KARAJAN INCANTA WOYTILA

ROMA - Già un' ora prima della cerimonia, all' interno della Basilica, le prime file sono occupate da ventiquattro cardinali . Il colpo d'occhio, dal fondo, è di un porpora intenso, spicca - subito dietro - il nero dell' intero corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede. Si comincia a fare il gioco del chi c'è e del chi non c' è e ci si scambiano i nomi: c' è la signora Fanfani, i ministri Scotti, Pandolfi e Visentini, Susanna Agnelli con figlia (no, l' avvocato non c' è), il segretario del Pli Zanone, l' ex presidente della Repubblica Leone con la signora Vittoria. Ed ecco gli invitati di Karajan, millecinquecento in tutto, disposti nel transetto destro. Spiccano l' Aga Khan, la signora Elena Rothschild, l' armatore greco Stavros Niarchos (e ci si ricorda, nell' occasione, che la famiglia Karajan viene dalla Macedonia greca, solo il trisavolo del maestro emigrò in Sassonia per stabilirvisi). E poi? E poi c'è, bellissima, l' attrice svizzera Marthe Keller e il sarto Valentino che, al termine della cerimonia ha aperto casa agli invitati di Karajan, e il conte Lodolo Doria, e il Duca Portanova.
In primissima fila, in nero, con veletta, la moglie di Karajan, la terza, la francese Eliette Mouret e le due figlie, Isabel, bionda come sua madre, attrice da qualche tempo, tenuta a battesimo dai Wiener Philharmoniker, gli stessi che ieri hanno suonato sotto la guida del maestro von Karajan, e Arabella, la secondogenita. Mezz' ora prima del concerto, un altoparlante fa sapere che data la solennità della ricorrenza e l' importanza della cerimonia, è fatto divieto al pubblico, e ci sono sulle quindicimila persone poco più poco meno, di applaudire nel corso della Messa pontificia. L' annuncio non impedisce a Karajan di fare un ingresso ad effetto. Non sono ancora accese le luci dei riflettori che illumineranno la cerimonia nel corso delle due lunghe ore di diretta in Mondovisione, che appare lui, il maestro, piccolo, lontano, la testa bianca che fa spicco in mezzo al nero dell' orchestra che gli è intorno, sulla destra dell' altare maggiore, del coro del Singverein di Vienna, dei quattro solisti, Kathleen Battle, Trudeliese Schmidt, Gøsta Winbergh e Ferruccio Furlanetto.
Sulla sinistra dell' altare l' altro coro che partecipa alla solenne cerimonia, la Cappella Sistina diretta dall' anziano Domenico Bartolucci. Si chiudono i cancelli della Basilica. Le guardie svizzere, sono tantissime per l' occasione, ma tutto lo schieramento del servizio d' ordine è molto efficiente, vietano a chiunque, elegantissimo o in hot pants, l' accesso alla Basilica. All'interno, frattanto, il pubblico è al completo. Karajan è lì, lontano certo, ma vicinissimo alla telecamera, pronto a dare l'attacco all'esecuzione della "Krönungsmesse", la Messa dell' Incoronazione mozartiana che il maestro ha voluto offrire a Sua Santità. Karajan, certo: è su di lui che sono puntati gli occhi di tutti. La cerimonia è una cerimonia religiosa, si festeggia la ricorrenza di San Pietro e Paolo, ma - per il gran parlare che ha fatto il ritorno di Karajan in Italia dopo quindici anni d'assenza - è la festa del maestro austriaco, della sua esecuzione musicale, del suo Mozart che per la prima volta nel nostro secolo, vede inserita nel rituale liturgico, un' orchestra e un coro da teatro d' opera. Così, e nel frattempo, si sono accese le luci dei riflettori - e siamo in diretta e in Mondovisione - l' arrivo di Papa Wojtyla passa quasi inosservato. Anche perchè l' emozione di vedere Karajan è tale che tutti, fra il pubblico, hanno avuto lo stesso impulso: si sono alzati in piedi, omaggio a un maestro che a settantasette anni prosegue indomito a lottare contro i dolori atroci alla colonna vertebrale che lo accompagnano.
Karajan è lì, di nuovo in Italia, ha voluto essere in San Pietro rinunciando a ogni compenso, accollandosi l' onere economico di far venire da Vienna l' orchestra filarmonica e il coro, ma riservandosi, in cambio, la coproduzione della diretta televisiva per Telemondial, la casa di produzione che due anni fa ha fondato a Montecarlo e che ha in esclusiva i diritti di produzione e distribuzione dei filmati dei concerti e delle opere dirette dal maestro. Telemondial ha curato la diretta televisiva di ieri assieme a Televisa di Città del Messico. La Messa è stata vista in tutto il mondo, esclusi i paesi dell' Europa orientale, compresa, ironia della sorte, la terra d' origine di Papa Giovanni Paolo II, la Polonia. Karajan, dunque, ha rinunciato all' applauso di rito che saluta il suo ingresso in ogni sala da concerto, in ogni teatro d' opera. E per una volta si è inchinato alla Chiesa, ha offerto la "sua" musica a Papa Giovanni Paolo II, si è messo da parte, non ha voluto, per una volta, essere lui il protagonista assoluto. E all' ingresso del Papa, al suo spargere l' incenso attorno all' altare maggiore, ecco che Karajan si inchina, assieme ai suoi Wiener Philharmoniker, alla maestà della Chiesa. La festività di San Pietro e Paolo è anche l'occasione, per la Chiesa, per attribuire il Pallio, il simbolo di una speciale comunione con la Sede di Pietro, come ha ricordato nella sua omelia Papa Giovanni Paolo II, ai nuovi metropoliti, i nuovi arcivescovi della Chiesa che erano accanto al Santo Padre, sull' altare maggiore. Erano dodici gli arcivescovi cui Papa Wojtyla imponeva il Pallio, c' era un italiano, l' arcivescovo di Chieti Antonio Valentini, e poi il neo-cardinale degli ucraini Miroslav Ivan Lubachivski, che di recente ha preso il posto del compianto cardinal Josip Slipyi, sopravvissuto a quindici anni di campo di concentramento in Siberia e ancora altri arcivescovi provenienti da Irlanda e Scozia, dalle Isole Salomone e dall' Africa, dall'America Latina e via dicendo. Sono stati loro, i nuovi dodici metropoliti, a concelebrare col Pontefice il solenne rito di San Pietro e Paolo. E sono stati loro, alla fine, gli autentici protagonisti della cerimonia.
Perchè, a quel punto, la parte mozartiana guidata da Herbert von Karajan veniva a essere il prezioso commento musicale a un irripetibile rito religioso. E allora, anche fra il pubblico, l' attenzione - e qui forse chi si aspettava una grande esecuzione musicale è rimasto deluso - si è spostato sulle parole del Vangelo, prima, e del Santo Padre, poi, che nella sua omelia oltre a "gioire per la presenza dei nuovi metropoliti", ha salutato la Delegazione ortodossa che presenziava alla cerimonia, Delegazione che era guidata dal Metropolita Chrysostomos di Mira, che il Patriarca ecumenico Dimitrios I ha inviato a Roma per questa festa dei Santi Pietro e Paolo. "Il dialogo aperto tra le nostre Chiese sulla comune fede apostolica" ha detto Wojtyla "ci condurrà alla piena unità e, finalmente, a poter celebrare insieme l' eucarestia del Signore".
Al termine della cerimonia, li abbiamo visti in televisione, Karajan, la moglie e le figlie hanno ricevuto la comunione del Santo Padre. Fuori, all' esterno della Basilica, ormai non c' era più la ressa delle due ore prima. Con la gente che questuava il biglietto dell' ultimo minuto e che arrivava a offrire anche quattrocentomila lire per essere lì. Un dubbio, fra il pubblico, comunque c' è stato. Forse più che essere lì, il grande spettacolo è stato davanti ai teleschermi, con i primi piani del leggendario von Karajan, con i primi piani del Papa, con la telecamera che riusciva a cogliere, fin nei minimi dettagli, le emozioni che si disperdevano negli immensi spazi della Basilica. di RINO ALESSI 30 giugno 1985

Commenti

Posta un commento

Post popolari in questo blog

ADDIO A GIUSEPPE BOTTA, TENORE DAL TIMBRO INCONFONDIBILE E PRESENZA COSTANTE NEI CARTELLONI DEL TEATRO VERDI DI TRIESTE

ANDREA ZAUPA: UNA CARRIERA TRA CANTO, MEDITAZIONE E FOTOGRAFIA. INTERVISTA CON IL BARITONO VICENTINO CHE STA PER DEBUTTARE NEL PERSONAGGIO DI SCARPIA

E IL TROVATORE CONQUISTA POZZUOLO DEL FRIULI: prodotta e diretta con valore da Tiziano Duca, una delle opere più popolari di Verdi chiude la Trilogia iniziata con Ernani e proseguita con Un Ballo in maschera nella magnifica cornice di Villa Gradenigo Sabbatini. Apprezzato il protagonista Gustavo Porta