Don Giovanni a Nancy: un'inaugurazione che rende onore a Mozart e a Da Ponte

Celebre nella letteratura europea fin dal sedicesimo secolo, la figura di Don Giovanni rappresenta l’amante insaziabile, cinico, seduttore e spregiatore della morale e della vita. La sua vicenda coincide con quella dell’amore peccaminoso e della punizione divina, e nei testi tradizionali che l’hanno tramandata, pur fra tante varianti, è rappresentata la scomparsa di Don Giovanni inghiottito nell’inferno per opera della statua di pietra del padre di una sua amante che era stato da lui ucciso. L’origine storica e ideale di questo personaggio è incerta, certo è invece il primo testo noto a lei dedicato, il dramma di Tirso da Molina “Burlador de Sevilla” del 1630. Il suo stesso titolo indica nella gioia e nella beffa, prima ancora che nei suoi aspetti malefici, i significati della seduzione di cui il protagonista si vanta. Nel secolo diciottesimo il comportamento sessuale libero di Don Giovanni diviene uno dei modelli principali della tarda cultura libertina. Accanto a questi aspetti di diffusione, i caratteri che meglio qualificano la figura del grande seduttore del Settecento sono dovuti alle innumerevoli riduzioni musicali, e prima fra tutte il “Don Giovanni” di Mozart su testo di Lorenzo Da Ponte, rappresentata per la prima volta a Praga nel 1787.
Dalla stagione di Molière (il suo “Don Juan” risale al 1665) la figura di Don Giovanni non era mai sparita dalle scene teatrali. Carlo Goldoni, per le sue inclinazioni di drammaturgo naturalista e moralista, si meravigliava di quel successo, ma lui stesso si decise a scrivere nel 1736 un suo “Don Giovanni Tenorio”, bolso dramma vastamente ritoccato anche nelle parti essenziali della vicenda. Senza enumerare tutte le opere musicali di quel tempo ispirate al soggetto, basterà ricordare quelle di Le Tellier (1713), Righini (1777), Gardi (1787) e Gazzaniga (1787). Rispetto a quei precedenti Da Ponte e Mozart fornirono qualcosa di ben diverso e di più complesso aprendo le porte all’ingresso di Don Giovanni nella nostra moderna sensibilità. Don Giovanni come eroe del libero pensiero oltre che dell’insaziabile appetito sessuale, agisce come seguendo un istinto in cui la pulsione erotica è frammista a un senso di morte incombente e onnipresente, in reale sintonia con l’essenza musicale, emotiva e non ragionativa del dramma che ne fanno un personaggio della modernità incessantemente rivisitato dalla modernità. Jean-François Sivadier il regista dello spettacolo che a Nancy ha appena inaugurato con grande successo la stagione 2017/2018 dell’Opéra National di Lorena tutto questo assunto l’ha ben metabolizzato per rappresentare sì la vicenda del Burlador sivigliano come l’itinerario di crescita del libero pensatore, ma ha tenuto ben presente la teatralità che il testo, magnifico, di Da Ponte sottende.
Mentre l’orchestra fa risuonare le note della sinfonia eccolo Don Giovanni mettere in scena e organizzare la propria vicenda. Il palcoscenico è nudo e popolato di personaggi che entrano ed escono nella vicenda lasciando ciascuno una propria traccia, cantata o meno. Al centro del palcoscenico una pedana rettangolare funge da ring e iniziano i combattimenti. Don Giovanni e biondo, esile e longilineo, nel finale lo si spoglierà di tutto lasciandolo affrontare il mondo degli inferi poco vestito mentre gli altri gli fanno la morale. Leporello si rapporta con il padrone da pari a pari, spesso avendo la meglio. Donn’Anna è una donna isterica prima ancora del tentativo di stupro (vero? falso?) e segue l’ombra del padre con devozione quasi feticistica. Insomma, l’allestimento che da Aix-en-Provence è arrivato ora a Nancy per essere ripreso anche al Lussemburgo e più in là al Comunale di Bologna è di quelli che colpisce e centra il bersaglio. Merito della regia, certo, ma anche delle scene, essenziali di Alexandre de Dardel, dei costumi di un Settecento modernizzato ma capzioso di Virginie Gervaise, del disegno luci accattivante di Philippe Bertholomé.
Un Don Giovanni da vedere? No, certo, perché sotto il profilo musicale le cose procedono benissimo e Rani Calderon, alla testa dell’Orchestre symhonique et lyrique di Nancy, un complesso che il maestro sta facendo crescere molto bene, propone un Mozart altrettanto problematico, variegato, appassionato, vorremmo dire moderno, se non fosse che l’aggettivo si presta ad ambiguità. Certo è che l’azione e la musica si sposano alla perfezione e ogni momento ha il suo giusto rilievo, anche quelli su cui generalmente si sorvola. Passione e stile vanno di pari passo, lo spettacolo lievita e nella seconda parte, quella in cui in genere si accusano momenti di stanchezza, si fa ancora più intenso e coinvolgente. Merito anche di una compagnia scelta con estrema cura. Ogni cantante-attore è, non fa, il suo personaggio. E se anche Laurence Spielmann, il Direttore dell’Opéra di Nancy, annuncia l’indisposizione di Don Giovanni e di Leporello, noi – nel corso della rappresentazione – non ce ne siamo accorti. Anzi, Andrè Schuen, il baritono altoatesino che già ammirammo a Graz in una “Favorite” donizettiana di qualche anno fa, è generoso di suoni pieni e larghi, di fraseggi ampi e recita, ça va sans dire, da attore consumato: un eccellente Don Giovanni. Nahuel di Pierro, agentino, è un Leporello di bella voce ed esilarante simpatia e comunicativa sceniche e le sue arie sono eseguite a puntino.
Fra le donne Kiandra Howarth, australiana, è di una puntigliosa esattezza nelle agilità e disegna una Donn’Anna molto interessante e centrata, algida ma con passione, cui fa da contraltare la vibrante Donna Elvira di Yolanda Auyanet, spagnola e quindi di sangue caldo come al personaggio conviene e sempre apprezzabile quando affronta Mozart.
David Leigh, statunitense, è un Commendatore d’impressionante presenza scenica e vocale, mentre il Don Ottavio del tenore francese Julien Behr, a parte qualche incertezza d’intonazione nella prima aria, dà rilievo a un personaggio irrilevante. Se a questi bravi artisti – a Nancy non ci è mai capitato di ascoltarne di mediocri - aggiungiamo un Masetto, Levente Pall, che viene sì dalla Transilvania ma è esattissimo nella restituzione del testo di Da Ponte, canta bene e ha la fortuna di fare coppia con l’incantevole Zerlina di Francesca Aspromonte il discorso non può che chiudersi positivamente.
Anche perché il Coro stabile dell’Opéra di Lorena preparato da Merion Powell offre una bella prova e s’inserisce bene nello spettacolo cui Vincent Royer dà un buon contributo per l’accompagnamento dei recitativi al cembalo. Gran bella serata con il teatro pieno ed entusiasta, e terminata con un successo vivo per tutti. Particolarmente acclamato il Maestro Calderon che ormai il pubblico di Nancy ha adottato. Foto: Opéra National de Lorraine Info: www.opera-national-lorraine.fr di Rino Alessi 30/09/2017 bellaunavitaallopera.blogspot.com

Commenti

Post popolari in questo blog

ADDIO A GIUSEPPE BOTTA, TENORE DAL TIMBRO INCONFONDIBILE E PRESENZA COSTANTE NEI CARTELLONI DEL TEATRO VERDI DI TRIESTE

ANDREA ZAUPA: UNA CARRIERA TRA CANTO, MEDITAZIONE E FOTOGRAFIA. INTERVISTA CON IL BARITONO VICENTINO CHE STA PER DEBUTTARE NEL PERSONAGGIO DI SCARPIA

E IL TROVATORE CONQUISTA POZZUOLO DEL FRIULI: prodotta e diretta con valore da Tiziano Duca, una delle opere più popolari di Verdi chiude la Trilogia iniziata con Ernani e proseguita con Un Ballo in maschera nella magnifica cornice di Villa Gradenigo Sabbatini. Apprezzato il protagonista Gustavo Porta