UNA PRIMADONNA OLANDESE DEL VIOLONCELLO E SUO FRATELLO NEL SECONDO CONCERTO DI "PLAYING BEETHOVEN" , IL FESTIVAL DI CHAMBER MUSIC AL TEATRO MIELA DI TRIESTE: SUCCESSO VIVO

Piccolina e minuta, quasi nascosta dal suo prezioso violoncello Rombouts da cui sa ricavare suoni preziosi Ella van Poucke, vincitrice dell’importante Premio Chigiana 2017 e poi premiata con il Grachtenfestival Prize è, nonostante la giovane età, una primadonna del violoncello. Fasciata in un abito lungo nero di linea semplice in netto contrasto con le calzature bianco panna, la giovane primadonna si è presentata in un programma tutto beethoveniano sul palcoscenico triestino del Teatro Miela, protagonista del secondo concerto del festival “Playing Beethoven” di Chamber Music Trieste. Due repliche, alle 18 e alle 20.30, accanto al fratello pianista Nicolas, con cui fanno coppia in palcoscenico dal 2010 e con cui l’affiatamento è più che familiare. Il programma, come per il precedente concerto della settimana scorsa di “Playing Beethoven”, è interamente dedicato nel duecentocinquantesimo anniversario della nascita a Ludwig van Beethoven, e completa l’integrale delle sonate per violoncello e pianoforte del Genio di Bonn con l’op.5 n.1 e le op.102 n.1 e n.2 eseguite senza soluzione di continuità. La Sonata op. 5 n.1 in Fa maggiore, composta nel 1796, risente delle influenze, soprattutto mozartiane, del primo Beethoven e vede il pianoforte al centro della composizione. E’ lui che porta avanti il discorso musicale ed è sempre lui a proporre, in un gioco di rimbalzi e rimandi sonori, raffinatissimo, i nuovi spunti tematici.
E’ una gioia per le orecchie ascoltare quest’opera classica sì, ma dalla grande forza espressiva celata sotto la cenere, nell’esecuzione della giovane coppia di fratelli olandesi, membri fondatori dell'Amsterdam Chamber Music Festival. Pochi sguardi, appena percettibili, qualche scarno cenno del capo da parte di Ella, evidenziano la complicità che i van Poucke esibiscono con riservato orgoglio. Il bel suono che entrambi ricavano dal rispettivo strumento, trova un valore aggiunto nella preziosa Camera Acustica che Chamber Music ha realizzato, con Suono Vivo, per racchiudere in un piacevole colpo d’occhio i musicisti in scena, oltre che per valorizzare al meglio l’acustica della loro squisita performance.
Il programma prosegue con le Sonate op- 102, composte molti anni dopo, nel 1815, e di ben più impegnativo ascolto. Beethoven definì il corpo di questa sua composizione, “libera”, e tale essa è rispetto alla linea tradizionale, nei suoi tre tempi, con l’Adagio e l’Allegro vivace finale collegati senza interruzione. Vi domina in modo quasi assoluto il tema iniziale, imposto con incedere ritmico dai due strumenti, fino all’Allegro finale, quasi una sonata sui generis, che evidenzia, nella pregevole esecuzione dei van Poucke, il dialogo vivacissimo fra i due interlocutori, interpreti beethoveniani sperimentati e, al termine dell’esibizione triestina, calorosamente applauditi da un pubblico distanziato ma felice. Curato da Fedra Florit, direttore artistico e anima di Chamber Music, il Festival prosegue e si chiude giovedì 25 giugno con l’esibizione del trio violino, violoncello e pianoforte Sossai, Dalsass, Bolla in un raffinato programma francese che pone Francis Poulenc a confronto con Claude Debussy. “Playing Beethoven” è sostenuto dalla Regione autonoma Friuli Venezia Giulia e da Mibact, dal Comune di Trieste, dall’Iniziativa Centro – Europea, da Banca Mediolanum, da Itas Assicurazioni, da Suono Vivo - Padova e da Zoogami. Tutte le informazioni su www.acmtrioditrieste.it 23/06 di Rino Alessi bellaunavitaallopera.blogspot.com

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