RICHARD WAGNER PER LA PRIMA VOLTA A FIUME: TRISTAN UND ISOLDE CONQUISTA IL TEATRO IVAN ZAJC. GRANDE PROTAGONISTA MAIDA HUNDELING

La candidatura di Fiume a Capitale europea della cultura nel 2020 e il conseguimento di tale importante titolo hanno consentito alla città cara a D’Annunzio di fare un notevole passo avanti per quanto attiene la sua rigenerazione urbana: si chiude l’era della città post-industriale e si apre quella di città delle nuove tecnologie e di nuovi investimenti. La nuova dimensione europea dell’odierna Rijeka si manifesta nell’offerta culturale e, proprio tramite la cultura, la Città di Fiume aumenta la propria visibilità al di fuori dei confini nazionali. La cultura, in quest’ottica, non è limitata alla sola arte o alla sfera culturale in senso tradizionale; la cultura è al centro dello sviluppo urbano sostenibile a lungo periodo in vari ambiti: quello dell’economia, delle attività sociali, ecologiche e turistiche. Parlando di musica, e quindi soprattutto della massima istituzione musicale cittadina, il Teatro Nazionale Croato Ivan Zajc, - inaugurato nel 1885 come Teatro Verdi, con un’Aida che fu illuminata dalla prima lampadina della città e che diede risalto agli affreschi del soffitto in parte opera di Gustav Klimt, - il 2020 a Rijeka, è iniziato in anticipo, ovvero nell’autunno del 2019, con una trilogia pucciniana tesa a valorizzare gli elementi della compagnia stabile.
Nel prossimo mese di maggio sarà rappresentato per la prima volta a Fiume Re Ruggero di Karol Szymanowsky, in coproduzione con il Festival di Savonlinna, in Finlandia. Il capolavoro del repertorio operistico polacco sarà diretto da Yordan Kamdzhalov, direttore principale dell’Orchestra stabile di Fiume, mentre la regia sarà affidata al polacco Krystian Lada. Nell’autunno del 2020, nell’arco di soli tre giorni, sarà ripresentata sul palcoscenico del Teatro Ivan Zajc, la trilogia verdiana ispirata a testi di Shakespeare, Macbeth, Otello e Falstaff con Giorgio Surjan, artista fiumano di rilievo internazionale, protagonista. La direzione sarà affidata anche in questo caso a Yordan Kamdzhalov e la regia a Marin Blažević, che del Teatro Nazionale Crosato di Fiume è responsabile.
L’anno 2020 si chiuderà con la rappresentazione di Medea di Luigi Cherubini, cavallo di battaglia di Maria Callas e di altre grandi Dive del melodramma. Sotto la direzione di Philipp von Steinaecker e con la regia di Marin Blažević, Kristina Kolar, primadonna dell’Opera di Fiume e recente Turandot al Teatro Verdi di Trieste, debutterà nel ruolo del titolo. Evento clou della stagione, nel mese di febbraio che si è appena concluso è stata la prima rappresentazione a Fiume di un’opera wagneriana, Tristan und Isolde, di raro ascolto, ormai, anche in Italia, se si esclude la filowagneriana Bologna, in una produzione creata apposta per festeggiare la Capitale europea della cultura. Lo spettacolo, accolto con grande calore da un pubblico molto attento e partecipe, voleva offrire spunti legati al tema culturale principe del 2020: Il porto delle diversità.
Ci è riuscito? A noi non pare. Parlare di diversità è diventato, allo stato attuale, più che un imperativo etico-morale, una moda. Abbinarne il tema a Tristan und Isolde, e a Wagner in particolare, potrebbe essere un gesto provocatorio, viste le ben note predilezioni del regime nazista per questo Autore. Pure, Tristan und Isolde, più che la diversità, racconta la passione amorosa in tutti i suoi aspetti. Lo si vuole ambientare, come in questo caso, negli anni Venti del Novecento in una sorta di sala d’aspetto di un ambiente elegante in cui Tristan si presenta diverso, può essere un’idea in qualche modo viscontiana. Ma è un’idea debole che non costruisce uno spettacolo, peraltro dignitosamente realizzato dalla ben nota regista statunitense Anne Bogart che lo firma in collaborazione con James Schuette per le scene e i costumi, di Christopher Murrah per i movimenti scenici, di Brian H.Scott per il disegno luci e di Greg Emetaz per i contributi video che ben restituiscono la presenza del mare. Sostanzialmente statico, lo spettacolo della Bogart ha il pregio di non disperdersi in inutili rivoli secondari e a concentrarsi sulla vicenda e, soprattutto, di dare spazio alla musica e al canto. Quest’ultimo era, nel caso dell’Isolde statuaria e autorevole di Maida Hundeling, in buonissime mani. Voce potente, uguale in tutti i registri, facile nell’ascesa agli acuti, capace di flettersi in fraseggi di rara morbidezza e di grande forza espressiva, Maida Hundeling è una delle grandi cantanti wagneriane e straussiane del momento.
La sua Elektra della passata stagione ci aveva stupito, l’Isolde dell’altra sera ci ha convinto ed è stata molto festeggiata dal pubblico fiumano che l’artista, in non perfette condizioni, aveva fatto salutare all’inizio della rappresentazione, l’ultima di questo ciclo. Tristan, ossia Lars Cleveman, non ha “le phisique du rôle” dell’eroe tormentato e lacerato, e come attore è meno autorevole della collega, ma canta bene e regge lo sforzo di una parte quasi impossibile. Luka Ortar è un Re Marke fin troppo giovanile, ma di bella espressività, Robert Kolar è un eccellente Kurwenal e in Brangäne Ivana Srbljan è molto intensa e concentrata, e il suo celebre richiamo del secondo atto – uno dei momenti più alti di tutta la storia della musica occidentale – è molto ben cantato. Tende però, questo ancor giovane mezzosoprano croato, a forzare il suo mezzo vocale e a perdere, di tanto in tanto, la giusta intonazione. Gli altri sono Marko Fortunato, Melot, Dario Bercich, un pilota, e il sempre impeccabile Aljaž Farasin cui sono affidati gli interventi del giovane marinaio e del pastore. Sono tutti impeccabili, come impeccabile è la prova offerta dal Coro molto ben preparato da Nicoletta Olivieri. La guida musicale di Ville Matvejeff è, come la protagonista femminile, autorevole e da un’Orchestra digiuna di Wagner come quella stabile del Teatro Nazionale Croato di Fiume, il maestro finlandese ottiene un risultato certamente perfettibile, ma di grande impatto fonico e ben concentrato a mettersi al servizio del palcoscenico. E’ la musica che dà il ritmo allo spettacolo in questo Tristan fiumano, e la musica wagneriana è, in Tristan, spesso sublime. La recita cui abbiamo assistito è stata molto applaudita. Come dire, Wagner ha conquistato Fiume. 29 febbraio di Rino Alessi Foto: www.hhnk-zajc.hr bellaunaviaallopera.blogspot.com

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