FORTISSIMAMENTE ROSSINI: INTERVISTA A ERNESTO PALACIO DIRETTORE ARTISTICO DEL ROF

Tenore rossiniano prima, “e con venti titoli in repertorio” tiene a precisare, maestro e manager di vari artisti poi, uno per tutti Juan Diego Florez, dal 1º gennaio 2016 Ernesto Palacio è il Direttore artistico del Rossini Opera Festival di Pesaro. Come se non bastasse da quest’anno, l’artista-manager peruviano è stato designato a succedere ad Alberto Zedda alla guida dell’Accademia Rossiniana.
Un impegno oneroso, ammette Palacio che abbiamo raggiunto telefonicamente, “che mi ha fatto riflettere una volta di più su quanto, è stata ed è importante per Pesaro la figura di Alberto Zedda. Alberto era capace di conciliare con grande disinvoltura gli impegni del Festival con quelli dell’Accademia, che dal 1989 ha formato una nuova generazione di artisti che si sono affermati nei teatri di tutto il mondo, e che ad Alberto Zedda è stata intitolata…”. Lui, Ernesto Palacio, non si è perso d’animo e ha affrontato il suo secondo Rossini Opera Festival da Direttore artistico con la calma dei forti. “La mattina, per due settimane, avevo le lezioni in Accademia, il pomeriggio dovevo seguire le prove degli spettacoli in programma…”. Un periodo di superlavoro in cui ha dovuto risolvere situazioni delicate e impreviste come la sostituzione dell’Orchestra stabile del Comunale di Bologna che da anni era il riferimento strumentale per il ROF. “La defezione di Bologna ci ha messo in difficoltà, ma abbiamo trovato un’ottima sostituzione con l’Orchestra della RAI che è ottima.”. C’è stata poi la malattia di Alex Esposito, che doveva essere Maometto nella ripresa di Le Siège de Corinthe a creare altri problemi. Risolti, va detto, in modo brillante. “E’ stato un Festival impegnativo, certo” è il commento di Ernesto Palacio “ma alla fine si risolve tutto…”.
Ha accettato a cuor leggero l’incarico di Direttore artistico del ROF? “Quando me l’hanno chiesto, ci ho pensato su due volte, avevo un’attività bene avviata e non è stato facile lasciarla. Poi, però, l’ho interpretato come un’onorificenza e ho accettato. Senza contare che è un grande onore per me occupare il posto di Alberto Zedda.”. Che cosa ha significato Zedda per il Rossini Opera Festival? “Era un’icona, una presenza che s’identificava con Rossini. Chiunque avesse un dubbio o un’idea, si rivolgeva a Zedda per la sua grande esperienza e la sua sapienza. Era in grado di risolvere ogni situazione senza far cadere la soluzione dall’alto ma mettendo in dubbio anche il suo sapere. Per non parlare del suo grande attaccamento alla didattica. Per i ragazzi dell’Accademia era un nonno buono, anche se li trattava male.”.
E lei? “Io mi comporto diversamente. Posso anche arrabbiarmi, ma taglio corto. Ricordo che un giovane tenore dell’Accademia dopo aver sentito il mio consiglio ha preferito fare di testa sua. Non l’ho contraddetto. Posso dire di essermi comportato diversamente da Alberto anche perché ho dato a tutti i partecipanti ai corsi di quest’anno parti piccole o grandi nel Viaggio a Reims dei giovani. L’Accademia resta un vivaio inesauribile per il Festival, quest’anno undici o quattordici laureati in Accademia, non ricordo il numero esatto, erano nelle compagnie dei tre titoli in programma al Festival.”. Edizione impegnativa diceva, questa appena conclusa ma confortata dai dati delle presenze di pubblico affezionato… “Qualche giornale locale ha lamentato i posti vuoti alle prime: io ho seguito le repliche e ho visto che i posti vuoti delle prime si sono riempiti strada facendo. Senza contare che ogni anno noi programmiamo il Festival facendo conto che il Palafestival in centro ci sarà consegnato in tempo utile e dobbiamo, per forza di cose, portare almeno due titoli all’Adriatic Arena. Succederà anche l’anno prossimo… Se il Festival si svolgesse tutto al Teatro Rossini avremmo certamente la sala sempre piena, ma per tornare a parlare di quest’anno, avremmo dovuto mandare a casa più di mille persone e questo avrebbe fatto male a Pesaro, prima ancora che al Festival.”. Parliamo del futuro, ha idee particolari che vuole realizzare? “Non ho un’idea in particolare, né un titolo da prediligere, se è questo che vuole sapere. Dal prossimo anno vorrei dare la priorità alle opere che si sono fatte meno al Rossini Opera Festival. Quest’anno avevamo un’edizione critica e l’edizione francese di Le Siège de Corinthe, che era un’assoluta novità e compensava le due riprese che comunque presentavano nuove compagnie. L’opera si va sentire, io non accetto quelli che ti dicono, vado a vedere l’opera. Nel 2018 il trentanovesimo Rossini Opera Festival proporrà quattro nuove produzioni per commemorare nel modo più solenne il centocinquantesimo anniversario della morte di Gioachino Rossini. Ricciardo e Zoraide e Adina si sono fatti una sola volta, due al massimo al Festival e Il barbiere di Siviglia è sì il titolo più famoso di Rossini, ma al ROF non si è fatto tantissimo. Avremo un nuovo allestimento del Viaggio a Reims dei giovani e la Petite Messe Solennelle, che chiuderà la manifestazione. Insomma, faremo uno sforzo particolare.”.
Ora si dedica a un po’ di relax? “Mica tanto. Sono in partenza per Salisburgo dove seguirò la Lucrezia Borgia in forma di concerto con Juan Diego Florez, poi sarò in varie giurie di concorso. All’Obraztsova di San Pietroburgo, al Kraus di Las Palmas nelle Isole Canarie. Poi c’è un concorso in Perù…”. Non è certo il tipo che si riposa sugli allori Ernesto Palacio. Che dirgli? Auguri Maestro! Info: www.ernestopalacio.com www.rossinioperafestival.it di Rino Alessi 24/08/2017 bellaunavitaallopera.blogspot.com

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