TRIONFALE INAUGURAZIONE DI STAGIONE AL TEATRO VERDI DI PORDENONE CON LA GUSTAV MAHLER JUGENDORCHESTER. Applauditissimo Gautier Capuçon

Li avevamo lasciati a Pordenone in primavera e li abbiamo ritrovati sul palcoscenico del Teatro Verdi a fine estate per terminare con due spettacolari concerti il loro tour europeo 2018. Parliamo naturalmente della Gustav Mahler Jugendorchester, la principale orchestra giovanile al mondo, fondata a suo tempo da Claudio Abbado, che ha scelto anche per il 2018 Pordenone e il suo Teatro come tappa della sua residenza. Il ritorno della GMJO, conferma il riconoscimento per l’impegno e la visione artistica del Teatro Verdi di Pordenone, sempre più impegnato nella creazione di un palcoscenico capace di valorizzare giovani e straordinari talenti, un obiettivo raggiunto grazie anche al decisivo supporto della Regione Friuli Venezia Giulia che ha fortemente creduto e sostenuto questo percorso. La Gustav Mahler Jugendorchester si è presentata a Pordenone dopo aver fatto tappa, fra l’altro, al Festival di Salisburgo, all’Elbphilharmonie di Amburgo, alla Semperoper di Dresda. L’eccezionale livello artistico degli orchestrali - centocinquanta i giovani musicisti di vari Paesi europei - la rende oggi la compagine giovanile più famosa al mondo. La residenza estiva nella Regione Friuli Venezia Giulia si è avvalsa della direzione di Lorenzo Viotti, svizzero, figlio d’arte ed entrato da poco nell’Olimpo delle migliori bacchette internazionali, e ha avuto un preludio ferragostano con due concerti nella Basilica di Aquileia e al Teatro Verdi di Gorizia, due luoghi simbolo della regione, preceduti da una prova aperta a Pordenone culminata in una serata di musica libera nel centro storico cittadino.
La kermesse si è conclusa trionfalmente con i due concerti di settembre che inauguravano la stagione teatrale di Pordenone. Valore aggiunto delle due serate, che hanno fatto registrare entrambe il tutto esaurito, è stata l’esibizione di Gautier Capuçon come violoncello, solista (e non solo), una star francese di grande popolarità internazionale. Se la prima delle due serate era stata ideata all’insegna della Passione, parola chiave che univa i tre capolavori di Wagner, Šostakovič e Čajkovskij in programma, ecco che la seconda annunciava un programma altrettanto appassionante con Verdi, Dvořák e Mahler in locandina: tre pagine immortali della grande letteratura sinfonica per due ore di grande musica. Lo scaramantico aperitivo verdiano con l’Ouverture de La Forza del destino restituita dai giovani musicisti con trascinante energia imprimeva un carattere potente all’intero programma del concerto. Il tema iniziale dell’opera che la leggenda vuole porti sfortuna, è lirico e drammatico, al tempo stesso. Ed è soprattutto un banco di prova per verificare la coesione di una grande compagine orchestrale e il suo affiatamento con il direttore. Verificato il tutto, il programma è proseguito con altre due opere di grande intensità, a cominciare dal Concerto per violoncello di Dvořák: composto negli anni del soggiorno americano del compositore boemo, è considerato il suo testamento spirituale, oltre che un felice esempio di armonia tra struttura classica e folklore popolare.
Qui direttore e orchestra si sono messi al servizio del solista, un Gautier Capuçon in stato di grazia, e della sua straordinaria cavata capace di tenere testa ai flutti di suono della compagine strumentale nei pieni d’orchestra e di dialogare con essa nei pianissimi più estenuati ed espressivi che contraddistinguono i momenti meditativi dell’emozionante Adagio ma non troppo al centro della composizione. Applaudito a lungo da pubblico e orchestra Capuçon ha voluto coinvolgere la sezione tutta femminile dei violoncelli della GMJO in un gradevole bis di Pablo Casals e dopo aver galantemente offerto omaggi floreali alle colleghe, si è ripresentato nelle fila, tutte femminili, della sezione come semplice strumentista nella celeberrima Sinfonia n.5 in Do diesis minore di Gustav Mahler cara a Visconti che ne utilizzò lo struggente Adagietto come colonna sonora del suo Morte a Venezia. Un preludio al Novecento che celebra il trionfo dell’uomo sul dolore e sulla morte e che meglio di altri esprime il senso tutto mahleriano di un profondo distacco dal mondo che l’esecuzione, a tratti esteriore e finalizzata soprattutto a fare effetto con un gioco di contrasti dinamici portati all’esasperazione, del giovane Viotti non ha che in parte colto.
Di là del piacere di ritrovare una compagine orchestrale di assoluta eccellenza a Pordenone, l’occasione è stata utile per verificare come con rinnovata energia la città del Friuli occidentale e il suo Teatro si confermano centro di riferimento del circuito europeo della musica classica e sinfonica. L’accoglienza riservata da Pordenone ai centocinquanta ragazzi - tra musicisti e staff - dell’Orchestra, è stata, infatti, esemplare: il Teatro ha aperto le porte per le prove dei concerti mentre hotel, ristoranti e locali hanno registrato il pieno di presenze; numerosi negozi hanno creato vetrine ispirate alla musica e offerto spazi per esibizioni concertistiche estemporanee: situazioni di musica diffusa e itinerari musicali all’insegna dell’ascolto e della convivialità. Un bell’inizio di stagione per il Teatro Verdi di Pordenone non c’è che dire. Foto: Elisa Caldana Info: www.comunalegiuseppeverdi.it di Rino Alessi 7/09/2018 bellaunavitaallopera.blogspot.com

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