Riflessioni di Giovanni Boer, Parroco di Santa Eufemia e Santa Tecla a Grignano - IV Domenica Tempo Ordinario Anno B – Mc 1,21-28

Giunsero a Cafàrnao e subito Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: “Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!”. E Gesù gli ordinò severamente: “Taci! Esci da lui!”. E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: “Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!”. La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea. Uno sarebbe tentato di “sgattaiolare” e commentare l’espressione “insegnare con autorità”. E così evitare la faccenda del diavolo. Ma in questo brano il diavolo tiene parecchia parte, e del resto non rare volte nel vangelo il diavolo è oggetto diretto dell’intervento di Gesù. E allora qui non “sgattaiolo” e cerco di dire qualcosa sul diavolo, anche perché, se uno si mettesse a commentare la frase “insegnare con autorità”, dovrebbe fare i conti con il fatto che quella frase è strettamente collegata all’altra: “comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!”, e quindi il diavolo tornerebbe fuori lo stesso.
Si è cercato – anche a seguito alle riflessioni di alcuni studiosi – di dire che quando nei Vangeli si parla del diavolo in realtà si fa riferimento all’immaginario culturale del tempo antico, al quale Gesù si adatterebbe, e che in realtà si tratterebbe del modo di quel tempo di parlare sempre di tutte le varie forme delle malattie, anche psichiche. E molti si sono convinti di questo. In realtà non è così; basta leggere con attenzione il Nuovo Testamento, meglio ancora se in lingua originale, e basta leggerlo con attenzione anche se non si è credenti: ci si accorge che gli scrittori del Nuovo Testamento distinguono sempre in maniera precisa quando la causa di alcuni stati di malattia è direttamente satana, oppure quando abbiamo a che fare con malattie dalle cause più varie. E nel caso di Gesù, si può osservare bene che Egli si pone in maniera molto differente nei confronti di persone possedute o nei confronti di malattie.
Quando ritiene di trovarsi di fronte a satana, Gesù si comporta con chiarezza come davanti a una terza persona “intrusa”: cioè, sulla “scena” ci sono Gesù (1), la persona sofferente (2) e questa terza persona che Gesù chiama direttamente per nome (3). E questa persona intrusa reagisce nettamente con coscienza e consapevolezza dinanzi a Gesù. Nel caso delle malattie no, Gesù non si rivolge a una terza persona presente per dirle che se deve andare. È vero: alcune volte Gli evangelisti fanno notare che alcune malattie sono provocate direttamente da satana, ma la persona non è posseduta, non è schiava interiormente di satana. Dunque, gli autori del Nuovo Testamento distinguono nettamente tra malattia - eventualmente causata da satana - e possessione ad opera di satana. Il diavolo dunque per Gesù è una certezza, ed è un antagonista diretto di Gesù, anche se “se la piglia” con gli uomini. Vorrebbe un regno tutto suo, ma sa che Gesù è venuto per distruggere il suo potere. C’è, dunque, Satana; ed è presente in maniera diffusa e capillare, anche se variegata. Gesù esorcizza molte volte, come Lui solo sa fare, ma altre volte dove satana è ben presente Gesù non esercita alcun esorcismo: pensiamo a tutti i momenti della passione, o quando i suoi avversari fanno di tutto per screditarlo davanti al popolo ... Si comprende nettamente che quell’odio nasce da satana, ma Gesù in quei casi non utilizza l’esorcismo. Questo farà capire ai suoi discepoli che non tutte le azioni di satana si possono combattere con gli esorcismi. Alcune presenze di satana possono soltanto essere combattute con la conversione. E comunque, anche dopo una liberazione con l’esorcismo, Gesù fa capire che la persona liberata deve “menare” un tipo di vita conforme alla libertà ricevuta da Gesù. Perché il diavolo può tornare. E il peccato può attanagliare uno peggio di prima. Non c’è lo spazio per riflettere ulteriormente su questa realtà, assai negativa e vera purtroppo. E ognuno di noi potrà approfondire parlando con persone che abbiano esperienza di ciò. Però una cosa va ricordata: ci sia compagno nel nostro viaggio quotidiano il nome di Gesù, non di un Gesù frutto di fantasie, sentimenti o idealismi, ma del Gesù vero Dio e vero Uomo, del Figlio di Dio incarnato. Ci sia compagno il Suo nome ogni giorno, e invochiamolo, sia per fare discernimento, sia per stare in Sua compagnia. Questo è quello che conta. Pace e Bene. Carissime e carissimi tutti ...
Visto che non ho sgattaiolato prima, adesso posso tornare sull’insegnamento con autorità. Potremo commentare questo “insegnare con autorità”, ricorrendo in primissima battuta – come faremo peraltro dopo – a quello che sappiamo della tradizione rabbinico giudaica, che ci è testimoniata dagli scritti rabbinici a partire dal 200 d. C (Mishnàh - Talmud). Invece, cerchiamo di raccogliere qualche dato all’interno del testo stesso dei Vangeli. Per esempio qui dallo stesso Marco. L’insegnamento con autorità è accostato al fatto che con la Sua parola Gesù comanda agli spiriti immondi e questi devono obbedirgli. E il contesto ci permette di dire che devono obbedirgli “senza storie”, immediatamente. Magari Gesù può “perdere un po’ di tempo” a parlare con satana – accade in qualche esorcismo – ma, quando comanda, “non c’è storia”, il diavolo può solo andarsene, e subito; certo, facendo magari parecchia confusione, per tentare di dimostrare che lui, il diavolo, è sempre qualcuno. Dagli altri vangeli (Matteo, Luca, Giovanni) ciò che ricaviamo sull’insegnamento di Gesù a partire dai commenti della folla o degli stessi rabbini, o dai dottori della Legge/Toràh è che, quando Gesù interpreta la Scrittura (quella che noi chiamiamo Antico Testamento), non rare volte fa capire, da come parla, che quella che Lui dà è l’unica spiegazione da parte di Dio.
Prendiamo per esempio il discorso della Montagna o delle Beatitudini così come riportato da Matteo e da Luca. “Avete sentito che fu detto ... Ma Io vi dico...”. Oppure a Nazareth, dopo che in Sinagoga ha letto un passo del profeta Isaia, Gesù afferma con evidente certezza e autorità che la profezia che ha appena letto si è compiuta: riguarda proprio Gesù. Basta vedere ancora come Gesù parla nei lunghi discorsi che ci riporta Giovanni, il quale certo fa una sintesi ma ci riporta il contenuto esatto dei Suoi discorsi e anche spesso lo stesso modo di parlare di Gesù. Oppure, guardate come Gesù spiega ai due discepoli di Emmaus le Scritture che si riferiscono alla Sua passione e risurrezione. Dunque: insegnare con autorità, stando ai dati dei Vangeli – pochi e al tempo stesso più che esaustivi – vuol dire che Gesù interpreta la Scrittura in maniera differente dagli altri maestri, e con una “certa qual” (per usare un’espressione cara al don Lisander, al Manzoni) determinazione. Gesù intende dire spesse volte che ciò che dice la Scrittura significa quello che sta dicendo Lui, non altro. In un certo senso “chiude la questione”. Si può dire che non ammette contestazioni, ma non perché è orgoglioso o pieno di sé, ma perché fa capire che quello che Lui dice è il senso che Dio ha voluto mettere in quelle parole della Scrittura.
Se facciamo riferimento alla letteratura rabbinica scritta, che abbiamo a partire dal 200 d.C., e se supponiamo che possa riportarci in maniera del tutto aderente la prassi in vigore al tempo di Gesù, o almeno in buona parte quella prassi, possiamo dire che i rabbini nel commentare la Scrittura citavano i maestri più antichi con i loro commenti, e poi aggiungevano la loro propria interpretazione. Come se io oggi, per spiegarvi qualcosa sui Vangeli, dicessi pressapoco: “Origene (III sec. d.C.) ha commentato così, Girolamo (IV sec. d.C.) così, San Tommaso d’Aquino così (XII/XIII sec. d.C.) ... il Cardinal Martini così, il Cardinal Caffarra così, il cardinal Kasper così, mons. Renato Corti così, il cardinal Ravasi così ... Io, da parte mia vi dico questo”, e magari prendo le distanze da tutti quelli che ho citato, o soltanto da qualcuno di loro. I conti alla fine comunque tornano: Gesù pretende di dare la spiegazione esatta e unica. Nessun altro se lo sarebbe permesso. E poi, la Sua Parola si impone anche sui diavoli. Magari potessi farlo anch’io! Vi saluto e vi benedico.

Commenti


  1. Dal lat. auctorĭtas -atis ‘legittimità’, der. di auctor -oris ‘autore’ •sec. XIII.
    Egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi.
    Lui la Sapienza Incarnata colui che ha scritto il vecchio testamento ( anche il nuovo dopo) stava
    spiegando la Torah nella sinagoga.
    Chi meglio dell'autore puo' conoscere il significato o il peso che si nasconde dietro una parola.
    Illuminante come sempre Don Boer.

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