DALL'ARCHIVIO DI REPUBBLICA 1985: E' SCOMPARSO IL MAESTRO FRANCO FERRARA
FIRENZE - A meno di una settimana dal premio "Una vita nella musica", che gli è stato consegnato domenica scorsa a Venezia, sul palcoscenico del Teatro La Fenice, Franco Ferrara è morto, venerdì notte, a Firenze, stroncato da un' improvvisa crisi cardiaca. Aveva settantacinque anni. Si trovava a Firenze in quanto componente la giuria del quarto concorso internazionale per direttori d' orchestra "Vittorio Gui", che ogni anno viene promosso dal Teatro Comunale. Aveva partecipato ai lavori della giuria fino a poco prima di sentirsi male. A proposito del premio "Una vita nella musica" che era stato attribuito a lui e a Gianandrea Gavazzeni, Ferrara ci aveva detto "forse non me lo merito neanche. In tutti i modi ringrazio. Io non so parlare in pubblico. Farò un grande inchino. Non posso neanche dirigere un pezzo per ringraziare...". E così, lo hanno potuto verificare i telespettatori lunedì scorso, quando la cerimonia è stata teletrasmessa in differita, come Ferrara si è comportato. Per lui, a Venezia, aveva parlato Gavazzeni, ricordando come, per motivi di salute, la carriera di Ferrara si svolgeva da anni lontana dal podio: "ma nel mondo della musica" aveva detto "tutti sono d' accordo che sarebbe stato il più grande della nostra generazione. Lo vidi dirigere prima della guerra e lo ricordo come un avvenimento eccezionale". Franco Ferrara, intervistato da Anna Maria Mori, ricordava così la prima volta in cui cadde semisvenuto dal podio: "dirigevo la sinfonia del Nuovo Mondo di Dvorak al Teatro Adriano di Roma, aveva appena attaccato il corno, e io sono caduto... Mica svenivo: cadevo ad occhi aperti e questa era la mia grande, terribile, vergogna. Ce l' ho ancora oggi". Era il 1940. Poi, quando il fatto si ripetè nel corso di un concerto della Rai, sempre a Roma, Ferrara decise di chiudere, di non affrontare più in pubblico, la direzione d' orchestra. Iniziò a dirigere musiche per film. E' diretta da lui, ad esempio, la Settima di Anton Bruckner che fa da commento alle straordinarie immagini di Senso, uno dei capolavori di Luchino Visconti. Dal 1958 Ferrara, che era nato a Palermo, e aveva studiato con Nordio, con Consolini, con Ivaldi e Belletti, iniziò a tenere corsi di direzione d' orchestra. E da allora erano stati più di cinquecento gli allievi di direzione d' orchestra che aveva avuto, tra essi Riccardo Muti e Riccardo Chailly, Adam Fischer e Daniel Oren, Andrew Davis e Edo De Waart, Eliahu Inbal e Zoltan Pesko. Nel 1981, quando la Rai volle festeggiare i suoi settant' anni, giunsero numerosissimi a Ferrara, gli attestati di stima: Carlo Maria Giulini ("crede che Franco Ferrara sia il più grande talento di direttore d' orchestra del nostro tempo") e Leonard Bernstein ("ritengo che egli, più di qualsiasi altra persona che io conosca, abbia nutrito giovani talenti e - con generosità e genio - abbia aiutato a perpetuare i tradizionali standards che mantengono viva la musica attraverso la storia"), Lorin Maazel ("tutti noi, artisti impegnati, gli siamo grati per il suo esempio, un faro che ci illumina e ci guida") e Seiji Ozawa ("mi auguro che egli possa continuare per tanto e tanto tempo ancora a provocare grandi stimoli nei giovani direttori d' orchestra"). E ci si ricordò, in quell' occasione, di come nientemeno che Herbert von Karajan potesse essere preso da accessi di grande nervosismo se soltanto veniva a sapere che in sala, ad ascoltarlo, c' era Franco Ferrara.
di RINO ALESSI
La Repubbllica
08 settembre 1985
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