IL VIAGGIO DI ROBERTO, UN TRENO VERSO AUSCHWITZ Domenica 16 dicembre, alle 15.30 al Teatro Alighieri di Ravenna

“Senza memoria non saremmo umani, non saremmo noi stessi, non avremmo coscienza di chi siamo, del perché siamo. Così una comunità acquista maggiore coscienza di sé e si rafforza nella sua identità, facendo memoria della sua storia, del suo passato, delle sue radici… Fare memoria, dunque, cioè rivivere; ripercorrere il passato, per vivere l’oggi con più coscienza e verità”: con queste parole, quattro anni fa, il direttore artistico Angelo Nicastro motivava la scelta di una nuova produzione di teatro musicale dedicata a Roberto Bachi, la giovane vittima della Shoah che aveva vissuto per un anno a Ravenna quando ne frequentava la Scuola Elementare Mordani. Con la stessa profonda consapevolezza del valore di questo percorso della memoria, che è anche un tributo della collettività, Il viaggio di Roberto, un treno verso Auschwitz torna sul palcoscenico del Teatro Alighieri nella nuova versione rivista per orchestra dallo stesso autore delle musiche Paolo Marzocchi. Fuori abbonamento della Stagione d’Opera 2018/19, ma significativamente anche parte del percorso A scuola in teatro con le matinées riservate agli studenti, Il viaggio di Roberto sarà in scena domenica 16 dicembre, alle 15.30. Alle musiche di Marzocchi e al libretto di Guido Barbieri si unisce la regia di Alessio Pizzech, mentre primi protagonisti della produzione sono gli alunni della stessa Mordani, che compongono il coro di voci bianche Libere Note diretto da Elisabetta Agostini e Catia Gori, l’Orchestra Arcangelo Corelli diretta da Jacopo Rivani, Franco Costantini e Cinzia Damassa rispettivamente nei panni di un ipotetico compagno di viaggio, Vittorio, e di Ines, la madre di Roberto. Al dialogo fra questi si contrappone il silenzio di Roberto, rappresentato sulla scena come muto protagonista della storia (nel ruolo si alternano Emmanuel Ranieri, Emiliano Santiago Orioli, Andrea Zannini).
I racconti di Vittorio, immaginati, e di Ines, basati su memorie e documenti, sono intercalati dagli interventi cantati dalle apparizioni del padre Armando (il baritono Marcello Rosiello), della maestra Maria Rosa Gambi (il mezzosoprano Anna Bessi) e di personaggi dei libri letti da Roberto che affiorano dalla sua memoria. L’opera è l’atto conclusivo di un percorso, teso a ricostruire la tragica vicenda di Roberto, che si deve all’impegno dei suoi ex compagni di classe - Danilo Naglia, Silvano Rosetti e Sergio Squarzina, in scena nella rappresentazione - e del compianto Giorgio Gaudenzi, negli anni in cui fu direttore didattico della Scuola Mordani. Dopo essere approdato all’Opera di Firenze e prima delle repliche previste al Teatro Comunale di Ferrara e al Regio di Parma, Il viaggio di Roberto torna a calcare il palcoscenico che ne ha visto il debutto nel 2014: “È un’occasione per riprendere le fila di un problema ben noto e di dare risposte al presente, alla crisi della contemporaneità - spiega il regista Alessio Pizzech - Riallacciando i nodi di una società in cui siamo sempre più incapaci di ricostruire racconti collettivi, fondamentali per il passaggio intergenerazionale, ossia per far sapere cosa lasciamo a chi viene dopo di noi”. L’opera è articolata su diversi piani narrativi che corrispondono ad altrettanto piani musicali: se il livello dei vivi (Ines e Vittorio) è dominato dalla parola recitata, il piano della visione è invece affidato alla parola cantata: la musica è costruita di “memorie musicali”, integrate a materiale creato con una sequenza di sei note ricavata traslando in suoni il numero di matricola di Roberto, 167973. “L’impianto rimane lo stesso - sottolinea il compositore Paolo Marzocchi, descrivendo le novità della versione che sarà in scena domenica - quindi il quartetto di percussioni che considero essenziali, ma il tessuto che era cameristico si sviluppa in un’orchestra più corposa... un percorso già intrapreso lo scorso anno per il Maggio Fiorentino ma oggi ulteriormente ampliato e meglio definito.
Cambia qualcosa anche nella tessitura delle voci soliste, ma rimane il quartetto vocale, come il coro di bambini che è ancora quello della Scuola Mordani, la stessa scuola che fu di Roberto, quindi anch’esso un simbolo”. Nato a Torino nel 1929, Roberto giunge a Ravenna nel ’37 a seguito del trasferimento del padre - il generale Armando Bachi - chiamato ad assumere il comando della divisione di fanteria Rubicone di stanza in città. Frequenta la Scuola Elementare Mordani solo per un anno perché la famiglia si deve trasferire in seguito alla proclamazione delle leggi razziali del ‘39. Nell’ottobre del 1943, durante un rastrellamento tedesco presso Torrechiara (Parma), padre e figlio vengono riconosciuti come ebrei e arrestati: il padre è mandato direttamente alle camere a gas, Roberto parte alla volta del campo di lavoro di Auschwitz-Monowitz. Le ricerche condotte dalla madre svelano che Roberto è morto probabilmente di tubercolosi nel ‘44. Nel comporre il libretto Guido Barbieri ha scelto di concentrarsi sul “buco, nero e profondo, oltre a quello che circonda la sua morte: il viaggio. Quei sei giorni, tra il 6 e il 12 dicembre, che lo hanno fatto arrampicare su per l’Europa, tra quattro pareti di legno senza finestre. La memoria di quel viaggio non ha lasciato alcun oggetto dietro di sé” (Comunicato Stampa) Info e prevendite: Biglietteria Teatro Alighieri - www.teatroalighieri.org Biglietti (posto unico): intero 12 € ridotto 10 € (under 18 e universitari 5 €)

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