DA DIONISO AL WESTERN PER LA STAGIONE DI TEATRO CONTEMPORANEO OPER.A 20.21 DI TRENTO E BOLZANO
L’affascinante viaggio nel teatro musicale contemporaneo di OPER.A 20.21 stagione regionale organizzata dalla Fondazione Haydn di Bolzano e Trento con la direzione artistica di Matthias Lošek, prosegue a febbraio con Amalia!, uno dei progetti che si sono messi in luce nell’ambito della prima edizione di OPER:A 20.21 FRINGE. Una originale western opera ideata dalla regista altoatesina Franziska Guggenbichler Beck.
Indicato dalla giuria internazionale tra i più interessanti progetti partecipanti alla prima edizione di OPER.A 20.21 FRINGE, Amalia! sta all’incrocio fra musica e cinema: sul palcoscenico, insieme all’orchestra, ci sono tre cantanti (Mirjam Gruber, nei panni di Amalia, Matthew Peña e Andrei Zhukov, rispettivamente Jakob e Ernest) e uno schermo, sul quale vengono proiettate immagini dei paesaggi un po’ cupi della Val di Fosse (Alpi Venoste), cornice ideale per girare un film western. Nei momenti in cui i cantanti escono di scena, sono loro ad apparire sullo schermo, in una sorta di scambio di ruoli.
Amalia! ha una prima fonte di ispirazione in Amy, la protagonista di High Noon intrepretata da Grace Kelly. Ma i riferimenti filmici sono anche gli spaghetti western di Sergio Leone, soprattutto Il buono, il brutto e il cattivo e C'era una volta il West, l’originale Django di Sergio Corbucci, nonché Django Unchained e The Hateful Eight di Quentin Tarantino. Ancora di più sono le influenze operistiche: Pagliacci, Anna Bolena, Un ballo in maschera, Bohéme, Fidelio, La Wally di Alfredo Catalani, Evgeny Onegin di Tschaikowski. Amalia! è, nelle intenzioni della sua ideatrice, un intreccio di luoghi, suoni, epoche sul filo della ricerca di un nuovo modo di fare spettacolo: «La mia idea di opera western è un incontro tra il film western e l’opera. Lavoro con il video, riprendo musiche e numeri operistici e li monto insieme a musica contemporanea. Il collage che ne risulta è unico e rappresenta un’esperienza operistica nuova e avvincente. In tutti gli allestimenti che ho curato sinora si svolge un duello o c’è una citazione western di un qualche tipo. Portare un’opera western su un palcoscenico, dal mio punto di vista, è lo sbocco naturale di questo processo. Per me i due generi si appartengono, si completano».
Nel frattempo a Trento è stato rappresentato in prima assoluta Dionysos Rising del compositore italiano, ma inglese di adozione, Roberto David Rusconi, autore sia del libretto, insieme a Michael Scheidl, sia delle musiche. Direzione musicale: Timothy Redmond. Regia Michael Scheidl.
Dionysos Rising è un’azione lirica raccontata da quattro personaggi rappresentati non nelle loro consuete vesti storico-mitologiche ma come persone normali, travolte dalla malattia di vivere, dalle loro angosce. Li interpretano: Zachary Wilson (Dioniso), Ray Chenez (Ampelos), Cho Da Yung (Telete) e Anna Quadratova(Semele).
Con Dionysos Rising il mito di Dioniso diventa un’opera scritta oggi che è specchio di emozioni filtrate da oggetti di uso quotidiano, come lo sono i monitor dei nostri tablet e pc. Un’opera che è anche movimento inconsulto, un guizzo, un serpentino snodarsi; uno sguardo che coglie l’imprevisto, un’occhiata veloce ed intensa che appartiene al battere fugace delle palpebre. Protagonisti principali di Dionysos Rising sono una madre che ha perso il proprio figlio, una figlia non voluta ed abbandonata, un giovane con manie di grandezza e un figlio-padre-amante costantemente dissociato. Ognuno di loro combatte contro i propri fantasmi, le proprie sindromi mentali cercando di superarle attraverso l’uso di droghe e farmaci. In Dionysos Rising la mitologia, dunque, si fonde e confonde con il reale. E come in tutto il lavoro di Roberto David Rusconi, anche questa sua nuova opera nasce dalla personalissima unione del suono acustico con quello elettronico: il pubblico vivrà, quindi, un’esperienza acustica avvolgente, un’immersione sonora totale, grazie all’utilizzo di sofisticate strumentazioni di riproduzione in surround sound. E alla fine, accadrà qualcosa di inaspettato. Un rave o qualcosa che gli assomiglia molto.
In scena anche cinque danzatori: Luan De Lima, Britt Kamper-Nielsen, Hugo Le Brigand, Evandro Pedroni, Juliette Rahon. L’Orchestraè la Haydn di Bolzano e Trento. Scene e costumi Nora Scheidl. Lighting Design Michael Grundner. Sounddesign Florian Bach. Coreografia Claire Lefèvre. Maestra del coro Ingrun Fussenegger. Voci registrate: Johanna Porcheddu (Atropos), Noemi Grasso (Ate), Sebastiano Kiniger(Zeus), Giovanni Battaglia (Eon). Si tratta di una coproduzione con netzzeit di Vienna, Fondazione Haydn di Bolzano e Trento.
(Comunicato Stampa)
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