A colloquio con Armando Ariostini vincitore del trentatreesimo Premio Internazionale dell’Operetta che gli sarà attribuito durante il Gala dell’Operetta e del Musical al Politeama Rossetti di Trieste

Nel corso del Galà dell’Operetta e del Musical del ventotto dicembre prossimo al Politeama Rossetti di Trieste sarà̀ consegnato ad Armando Ariostini il trentatreesimo Premio Internazionale dell’Operetta.
Artista versatile, il suo repertorio ha spaziato dal Barocco alla musica contemporanea, Ariostini vanta un forte legame con il Teatro Verdi di Trieste dove debuttò giovanissimo ne La Bohème di Puccini, - era Schaunard accanto al Marcello di Lorenzo Saccomani -, per poi tornarvi ripetutamente, spesso ospite del Festival dell’Operetta. Oggi Armando vive l’età della pensione dividendosi fra le cure che presta agli “illustri ospiti” di Casa Verdi, l’insegnamento e qualche sporadica partecipazione, in ruoli di caratterista, a spettacoli di teatro musicale, uno fra i tanti La Bohème al Teatro dell’Opera di Roma. Milanese di nascita ma di origini perugine, Armando Ariostini ha iniziato gli studi nella sua città con Lia Guarini, proseguendoli poi come “cadetto” alla “Scuola di perfezionamento per Artisti Lirici del Teatro alla Scala” sotto la guida del direttore d’orchestra di origini triestine Edoardo Müller, di Giulietta Simionato e di Gina Cigna. In questo periodo è stato finalista, e spesso vincitore di numerosi concorsi internazionali, tra cui il “Voci Verdiane” a Busseto, il “Maria Callas” indetto dalla RAI, il “Laboratorio Lirico” di Alessandria che gli offrì il debutto mozartiano, e l’“Achille Peri” a Reggio Emilia. In operetta l’esordio fu clamoroso, Il Pipistrello di Johann Strauss spettacolo inaugurale del Carnevale veneziano del 1985 al Gran Teatro La Fenice, dove Armando si presentava per la prima volta, in uno degli spettacoli faro dell’era Gomez, sotto la direzione di Peter Maag, per la regia di Giuliano Montaldo. “Ne conservo un ricordo indelebile” ci racconta al telefono “avevo cominciato da poco, e Gabriele von Esisenstein è un personaggio vocalmente molto impegnativo, la tessitura è quasi tenorile. Io lo affrontai con naturalezza e questo fu apprezzato sia dal Maestro, sia da Montaldo, che al termine della prima recita mi presentò ai suoi ospiti del dopo teatro come il trionfatore della serata. Da allora posso dire di aver partecipato a tutte le esecuzioni più importanti de Il Pipistrello fatte in Italia: al Massimo di Palermo, al Massimo Bellini di Catania, all’Opera di Roma, alla Rai.
Fu alla Rai che Sesto Bruscantini, che interpretava il personaggio di Falke, mi propose di passare dalla chiave di baritono a quella di tenore. Non me la sentii, avevo interpretato già una trentina di personaggi baritonali e proseguii per la mia strada. Complessivamente di personaggi ne ho interpretati un centinaio e fra questi, una decina d’operetta.”. Quali i preferiti? “Eisenstein, l’ho detto, poi naturalmente Danilo de La Vedova allegra nell’operetta di Léhar che fu anche la mia ultima apparizione a Trieste nello spettacolo di Gino Landi con la direzione di Oren. Ero nato per interpretare quel personaggio, e l’ho fatto davvero tanto. Poi c’è stato, a Catania, il Principe Edvino de La Principessa della czardas di Kalman che Gino Landi voleva riproporre anche a Trieste, ma che rimase un’esperienza isolata.”. E poi? “Non posso dimenticare le tante recite che ho diviso con gli amici Daniela Mazzucato e Max-René Cosotti, a Trieste e in altre piazze. A Venezia nell’Orfeo all’inferno di Offenbach c’eravamo tutti e tre in un altro grande spettacolo della Fenice che si faceva al Malibran, diretto da Peter Maag e messo in scena da Cobelli.
Io ero Giove e con Daniela avevamo sempre un trionfo dopo il nostro duetto del moscone…”. Spaziando dal repertorio classico-operistico a quello operettistico e moderno, passando con elasticità dai ruoli buffi a quelli drammatici, grazie anche alle spiccate doti di cantante-attore che lo caratterizzavano, Armando Ariostini è stato invitato in importanti teatri e festival in tutto il mondo. Al Teatro alla Scala è stato nella Carmen e ne Il Viaggio a Reims rossiniano per la direzione di Claudio Abbado; all’estero ha cantato a Buenos Aires e alla Staatsoper di Monaco di Baviera, a Bordeaux, ad Avignone, a Santiago del Cile, all’Opernhaus di Zurigo dove è stato partner della Diva Gruberova in Linda di Chamonix. Il suo ritorno a Trieste lo rende felice. Quanto al Gala dell’Operetta e del Musical che come di consueto ospita il Premio Internazionale dell’Operetta, quest’anno si propone con alcune pagine inedite e inconsuete: dalla prima esecuzione a Trieste del brano d’influenza balcanica “To je bila ljubav”, da Anche gli zingari volano in cielo di Jevgenij Doga, alle melodie partenopee con “I‘ te vurria vasà“. Spazia da brani d’operetta tratti da La Contessa Mariza e La Danza delle Libellule, fino ai grandi titoli del Musical per concludersi con Beauty and the Beast di Alan Menken, fecondo compositore per la Disney. Protagoniste del concerto, insieme alla FVG Orchestra diretta da Romolo Gessi, le voci di Andrea Binetti e Ilaria Zanetti, Stefania Seculin e Gianluca Sticotti, con Sergey Kanygin e Jadranka Jovanović. Il Corpo di ballo è diretto da Noemi Gaggi. Presenta Umberto Bosazzi. 26/12/2023 di Rino Alessi Info: www.triesteoperetta.it bellaunavitaalloperablogspot.com

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