PARIGI, OPERA COMIQUE 2009 - UNA RARA OCCASIONE PER ASCOLTARE ALBERT HERRING DI BRITTEN

Coproducendolo con l'Opéra di Rouen dove lo spettacolo è stato rodato l'Opéra Comique ha riproposto fra il febbraio e il marzo scorsi nella storica Salle Favart uno dei titoli meno rappresentati di Benjamin Britten, l'opéra comique in tre atti Albert Herring.
Si tratta dell'unico lavoro se non dichiaratamente comico, di argomento lieve, del musicista di Lowesoft, Suffolk, e risale al periodo della collaborazione fra il suo English Opera Group e il Festival di Glyndebourne che tenne a battesimo Albert Herring nell'estate del 1947. L'esito fu infelice e portò alla rottura fra Britten e la blasonata manifestazione musicale del Sussex che, vivente l'autore, non lo rappresentò più tanto da costringerlo a inventarsi un suo autonomo Festival, quello di Aldeburgh. Dove, a partire dal 1948 Albert Herring tornò sulla scena dopo essere stato ripreso al Covent Garden e prima di arrivare a Tanglewood, Berlino e, più tardi, Vienna, Chicago e alla Piccola Scala di Milano.
In Francia Albert Herring non lo si conosceva quasi e l'occasione per riproporlo è stata offerta dalla fonte francese dell'opera, la novella di Guy de Maupassant "Le Rosier de Madame Husson" che, trasportando l'azione dall'originaria Normandia, al Suffolk servì al librettista Eric Crozier per raccontare la storia di un'emancipazione, quella del giovane protagonista. O meglio, più che emanciparsi, Albert Herring si libera, in una notte di maggio, del giogo materno e, al tempo stesso, delle costrizioni che gli impone la società retriva e bacchettona in cui vive e che, incoronandolo re per i suoi costumi morigerati e la sua laboriosità, lo vuole sfruttare facendo leva sulla sua semplicità.
Inutile dire che, come il precedente Peter Grimes - entrambi i ruoli furono destinati a Peter Pears -, Albert Herring è un isolato nel gretto contesto sociale in cui è inserito. A differenza di Grimes, però, destinato a soccombere, Herring, che gli amici Nancy e Sid hanno fatto bere originando la sua fuga notturna, rientra nei ranghi forte di un'esperienza di cui nulla viene raccontato ma che trasforma il protagonista e lo rende cosciente dell'ipocrisia che lo circonda. Finale ottimista, insomma, per un'opera che ha nella sua irridente freschezza narrativa e nel suo linguaggio armonico accattivante e consonante, ricco di citazioni (quella wagneriana di Tristano e Isotta su tutte) due ottime frecce da giocare. Dodici solisti vocali in scena e una quindicina di strumentisti in buca - arpa e percussioni in bella evidenza nella raffinata orchestrazione britteniana - danno modo all'autore di riflettere, in un clima spensierato, su vizi privati e pubbliche virtù del piccolo mondo britannico. Che, nello spettacolo parigino di Richard Brunel (regia), Marc Lainé (scene), Claire Risterucci (costumi) e Mathias Roche (luci) diventa un universo che strizza l'occhio alle televisive "Desperate Housewifes": un ambiente anglo-americano in cui tutti vogliono apparire ed essere, chi più chi meno, in prima fila.
E se il protagonista Allan Clayton, tenore di eccellente musicalità e buoni mezzi vocali, conferma il talento scenico rivelato a Glyndebourne dove, dal 1985 Albert Herring è trionfalmente ritornata, tutta la compagnia è da lodare in blocco: dalla Lady Billows della ritrovata Nancy Gustafson, autoritaria al punto giusto, alla svampita mamma Herring di Hanna Schaer, per non dire di Christopher Purves (Mr. Gedge, il vicario), Andrew Greenan (Budd, il commissario), Simeon Esper (Mr. Upfold, il sindaco), Ailish Tynan (Miss Woordsworth, l'insegnante), della simpatica coppia formata dall'atletico Leigh Melrose (Sid) e dalla fascinosa Julia Riley (Nancy) e dai ragazzi della Maîtrise des Hauts-de- Seine che danno vita ai personaggi infantili. Su tutti s'impone la zitellesca Florence Pike dell'esilarante Felicity Palmer applauditissima assieme ai colleghi e alla direttrice, l'eccellente Laurence Equilbey alla testa dell'Orchestra dell'Opéra di Rouen-Haute Normandie, al termine della rappresentazione cui abbiamo assistito in una Salle Favart presa letteralmente d'assedio dal pubblico. di Rino Alessi 4 marzo 2009 L'Opera - Articolo non pubblicato

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