UN OZIOSO DISINTERESSE, UN FANTASIOSO INCANTO IL 14/06 per il Teatro Miela al Museo Revoltella di Trieste

VISITA NON GUIDATA AL MAGICO MONDO DI VITO TIMMEL con Adriano Giraldi a cura di Stefano Dongetti progetto a cura di Laura Forcessini produzione/organizzazione Bonawentura Chi è l’uomo che saluta i personaggi dei pannelli del Cinema Ideal invitandoli a fare silenzio e che poi prende a raccontare la vita del visionario e talentuoso artista triestino? Nelle sue parole vi è uno strano e sbilanciato slancio. Parla in prima e in terza persona e dice di non ricordare bene. Vito Timmel si è raccontato molto nei suoi quadri e nelle parole del suo “Magico taccuino”. Ma soprattutto si è raccontato cercandosi e sfuggendosi, ritrovandosi e perdendosi per poi forse ritrovarsi ancora per un’ultima volta nella dimesione della follia. Perché per lui, diceva, “girovagare e cozzare con l’indipendenza” era “una necessità che sempre lo ha vinto”. La storia di una vita difficile che trova riscatto e rifugio nell’arte. La storia di un uomo fragile e di un grande animo d’artista. Nello spettacolo si è scelto di incrociare il racconto biografico di una vita travagliata e di un eccezionale talento con la prosa diseguale, a volte delirante ma sempre potente, del suo “Magico Taccuino” per evidenziare la vena visionaria e fantastica delle opere e degli scritti di Vito Timmel. In una ricostruzione di una vita – parafrasando la sentenza sull’arte di un celebre pittore – l’esattezza non sarà mai la verità. E ciò vale ancora di più per la problematica e ricca personalità di Timmel. In “UN OZIOSO DISINTERESSE, UN FANTASIOSO INCANTO – visita non guidata al magico mondo di Vito Timmel” la storia di una vita diviene un compulsivo affastellarsi di ricordi dell’ambiguo e stralunato narratore impersonato da Adriano Giraldi, che, in un continuo scambio con le pagine di Timmel, riporta al pubblico il racconto di una una indipendenza sofferta, di una autodistruttiva noncuranza per la realtà rispetto agli incanti del fantasticare e del dipingere.
Una ribellione che però sembra colpire prima di tutti chi ha ostinatamente seguito il suo viaggio interiore in “uno schiaffo patetico che in realtà non viene mai dato” di un “sincerissimo ed esacerbato Don Chisciotte” come scrisse Claudio Magris. Ma di schiaffi dalla vita ne ricevette e molti, Vito Timmel. Il geniale artista concluse infatti la sua vita all’Ospedale psichiatrico di Trieste, tracciando nei suoi ultimi mesi di vita degli elementari disegni dei suoi sogni motturni, delle sue “evasioni” in altre dimensioni. Sogni e tragici deliri, ma che per una volta, in una cornice teatrale, è anche bello immaginare come come un estremo, forse magico, atto di ribellione. (Comunicato Stampa) Info: www.miela.it

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