GIORGIO CAODURO: FIGARO PER SEMPRE

Ritroviamo Giorgio Caoduro, monfalconese di nascita, cresciuto a Lignano e triestino di residenza, a quasi vent’anni dal debutto: correva l’anno 2000 e Caoduro, fresco di diploma al Conservatorio Tartini di Trieste sotto la guida di Cecilia Fusco, vinse il Concorso As.Li.Co. e si presentò al pubblico con un’opera di Rossini, Le Comte Ory. “Il debutto fu fortunato” ricorda Giorgio Caoduro di cui sono stato, credo senza tema di smentita, uno dei primi a scrivere in modo lusinghiero all’indomani della vittoria dell’As.Li.Co e dell’audizione, felicissima, all’Opéra di Parigi che lo catapultò, giovanissimo, a cantare Dandini e poi Figaro al Palais Garnier negli anni gloriosi della gestione di Hugues Gall. Cosa è cambiato rispetto ad allora? “L’orizzonte si è ampliato. Dall’estremo Est del mondo all’Ovest degli Stati Uniti, la mia attività mi tiene impegnato e mi gratifica.”. Alla Sidney Opera House si sente in famigia e, “bontà loro, mi danno una fiducia enorme per la frequenza e l’importanza delle produzioni cui partecipo. L’Australia è una fetta importante della mia carriera che mi ha portato più volte anche a Seoul, in Corea del Sud.”.
Questo per quello che riguarda l’Oriente. E a Occidente? “Torno con frequenza negli Stati Uniti, a Los Angeles, Miami, Dallas, San Francisco. Mi manca ancora il Metropolitan, ma considerato che Piero Cappuccilli cantò una sola recita a New York, sono in buona compagnia.”. Il lato negativo è che, a quasi quarant’anni, Giorgio Caoduro “tiene famiglia” ed è costretto a lasciare a casa la moglie, Alessandra Saugelli, pianista, e i due bambini. Trieste gli manca, naturalmente anche perché con la nascita del secondo figlio è più difficile che Alessandra lo possa raggiungere. “Ha smesso di girare con me e ha un po’ abbandonato la musica barocca, non il clavicembalo” racconta Caoduro “fa la vocal coach a casa, a Trieste. Quest’estate si dedicherà alle prove e ai recitativi de La Cenerentola al Castello di Spessa nell’ambito del decimo Piccolo Festival del Friuli Venezia Giulia.”. Dandini fu il ruolo che lo rivelò e con Dandini si sta per ripresentare in un’altra Cenerentola nella stagione estiva del Maggio Fiorentino nel Cortile di Palazzo Pitti. “Torno con piacere a Rossini, anche se nel frattempo ho ampliato il mio repertorio. A Sidney sono stato Rigoletto con buone critiche e molto favore di pubblico. Sono stato spesso Enrico in Lucia di Lammermoor, anche a Trieste fra l’altro. E’ un personaggio sempre arrabbiato, Enrico, ed è per questo che mi fa piacere lasciarlo per un po’ e tornare al più sorridente Dandini.”.
Il repertorio: “Di questi tempi bisogna accettare quello che ti offrono, non si può troppo scegliere. La mia voce è particolare e faceva presagire un’evoluzione in altri repertori, meno brillanti, che in qualche occasione c’è stata. Mi rendo conto però che sono più unico quando faccio Dandini o Figaro, di quando faccio Enrico o Rigoletto. Continuo ad amare il Barocco e il Settecento ma il Conte de Le Nozze di Figaro che farei volentieri, non me lo propongono mai. Sono un po’ una bestia di palcoscenico, lo posso dire dopo vent’anni di attività, e Mozart lo farei credo bene. Ma le proposte mozartiane sono scarse.”. Lavorare all’estero e lavorare in Italia: “Per un certo periodo in Italia non ho cantato quasi mai. Dipende anche da come l’agente organizza la tua attività ed io ne ho cambiati diversi. All’estero c’è grande professionalità. Qui da noi c’è tanta potenzialità ma la congiuntura è negativa per tutti.”. Dopo Dandini al Maggio cosa c’è in cantiere? Papageno nel Flauto magico al Festival francese di Sainxay, Ford nel Falstaff al Festival Verdi di Parma, e una rarità, Il Borgomastro di Saardam al Festival Donizetti di Bergamo. Resterò in zona, insomma, in modo da poter raggiungere più facilmente la mia famiglia.”.

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