DOPPIA INAUGURAZIONE NEL NOME DI FIGARO: AL TEATRO VERDI DI TRIESTE A SERE ALTERNE IL BARBIERE DI SIVIGLIA DI ROSSINI E LE NOZZE DI FIGARO DI MOZART: SUCCESSO PER TUTTI, MA SOPRATTUTTO PER PIER LUIGI PIZZI

Inaugurazione doppia nel nome di Figaro con i capolavori di Rossini e Mozart in alternanza al Teatro Verdi di Trieste che ha aperto la stagione lirica 2025/2026 a ranghi dirigenziali finalmente completi. Riconfermato, dopo lunga attesa di ratifica da parte del ministero, il Sovrintendente Giuliano Polo che continuerà a essere affiancato da Enrico Calesso, guida stabile dell’Orchestra che in questi anni si è molto affiatata con il Maestro. A loro si aggiunge nel ruolo vacante di Direttore Artistico, Vittorio Vicari, già direttore artistico di Roma Tre Orchestra, un musicista ancora giovane e di belle speranze. A governare sul buon esito delle due nuove produzioni – il Barbiere rossiniano era però una rivisitazione dello spettacolo pesarese - era il decano del teatro italiano e internazionale Pier Luigi Pizzi, da tempo immemorabile assente dalle scene del Verdi e qui responsabile di regia, scene e costumi sia de Il Barbiere di Siviglia sia delle mozartiane Le Nozze di Figaro, primi due tasselli della trilogia su Figaro di Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais.
La terza parte, meno nota, non ha mai ottenuto il successo delle prime due. Coadiuvato da Massimo Pizzi Gasparon Contarini, da Serena Rocco e da Lorena Marin, Pizzi ha creato due spettacoli di grande fascino ed eleganza, in cui l’impianto neoclassico in bianco e grigio era ravvivato da costumi di grande sobrietà che calzavano a pennello a ogni singolo personaggio cogliendone perfettamente attitudini e carattere con un uso magistrale del colore. Sul fronte musicale Enrico Calesso otteneva dall’Orchestra stabile del Teatro Verdi in grande spolvero, dinamiche appropriate sia a Rossini sia a Mozart in un gioco di rimandi fra le diverse parti orchestrali che rendeva il dovuto omaggio ai due autori in cartellone. Se l’Orchestra e la compagine corale, qui a ranghi ridotti ma ben preparata da Paolo Longo, davano un apporto più che positivo all’assieme, non possiamo dire lo stesso delle due compagnie di canto, che - soprattutto in Rossini - non sembravano sufficientemente amalgamate. Barbiere e Nozze vivono, in fondo, del gioco di squadra che fra personaggi si crea in palcoscenico, qui ci è sembrato che ognuno eseguisse con scrupolo la propria parte, senza realizzare con i partner quei nodi complessi che continuamente si sciolgono per presto riannodarsi nel gran mare di avvenimenti che in palcoscenico si susseguono.
Nel Barbiere più del trio giovane formato da Alessandro Luongo, aitante protagonista, Annalisa Stroppa, graziosa Rosina, e Marco Ciaponi, Almaviva acerbo ma promettentissimo, ci hanno convinto l’esilarante Bartolo di Marco Filippo Romano, che sottolinea con una erre moscia imitata da tutti, il carattere dell’anziano spasimante della protagonista, e il suo sodale Basilio che Abramo Rosalen ha caratterizzato a puntino e con vera voce di basso. Nelle Nozze, complice anche l’accuratezza con cui erano eseguiti i recitativi accompagnati al cembalo da Adele D’Aronzo, il cast è sembrato più omogeneo e stilisticamente appropriato nella coppia formata da Simone Alberghini e Carolina Lippo un Figaro e una Susanna molto convincenti e complici.
Giorgio Caoduro, magnifico Figaro in passato, deve ancora metabolizzare il personaggio più complesso del Conte, ma ci regala un’aria cantata a regola d’arte, il che è raro. Ekaterina Bakanova è una valida Contessa e Paola Gardina un Cherubino forse più maturo del dovuto, ma di buoni mezzi vocali. Anche le parti secondarie vantano interpreti di cartello. E così Anna Maria Chiuri, lasciati i ruoli novecenteschi in cui brilla, è al tempo stesso la spiritata Berta del Barbiere e poi Marcellina nelle Nozze. Andrea Concetti è un autentico lusso nel Bartolo mozartiano e lo stesso può dirsi per il Basilio di Andrea Galli, il Don Curzio di Pietro Picone, la Barbarina di Veronica Prando. Una menzione speciale va però a William Corrò che è Fiorello nel Barbiere e, in Mozart, il giardiniere Antonio amante del buon bere. Nel complesso due spettacoli eleganti, raffinati, cui solo è mancata, alle prime, quella verve che Rossini e Mozart reclamano. Il pubblico li ha comunque apprezzati entrambi. 29/30 novembre di Rino Alessi. Foto di Fabio Parenzan. bellaunavitaalloperaq.blogspot.com

Commenti

Post popolari in questo blog

CANDIDE DI LEONARD BERNSTEIN CHIUDE LA STAGIONE LIRICA 2024/2025 DEL TEATRO VERDI DI TRIESTE

A OLTRE CINQUANT'ANNI DALL'ULTIMA ESECUZIONE A TRIESTE IL TRITTICO DI PUCCINI TORNA SUL PALCOSCENICO DEL TEATRO VERDI DI TRIESTE

SERATA VERDIANA AL CALOR BIANCO A TRIESTE CON UN RIGOLETTO MAGNIFICAMENTE INTERPRETATO DAL BARITONO MONGOLO AMARTUVSHIN ENKBATH