unico lavoro di teatro musicale dell’ungherese Béla Bartók sono i due titoli affidati, in un nuovo e bellissimo allestimento, al regista Fabio Ceresa, che si è avvalso delle scene di Massimo Checchetto, dei costumi di Giuseppe Palella e del light design di Fabio Barettin. A Hand of Bridge di Samuel Barber (1910-1981) su libretto di Gian Carlo Menotti (1911-2007) è probabilmente l’opera più breve eseguita su un palcoscenico lirico. Dura, infatti, solo nove minuti, il tempo di una mano di bridge ‘cantata’ da due coppie di amici, entrambe infelicemente sposate: l’avvocato Bill con sua

RADAMES E LOHENGRIN: DUE MITI DELLA STORIA DELL'OPERA RIVISITATI IN CHIAVE MODERNA E SURREALE AL TEATRO COMUNALE DI BOLZANO

Immagine
Radames dell’ungherese Péter Eötvös e Lohengrin di Salvatore Sciarrino hanno inaugurato la quinta Stagione d’Opera della Fondazione Haydn di Bolzano e Trento: due opere brevi della fine del secolo scorso che uniscono dramma e satira, riferendosi ad altrettanti capisaldi della letteratura operistica nel nome della celebre rivalità tra Verdi e Wagner e tenendo fede al titolo Angel or Demon che il Direttore Artistico Matthias Lošek ha voluto dare al nuovo cartellone, a simboleggiare la dualità di personalità e sentimenti che coabitano sia nell’opera sia nella vita. Il dittico unisce dramma e satira, e accosta due brevi lavori cameristici scritti da due compositori tra i più rilevanti del panorama musicale di oggi ma nel frattempo male invecchiate. Entrambe reinterpretano i soggetti di altrettanti pilastri del repertorio lirico tradizionale e sono contraddistinte dalla presenza in scena di un solo protagonista. Tutte e due sono coprodotte con il Theater Orchester Biel Solothurn. Radames,

LUCREZIA BORGIA AL TEATRO VERDI DI TRIESTE: L'AVVELENATRICE E' UNA MADRE DOLOROSA

Immagine
E’ dall’ormai lontano 1871 che Lucrezia Borgia, uno dei gioielli della Donizetti renaissance del secolo scorso, mancava dalle scene del Teatro Verdi di Trieste dove fu rappresentata con una certa frequenza nel corso dell’Ottocento. Alla prima milanese del 1833 Gaetano Donizetti previde e ottenne, non senza qualche difficoltà, una nuova disposizione dell’orchestra, quella cui si ricorre ancor oggi, con gli archi disposti a semicerchio davanti al podio. E fu una novità giacché la prassi prevedeva in precedenza che gli archi fossero situati da un lato, e la restante parte dell’orchestra dall’altro. Opera musicalmente innovativa, insomma. Il libretto di Felice Romani si basa su un dramma di Victor Hugo, pubblicato nello stesso 1833, in cui sono elaborati con una certa libertà diversi motivi delle vicende - storiche e leggendarie - attorno alla figura affascinate di Lucrezia Borgia e al suo ambiente familiare. Hugo non apprezzò l’adattamento operistico, tanto che nel 1845, per una serie di