ATTILA VOLA IN GERMANIA: INTERVISTA AL BASSO VENEZUELANO ERNESTO MORILLO ATTESO A BRAUNSCHWEIG PER IL SUO PRIMO FILIPPO II IN DON CARLO
Venezuelano, Ernesto Morillo è un vero basso, come ormai se ne incontrano pochi sui palcoscenici internazionali. E’ un uomo che combatte, ma in sostanza è appagato dalla vita. Ha sempre lavorato e, da poco è divenuto padre di una bella bambina che ha suggellato il rapporto felice con la moglie siciliana.
In Italia è arrivato vent’anni fa, la sua vocalità ricca era stata notata e aveva già iniziato a studiare presso l'Accademia Latino Americana di Canto Carmen Teresa Hurtado sotto la guida di Pedro Liendo e Claudio Muskus. Trasferitosi a Milano si è perfezionato con importanti figure della lirica internazionale: il soprano Cecilia Nunez Albanese, il tenore Vittorio Terranova ma soprattutto Bianca Berini, il mezzosoprano triestino cui è stato molto vicino negli ultimi anni e di cui ha sempre qualche aneddoto da raccontare e Bonaldo Giaiotti, la voce del Friuli.
Nel 2001 la Fondazione Arturo Toscanini di Parma lo seleziona per cantare il ruolo del Re in Aida per la regia di Franco Zeffirelli. Nella stagione 2003/2004 entra nel programma per giovani cantanti Les Jeunes Voix du Rhin all'Opéra National du Rhin a Strasburgo, dove ha modo di affrontare la sua prima esperienza nella musica contemporanea con Reigen di Philippe Boesmans da Schnitzler.
Ma è dal 2005 che si accosta al grande repertorio di basso verdiano, debuttando in quello che è un po’ il suo cavallo di battaglia, Attila, con cui si è presentato all’Opernwerkstatt di Vienna per ripeterlo subito dopo al Teatro Nazionale Sloveno di Maribor. Fu in quell’occasione che ci conoscemmo.
Altri titoli rilevanti della sua maturazione artistica e vocale sono Rigoletto (Sparafucile); Nabucco (Zaccaria); Ernani (Silva); Macbeth (Banco); La Forza del destino (il Padre Guardiano); Don Carlo (il Grande inquisitore) per restare a Verdi, cui si aggiungono Faust (Méphistofèles); Lakmé (Nilakanta); Carmen (Escamillo); Die Zauberflöte (Sarastro); Le Nozze di Figaro (Figaro); Don Giovanni (Leporello); Norma (Oroveso).
Ha avuto soddisfazioni a livello internazionale e al Massimo di Palermo è stato Colline ne La Bohème, passando al Colon de Buenos Aires in Fiesco di Simon Boccanegra, a Montreal per Sparafucile in Rigoletto e Ferrando nel Trovatore. Un debutto importante è avvenuto in Venezuela dove è stato per la prima volta Scarpia in Tosca, all'Opera di Colombia ha ripetuto il Grande Inquisitore e all'Opéra di Dijon in Francia Sparafucile.
Il 2013 è stato l’anno della svolta: ha debuttato al Teatro Filarmonico di Verona sempre nel ruolo di Attila ed è tornato all'Opera di Colombia, dove sotto la direzione di Gustavo Dudamel, ha interpretato il suo primo Wagner: Hermann Landgraf von Thüringen nel Tannhäuser.
Proprio per approfondire il repertorio tedesco, in cui si sente a proprio agio, Ernesto sta per trasferirsi a Braunschweig in Bassa Sassonia, dove si appresta ad affrontare la sua prima stagione da artista stabile e si prepara al suo primo Oreste nell’Elektra di Strauss.
“Inizio però con il mio primo Filippo II, un debutto cui mi sto preparando meticolosamente. So già che la regia sarà molto concettuale come si usa in Germania, ma ormai ci ho un po’ fatto l’abitudine con tutti gli Attila che ho interpretato la stagione passata a Lubecca. Il mio contratto prevede quarantacinque recite in cinque diversi titoli, dopo Verdi ci sarà il Puccini di Tosca con un personaggio secondario, Angelotti, che mi darà la tranquillità per prepararmi ai successivi debutti ne La clemenza di Tito in cui sarò Publio e in La porta della legge di Salvatore Sciarrino con cui torno al repertorio contemporaneo e da cui il teatro si aspetta notevole richiamo, per chiudere la stagione con Elektra.”.
Piace a Ernesto Morillo il sistema teatrale tedesco? “Mi piace il repertorio tedesco e per farlo bene la Germania è il Paese ideale. Dopo il Tannhäuser sono tornato in Colombia, Paese cui sono molto grato, per il mio primo Rocco in Fidelio, a Maribor, in Slovenia, ho affrontato il mio primo Wotan in Der Rheingold. Voglio approfondire questo percorso…”.
A quali personaggi è più affezionato? “I grandi ruoli verdiani, Attila che è un personaggio particolarmente nelle mie corde o Zaccaria in Nabucco mi piacciono perché tu, basso, riesci a essere più protagonista del solito. Averli fatti in Italia è stata, per me, una grande fortuna.
Con Attila ho debuttato nel 2014 al Teatro Verdi di Trieste con la direzione di Renzetti e la regia di Stinchelli. L’anno successivo, sempre a Trieste, ero Zaccaria in Nabucco con la direzione di Bisanti e la regia di Poda, ruolo che ho ripetuto a Lecce e al Festival di Taormina sempre con la regia di Enrico Stinchelli. Oggi però, in Italia, la situazione è bloccata, c’è poco lavoro.”.
E allora? “Allora provo l’esperienza in Germania. Ho passato i quaranta e devo pensare, fatta la considerazione che sono tramontati i tempi in cui con questa professione ti arricchivi, a crearmi un futuro tranquillo. La Germania ti dà degli spazi di riposo lavorativo utili per studiare e rimettere a posto la voce che, come dice Bonaldo Giaiotti, cui va tutta la mia ammirazione, ogni quattro anni va risistemata perché il nostro strumento, ossia il nostro corpo, cambia.”.
Info: www.ernestomorillo.it
di Rino Alessi
27/07/2017
bellaunavitaallopera.blogspot.com
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