COMMISIONATA DAL TEATRO VERDI DI TRIESTE A GIORGIO BATTISTELLI, E' STATA RAPPRESENTATA CON SUCCESSO A GORIZIA "FEDELI D'AMORE" SU TESTO DI ARNALDO COLASANTI ISPIRATO A "UN ALTRO MARE" DI CLAUDIO MAGRIS
Commissionata a Giorgio Battistelli dalla Fondazione lirica Teatro Verdi di Trieste e dalla Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia nell’ambito delle manifestazioni per GO!25 Gorizia-Nova Gorica Capitale della Cultura 2025, è stata rappresentata nei giorni scorsi, a Gorizia e Trieste, Fedeli d’amore, scene liriche per soli, coro e orchestra su libretto di Arnaldo Colasanti, liberamente ispirato al romanzo di Claudio Magris Un altro mare.
Fedeli d’amore, spiega il librettista Colasanti, è la storia di una lunga amicizia ripercorsa nel libro di Magris, e di una lealtà che sopravvive al dolore, ma soprattutto è il grido di battaglia contro l’aridità del mondo di due giovani di grande talento.
Punto chiave di un testo, più filosofico che teatrale, è infatti la vicenda dolorosa di Carlo Michelstädter (1887-1910) pensatore goriziano morto suicida a soli ventitré anni all’indomani della laurea in Filosofia all’Università di Firenze. La pistola con cui Carlo si tolse la vita, gli fu consegnata dall’amico di sempre Enrico Mreule, filologo e viaggiatore, in fuga da un'Europa che si accinge a entrare in guerra, alla volta dell’America del Sud.
Carlo (sulla scena il tenore Bryan Lopez Gonzales) ed Enrico (il baritono Federico Longhi) combattono la loro battaglia soli contro il mondo rappresentato dal coro, pronti all’esilio volontario, nel caso del secondo, o a un abbandono ancora più estremo e radicale, nel caso del primo, per testimoniare la mancanza di coraggio nel mondo.
Pubblicata da Ricordi, Fedeli d’amore ha avuto la sua prima esecuzione assoluta in uno spazio simbolico della prima guerra mondiale, l’Hangar superstite dell’aeroporto Amedeo Duca d’Aosta a Gorizia, al confine italo-sloveno, dove orchestra e coro stabili del Teatro Verdi diretti rispettivamente da Enrico Calesso e Paolo Longo, si sono uniti ai solisti, ai figuranti e al pubblico seduto in gran parte in due ali sul pavimento della struttura dove erano disposte delle coperte.
La suggestiva mise en espace dell’opera era curata da Simone Derai di Anagoor, il gruppo veneto Leone d’Argento per il Teatro alla Biennale di Venezia del 2018. Movimenti essenziali restituiscono il dialogo fra anime in tormento, raggiunte sulla scena dalla madre e dalle sorelle di Carlo, una sola delle quali sopravvivrà alla Shoah e alla deportazione ad Auschwitz. Il colpo d’ala dello spettacolo è dato dall’improvviso aprirsi dei portelloni dell’Hangar che nel sottofinale dell’opera colpiscono il pubblico di una luce accecante mentre i due amici si dividono, l’uno per raggiungere Sorella Morte, l’altro per partire a bordo di un aereo d’epoca.
Sessanta minuti di musica che commenta gli interventi dei solisti e quelli potenti del coro, magnificamente preparato, con effetti che vedono impegnati con grande risalto gli interventi delle percussioni e dell’arpa. Il tutto sotto la guida competente di Enrico Calesso che ha permesso a tutti, gli eccellenti solisti, l’orchestra in grande spolvero e il magnifico coro di dare il meglio di sé.
Al termine dell’esecuzione goriziana il pubblico non si è stancato di applaudire autori ed esecutori, il giorno successivo a Trieste, dove l’opera è stata rappresentata in forma di concerto, grandi festeggiamenti per Claudio Magris, presente alla serata.
di Rino Alessi. Foto di Fabio Parenzan. bellaunavitaallopera.blogpost.com 27 settembre
Commenti
Posta un commento