RICORDO DEL SOPRANO FIORENTINO JOLANDA MENEGUZZER, MAESTRA DI MUSICA E DI VITA

Era nei cuori dei suoi allievi, Jolanda Meneguzzer, il soprano fiorentino che ci ha lasciato poche ore fa. Inutile cercare informazioni su di lei nelle Enciclopedie e la stessa rete ne è avara; certo è che un altro soprano lirico-leggero, Patrizia Cigna, sua allieva, postava ieri sulla sua pagina Facebook la triste notizia: “Questa mattina se n'è andata Jolanda Meneguzzer, mia Amata Insegnante di canto. Grande Cantante, come non ce ne sono più in giro, e grande Donna. Grazie per tutto quello che mi hai insegnato! A lei tutto il mio affetto e le mie condoglianze a suo figlio Cesare Trevigne.”. Di Jolanda Meneguzzer, che non ho mai avuto l’occasione di ascoltare dal vivo, anche se nella stagione 1967/1968 fu Serafina in un donizettiano Campanello dello speziale al Teatro Verdi di Trieste accanto a Giuseppe Zecchillo e Alfredo Mariotti, in una serata composita che ruotava attorno al debutto di Magda Olivero in La Voix humaine di Poulenc/Cocteau e terminava con Partita a pugni di Veri Tosatti, cui non ebbi la fortuna di assistere, di Jolanda Meneguzzer, dicevo, mi colpirono il cognome esotico, le parole sgarbate che le riservò un celebre critico discografico a proposito dell’incisione Deutsche Grammophon di La Bohème in cui è Musetta, e la purezza del canto, quando finalmente la ascoltai nei brani che la rete ci restituisce. Leggendo l’intervista pubblicata online dal sito Opera Warhorses, dell’artista si scoprono cose piuttosto interessanti: non la data di nascita, che potremmo però situare negli anni Venti del secolo scorso. Jolanda Meneguzzer fu iniziata alla musica da sua madre, Mafalda Zonaro, pianista, che la mise al pianoforte all’età di quattro anni e mezzo. “Vivendo in Lombardia”, raccontava la Signora, “i miei genitori mi portavano spesso alla Scala, ricordo ancora che i primi spettacoli cui assistetti, furono l’Amore delle tre melarance e il Campiello di Wolf-Ferrari che molti anni dopo cantai alla Fenice come Gasparina e registrai a Milano, presso gli studi RAI nel personaggio di Gnese.”. La famiglia Meneguzzer era sistemata in un palco accanto a quello centrale, che ricordava ancora Jolanda, poi, adulta, avrebbe guardato dal palcoscenico quando fu ospite delle stagioni scaligere. La mamma: “Mia madre fu un’insegnante dura e inflessibile, ma devo a lei l’aver imparato perfettamente la musica, uno studio che, al giorno d’oggi, non mi pare più essere prioritario nei giovani che si accingono a voler fare questo mestiere, ma che io ancora ritengo essere tale.”.
La Maestra: Jolanda fu allieva a Firenze di Nerina Baldisseri: “La madre della mia Maestra, era stata allieva della Signora Marchesi, e assistette anche a lezioni che al pianoforte furono accompagnate da Charles Gounod. Nerina Baldisseri cantò per pochi anni, ma con buon successo. Lasciò la carriera per ragioni di famiglia dopo aver interpretato Barbiere, Rigoletto, Mignon, Ugonotti, la Manon di Jules Massenet, e dopo aver partecipato a numerosi concerti, per esempio accanto al grande De Luca ecc. La Signora Baldisseri era amica di amici della mia famiglia e così ho iniziato a studiare canto con lei; ho poi studiato con molti altri maestri, ma vocalmente è stata lei la mia unica maestra. Sino all’ultimo, nelle pause di lavoro, che io cercavo sempre di trascorrere a casa mia, a Firenze, sono andata da lei a far accordare lo strumento dal liutaio. Dalla prima all’ultima lezione, la mia Maestra non mi fece MAI esempi in voce, io, viceversa, con i miei studenti ho sempre preferito farli, perché li ritengo sommamente utili.". Lo studio: “Durante la Guerra non ho mai smesso di studiare; fu un periodo molto difficile, anche perché Firenze, occupata dai Tedeschi, era ripetutamente bombardata dagli Alleati procurando entrambi morte e distruzione, ma noi ragazzi studiavamo ugualmente col massimo dell’impegno e le scuole bene o male funzionavano. Io frequentavo allora il Liceo Artistico; dalla mia classe uscirono grandi architetti fra i quali Luigi Caliterna che progettò e vide realizzati diversi teatri in Italia. Zeffirelli, invece, col quale poi ho avuto l’onore e il piacere di lavorare diverse volte, nello stesso periodo studiava all’Accademia.". Il debutto fiorentino: “Il mio debutto avvenne a Firenze nel 1957, nel pieno della stagione del Maggio Musicale Fiorentino, di cui mi considero una figlia, avendo poi partecipato ad altre otto edizioni, in stagioni estive e invernali. Il Maestro Siciliani, non appena e mi sentì cantare, volle che debuttassi subito nel Festival. Non avevo mai eseguito né opere né concerti, né tanto meno provato in orchestra, ma il Maestro fu inflessibile; debuttai così nel magico Giardino di Boboli come Euridice in Orfeo di Monteverdi.".
Il timor panico: “Fino all’ultimo giorno della mia carriera ho provato paura e non me ne vergogno, anche se poi è sempre andato tutto bene ma quanto batticuore in vent’anni di carriera!"." Sullo studio dai dischi: “Come tutti gli aspiranti artisti, non era inusuale che studiassi anche sulle incisioni dei grandi; ho adorato la Callas, che credo abbia influenzato tutti gli studenti della mia epoca, ma cercavo sempre, in ogni artista di cui ascoltavo le prestazioni, di capire e comprendere segreti e motivazioni che lo spingevano a interpretare la musica e il personaggio a quel modo."." Sulla sua voce: “La mia voce era piena nel centro, colorata nel basso e facile ai virtuosismi nell’alto, grazie anche a una tecnica che aveva raggiunto un’apprezzabile solidità.”." La carriera: “Ho interpretato cinquantasei ruoli spaziando da Monteverdi, Peri, Händel, Pergolesi, Mozart, Salieri, Paisiello, Cimarosa, Donizetti, Rossini, Bellini, Verdi, Gounod, Puccini, Richard Strauss, fino a Vlad, Castelnuovo Tedesco, Prokofiev, Sciostakovic, Patrassi, Veretti, Strawinski. Mi pare che siano in pochi oggi, tra coloro che si affacciano sul palcoscenico, a possedere le mie caratteristiche vocali, mie e di molti altri colleghi della mia epoca naturalmente, anche perché mi pare che oggi regni molta confusione tra gli stessi insegnanti e nei conservatori.". Il debutto negli Stati Uniti: “Il Maestro Adler, a San Francisco, era in conoscenza con la Signora Finzi, agente milanese che si rivolse a me - io, allora, avevo già una buona fama in Italia – perché, per sue situazioni familiari, la Signora Sciutti non aveva ottenuto il visto per gli USA. Allora l’America era un po’ più puritana, ma in fondo per me fu un’occasione imperdibile, certamente tra le più importanti della mia carriera. Ho ricordi bellissimi del mio debutto americano, non ultimo la cavalla che mi avevano affidato in Figlia del Reggimento. Non avevo mai cavalcato e avevo paura, ma avendo la passione per gli animali, e avendo già lavorato in teatro con animali - nel 1959 Zeffirelli, nella sua splendida regia di Orlando di Händel, mi aveva affidato un agnellino che si rivelò splendido collega e che io spesso mi portavo anche a casa - ho superato la prova. L’applauso di accettazione della sala non lo dimenticherò mai; del resto avevo studiato il ruolo di Maria in venti giorni e in quel periodo mi attendeva anche il debutto in Don Giovanni, nel ruolo di Zerlina.".
Disneyland: "Colleghi e altri personaggi del palcoscenico sapevano del mio desiderio di visitare Disneyland; dopo il debutto a San Francisco incontrai a teatro il Maestro Adler sempre grintoso, ma con un abbozzo di sorriso. Mi disse: Lei è stata brava, andiamo a Disneyland, a patto che nessuno lo sappia: me lo deve promettere. Andiamo domattina. La mattina seguente trovai una macchina ad aspettarmi fuori dell’albergo e quella fu una giornata incredibile in compagnia di un sorridente e divertente giovanotto, così diverso dal burbero maestro! Sembravamo due ragazzi e il divertimento fu spensierato e innocente: abbiamo provato tutti i giochi e le giostre, visto e comprato quanto era offerto come gadget colorati. Poi il Maestro tornò quello di sempre, un po’ distante e serissimo, senza confidenze; avevo avuto un premio, il mio premio!”. Altri debutti: “In ottobre superai l’audizione per la Nannetta nel nuovo allestimento di Elemer Nagy del Falstaff di Verdi con il baritono gallese Sir Geraint Evans nel personaggio centrale, il baritono scozzese Thomas Stewart era Ford e Giulietta Simionato era una Quickly di extralusso. Subito dopo ci fu il debutto in Don Giovanni: un’edizione di cui il basso italo-americano Giorgio Tozzi era il protagonista, il soprano catalano Victoria de Los Angeles era Donna Anna, Elisabeth Schwarzkopf era Donna Elvira, e Sir Geraint Evans Leporello.
Quel Falstaff fu per me meraviglioso, anche se già avevo debuttato nell’opera nel 1961 a Siena, presso il Teatro de’ Rinnovati, con colleghi del calibro di Mariano Stabile, Marcella Pobbe, Fedora Barbieri, Giuseppe Baratti e Giulio Fioravanti, ma il cast di quella produzione americana non fu da meno e l’atmosfera che si respirava sempre a San Francisco era perfetta per lavorare con gioia e armonia, anche grazie all’onnipresente Maestro Adler che seguiva tutti con la sua competenza affettuosa. Così fu per Don Giovanni, anche perché già conoscevo Zeffirelli, avendo già lavorato con lui alla Scala e al Maggio Musicale Fiorentino. Il Maestro Adler, che mi ha voluto anche l’anno successivo, mi contattò direttamente e mi propose La Sonnambula accanto a Joan Sutherland. Ho accettato il ruolo ingrato di Lisa perché per l’occasione avrei avuto accanto una spettacolare Amina che mi sono goduta nota per nota.
Molto diversa dalla Callas, perché diversa era la creatura che cantava, diversi i luoghi d’origine, diversa la formazione artistica. Di fronte a due stelle del genere chi può dire quale splendesse di più? La Callas, purtroppo, non l’ho mai incontrata, ma la Sutherland sì, ed è stato uno degli incontri più emozionanti della mia carriera.”. Gli incontri: “Sfogliando gli album dove ho raccolto articoli e locandine, mi rendo conto di essere stata molto fortunata ad aver potuto conoscere e cantare con sommi artisti della mia epoca. Il mio incontro con Leontyne Price, fu altrettanto emozionante. Mi definiva il suo portafortuna e forse un po’ lo fui, perché i suoi debutti in Donna Anna e in Amelia, che io tenni a battesimo, furono memorabili. Giulietta Simionato e Fedora Barbieri furono le mie Mrs. Quickly preferite ed amate, Elisabeth Schwarkopf fu una Contessa in Capriccio e una donna Elvira che non potrò mai dimenticare. Così tanti tenori come Alva, Valletti, Cioni, Konya, Bergonzi, Baratti, bassi come Washington, Rossi-Lemeni, Raimondi, Montarsolo e baritoni - colore maschile che amo molto - come Panerai, Capecchi, Bruscantini. Con colleghi di questo calibro era impossibile non trovarsi a proprio agio e dare il meglio di sé sul palcoscenico ed io posso ben dire di essere stata sempre amata e rispettata in ogni angolo del mondo.". I Maestri: “Ho un ricordo caro del Maestro Piero Bellugi. E’ stato un grande amico col quale ho sempre lavorato con molto entusiasmo. Era un uomo che spesso si rifugiava in un mondo tutto suo, molto lontano dalla realtà.
Ricordo che, una volta, a San Francisco, alloggiando in appartamenti molto vicini tra loro, mi aprì la porta disperato perché non riusciva più a trovare il telefono; glielo ritrovai io, chiuso nel frigorifero, dove era stato confinato perché suonava troppo spesso, disturbando il Maestro che doveva studiare. E’ stato un ottimo musicista, raffinato e dotatissimo, indubbiamente tra i direttori d’orchestra con i quali ho lavorato con più piacere, anche se mi piace ricordare altri nomi. Claudio Abbado, con cui feci Margherita nel Faust di Gounod a Reggio Emilia nel 1963, accanto a Flaviano Labò e Raffaele Arié, Antonino Votto, con cui incisi Musetta ne La Bohème, e Tullio Serafin che incontrai a Firenze, sempre in Bohème, accanto a Renata Tebaldi.". La situazione culturale italiana “L’Italia è stata la culla dell’opera, ha dato al mondo autori, interpreti e musicisti che hanno fatto la storia di questo genere musicale, ma purtroppo in pochi sembrano ricordarlo. Mi auguro che in America, in Asia e nel resto d’Europa la cultura, in ogni suo campo, sia ancora amata e tutelata com’è da tradizione; l’uomo non può vivere senza cultura e credo in particolar modo senza musica; le nuove generazioni devono proteggere con tutte le loro forze questo immenso patrimonio che noi, addetti ai lavori di tutti i tempi e tutti i luoghi, ci siamo sforzati di creare e di accrescere col nostro talento e la nostra passione.”. Che dire? Profetica, la Signora Meneguzzer cui auguriamo di riposare nella luce della musica. 7/06 Nelle foto in pagina alcune immagini della carriera di Jolanda Meneguzzer e la copertina di La Bohème incisa per Deutsche Grammophon. di Rino Alessi bellaunavitaallopera.blogspot.com

Commenti

  1. Solo ora apprendo della Sua scomparsa. La mia grande, amata e impagabile maestra di canto. Quella che alla seconda lezione mi aveva già cambiato, dando un senso alla mia grande passione della vita. Mi aveva proposto di continuare a cantare con lei, ma la vita mi ha portato altrove, verso altri luoghi e altre cose; ma le sue parole, le ultime per me, le porterò sempre dentro al cuore....."comunque vada, fai sentire la tua voce". La sua non la dimenticherò mai.
    Un abbraccio a suo figlio che ho conosciuto al pianoforte da bambino e che ora sarà di certo un grande uomo.
    Silvio Carobbi

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