ANGELI E DEMONI AL TEATRO VERDI DI TRIESTE PER IL SECONDO CONCERTO SINFONICO: IN PROGRAMMA BERG E BERLIOZ. ALLA PRIMA SUCCESSO E BIS

E colpo di fulmine fu. Il maestro Ezio Bosso, trionfatore della serata inaugurale fuori abbonamento della Stagione 2017/2018, ha ricevuto l'incarico di Direttore Stabile Residente della Fondazione Lirica Teatro Giuseppe Verdi di Trieste. Innamoratosi a prima vista, della città giuliana Bosso ha subito avuto con il Sindaco di Trieste un buon “feeling”. Lo riferisce proprio il Sindaco della città e Presidente del teatro lirico, Roberto Dipiazza, per il quale “il Teatro Verdi di Trieste aumenta il suo prestigio nazionale e internazionale con l'arrivo del Maestro Ezio Bosso”. Dipiazza, insieme al Sovrintendente Stefano Pace e al direttivo del Verdi ha già incontrato sia l'Orchestra sia il Coro stabili della Fondazione per annunciare ufficialmente l'arrivo di Bosso, che sarà presentato lunedì prossimo a Milano in un location molto à la page in una grande conferenza stampa cui, purtroppo, non potrò partecipare. “Il Maestro Ezio Bosso” Dipiazza dixit “dopo essere stato a Trieste si è innamorato della nostra città, dove si trasferirà in modo permanente proprio per contribuire alla crescita del Teatro Verdi”.
La notizia, che sta facendo molto discutere gli addetti ai lavori, ha fatto un po’ dimenticare che la stagione sinfonica, avviata con il bel concerto di Oleg Caetani, proseguiva con quello affidato a Pedro Halffter Caro, una delle personalità carismatiche nel panorama internazionale e, a Trieste, una presenza apprezzata fin dal suo debutto al Verdi con un concerto durante la Stagione Sinfonica 2016 e poi con il primo titolo della passata Stagione Lirica, Il Flauto Magico. Il programma della serata era costruito con sapienza intorno al filone narrativo di “angeli e demoni” che caratterizza l’intera Stagione Sinfonica e che dava spazio sia a composizioni d’ispirazione spirituale e celestiale sia ad altre d’ispirazione più terrena. La prima parte era decisamente celestiale e metteva a confronto la trascrizione novecentesca per orchestra di Leopold Stokowski (1882-1977) del Lied spirituale Komm, süßer Tod BWV 478 di Johann Sebastian Bach con il Concerto per violino e orchestra di Alban Berg (1885-1935) “Alla memoria di un angelo”. Che dire del primo brano in programma? Certo, trasporta l’originale sacro in questo mondo ma lo fa nella cultura del suono denso e stratificato tipico delle trascrizioni bachiane del secolo scorso, al servizio di un’espressività di grande ricchezza che l’esecuzione ha ben restituito: una pagina musicale che è un vero capolavoro d'intensità e compostezza, oltre che di brevità. Quindi, fatta salire sul palcoscenico la bella violinista russa Alina Pogostkina, il Maestro Halffter Caro ha introdotto il secondo pezzo in programma, ossia lo spettacolare Concerto per violino e orchestra “Alla memoria di un angelo” di Alban Berg, ultima composizione del musicista viennese.
Il Concerto nasce per elaborare il lutto di una perdita che scosse molto Berg: la morte della diciottenne Manon Gropius, cui era molto affezionato, la giovane figlia di Alma Schindler, già vedova Mahler, e dell’architetto Walter Gropius. Commissionato a Berg dal violinista Louis Krasner, strenuo sostenitore della Seconda scuola di Vienna, fu in un primo tempo interpretato da Berg, impegnato nella composizione dell’incompiuta Lulu, come utile strumento di sussistenza. L’improvvisa scomparsa dell’angelo (Lulu, viceversa, angelo proprio non è), distolse il musicista dall’opera ispirata al celebre testo di Wedekind che interruppe per dedicarsi al concerto ultimato in pochi mesi. La prima esecuzione avvenne il 19 aprile 1936, dopo la morte dell'autore, con il committente Louis Krasner solista al violino. Non ci pare che a Trieste fosse mai stato eseguito. Alla dolorosa circostanza si deve la struttura anomala della composizione in due tempi che il Maestro Halffter Caro ha ben introdotto e la bella Pogostkina ancor meglio interpretato. Due parti, ognuna delle quali, suddivisa in due sezioni. Il ritratto spensierato di Manon cede, infatti, il passo al tema, incombente, della morte che si chiude nella trasfigurazione ispirata e basata su variazioni del corale bachiano precedentemente ascoltato. Se la solista è stata eccellente, bel suono, cavata ricca, fraseggio d’alta scuola, e abile nel passare dalle spensieratezze del Ländler citato nell’Allegretto della prima parte alla drammaticità virtuosistica della cadenza in cui la tensione aumenta e raggunge i registri acutissimi del violino prima dell’ascesa finale verso la pace, altrettanto eccellente è stata l’Orchestra nell’accompagnarla.
Nella seconda parte della serata, il Maestro Halffter Caro ha guidato l’Orchestra del Verdi in una prova di grandissimo virtuosismo tecnico, la Symphonie fantastique Op. 14 di Hector Berlioz. Esecuzione trascinante per una delle grandi cattedrali sinfoniche del repertorio francese che, a sua volta, è trascinante. Talmente trascinante che, visto il successo, ha costretto Maestro e Orchestra a un bis. Serata di bis, insomma, anche la giovane violinista, lungamente applaudita dopo il bel concerto berghiano, ne aveva concesso uno. Bachiano, evidentemente. La replica di oggi è da non perdere. La foto in alto è di Fabio Parenzan Info: www.teatroverdi-trieste.it Foto: Fabio Parenzan 23/09/2017 di Rino Alessi bellaunavitaallopera.blogspot.com

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