E Rigoletto trionfa anche in versione semiscenica: straordinario Simon Keenlyside in concerto al Théâtre des Champs-Elysées di Parigi
Chi l’avrebbe mai detto? Rigoletto, una fra le più teatrali delle opere di Giuseppe Verdi regge benissimo l’esecuzione in forma semiscenica. Lo abbiamo potuto verificare poche sere fa al parigino Théâtre des Champs-Elysées che, coproducendolo con l’Orchestre Philharmonique du Luxembourg, ne ha presentato con enorme successo due rappresentazioni, l’una nella storica sala di Avenue Montaigne, l’altra al Grand Auditorium della Philarmonie, nel Lussemburgo. La mise en espace e le luci, firmate da Bertrand Couderc, sottolineavano con pochi elementi scenici e un buon ritmo narrativo l’azione dell’opera su testo di Francesco Maria Piave che Verdi desume dal Victor Hugo.
L’orchestra era disposta sul palcoscenico e il coro, ottimo e molto ben preparato il Philarmonia Chor Wien, era alle sue spalle, sul fondo della scena, e partecipava dall’inizio alla fine allo svolgimento del dramma cui davano vita, spesso intervendo all’azione fra coro e orchestra, gli artisti scelti con cura dal Théâtre des Champs-Elysées e lo rappresentavano senza bisogno di orpelli scenici o di costumi.
Rigoletto non ha la gobba di prammatica, e Simon Keenlyside lo interpreta con una tale intensità ed espressività, che anche la sua lieve andatura claudicante risulta una sottolineatura superflua all’interpretazione del buffone. Ai lati del palcoscenico sono disposti due divani, dove i personaggi in commedia s’installano di tanto in tanto e gli interventi di Monterone avvengono dall’alto della galleria. Come dire la drammaturgia verdiana ridotta all’osso, restituisce alla perfezione la vicenda d’amore e morte raccontata dal Cigno di Busseto.
I protagonisti si disimpegnano tutti con onore e se il già citato Keenlyside s’impone per carisma interpretativo, un utilizzo del mezzo vocale che è ancora saldo e una capacità di restituzione della parola scenica per dare di Rigoletto un ritratto impressionante, non gli sono da meno i due deuteragonisti. Lei, Ekaterina Siurina, delinea una Gilda che del personaggio coglie tutte le sfaccettature, dal candore iniziale all’impulsività del suo folle gesto suicida, con una voce gradevole e in grado, senza fare troppo sfoggio di un virtuosmo fine a se stesso, di centrare il forte carattere della “fanciulla” angelicata. Lui, Saimir Pirgu, rappresenta il personaggio bifronte del libertino Duca di Mantova, svariando con disinvoltura fra l’abituale spregiudicatezza e il momentaneo rimorso e sfoggiando bel fraseggio un registro acuto privilegiato.
Lo Sparafucile di Stanislav Trofimov è tenebroso e grave al punto giusto ed è notevole, per l’importanza dei mezzi vocali, il contributo che nell’episodico personaggio di Maddalena dà allo spettacolo il mezzosoprano Alisa Kolosova, una voce di cui dovremmo continuare a sentir parlare. Gli interventi di Monterone sono svolti impeccabilmente da Carlo Cigni e molto professionali si rivelano, nelle parti di contorno, Pietro Picone che è Borsa, Andrea Borghini nella caratterizzazione di Marullo e Kiril Chobanov cui è affidato, oltre che quello del Conte di Ceprano, anche il personaggio dell’Usciere di Corte.
L’Orchestre Philharmonique du Luxembourg è preparata, molto bene, da Gustavo Gimeno che ne è il Direttore stabile e si sta imponendo fra le nuove leve della direzione d’orchestra. E’ un Rigoletto dalle forti tinte il suo, e di grande potenza espressiva che il pubblico ha apprezzato molto. Al termine della rappresentazione cui abbiamo assistito al Théâtre des Champs-Elysées il successo è stato incandescente.
Foto: Alfonso Salgueiro
Info: www.theatrechampselysees.fr
di Rino Alessi
8/10/2018
bellaunavitaallopera.blogspot.com
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