PER FESTEGGIARE L'ASSUNTA, LA STORIA DELL'ULTIMO ORATORIO DI CHARLES GOUNOD, San Francesco tra cielo e terra in un disco prodotto dal Palazzetto Bru Zane di Venezia

I duecento anni dalla nascita di Charles Gounod (Parigi, 1818-ivi, 1893), diedero modo, in periodo di prepandemia, a svariate occasioni per celebrare questa discussa figura cardine della musica d’oltralpe. Orfano di padre - un pittore - dall’età di cinque anni, Charles Gounod fu cresciuto dalla madre, che l’iniziò alla musica prima di affidarlo al celebre Antoine Reicha. Dopo avere seguito studi classici coronati dalla maturità in filosofia, entrò nel 1836 al Conservatorio avendo per maestri Halévy per il contrappunto e Le Sueur e Paër per la composizione come dire il massimo del massimo.
Il risultato fu una prima vittoria del Prix de Rome nel 1839. Benché per un po’ avesse meditato di prendere i voti – il che conferma l’autenticità della sua devozione, dalla quale deriverà un notevole corpus di opere di carattere sacro –, alla fine la passione per il teatro ebbe la meglio. La sua prima prova, Sapho (1851), ebbe scarso esito, ma contiene una pagina, la celebre “O, ma lyre immortelle” passata alla storia dell’interpretazione grazie a Régine Crespin, prima, seguita da tutta una serie di colleghe e rivali fra cui merita un cenno almeno la carismatica Shirley Verrett. L’anno dopo, e siamo al 1852, la Comédie-française, gli commissionò una musica di scena per Ulysse. Seguirono presto La Nonne sanglante (1855), di recente ripresa dall’Opéra Comique, Le Médecin malgré lui (1858), che sfiora la corda comica, ben presto abbandonata, e soprattutto Faust (1859), capolavoro indiscusso della musica francese. Nessun altro suo lavoro, tranne, forse, Roméo et Juliette (1867), uguaglierà in seguito il successo e la fortuna di quest’opera potente, ispirata al dramma di Goethe che in Germania fu ribattezzata Margarethe per non mescolare la lana con la seta. Con fortune diverse, verranno quindi nel 1860 La Colombe ripresa a Spoleto con successo in un magico spettacolo di Giulio Chazalettes e Ulisse Santicchi, e, nello stesso anno, Philémon et Baucis. Poi La Reine de Saba (1862), che fu resuscitata da Sergio Segalini nei suoi anni di direzione artistica a Martina Franca. La successiva Mireille (1864), ha avuto maggiori fortune, discografiche e sceniche, ma, nonostante un’inaugurazione in gran pompa all’Opéra National di Parigi, è stata ben presto dimenticata. Sorte toccata anche alle successive Cinq-Mars (1877), Polyeucte (1878) e Le Tribut de Zamora (1881). Celebrato in vita come una vera e propria gloria nazionale, ed eletto all’Institut nel 1866, Gounod segnò profondamente la sua epoca con la sua particolare sensibilità e il suo impressionante catalogo, ampiamente dominato dalla voce, pur con importanti incursioni in ambito orchestrale e nella musica da camera. Misticismo e sensualità sono i due poli fra cui il musicista parigino si muove con estrema disinvoltura. Coesistono nelle sue opere per il teatro, nella sua sterminata produzione di liriche da camera, mentre il misticismo prende il sopravvento nei suoi lavori di musica sacra. Spicca fra questi Saint François d'Assise, un oratorio, meglio, l’ultimo oratorio scritto da Gounod, in due parti, La cellule e La mort. L’organico è ben più modesto dei precedenti Rédemption e Mors et vita, e prevede un’orchestra da camera e due voci maschili, tenore e baritono, a incarnare San Francesco e il Cristo crocefisso come nel dipinto di Murillo. Saint François d’Assise risale al 1891 ed è scritto da un Gounod presago dell’imminente fine di una vita intensa e laboriosa. L’oratorio fu creduto perso, finché il manoscritto non fu ritrovato in un convento ad Auvers-sur-Oise. La seconda parte, La mort, trae invece ispirazione da Giotto e dalla sua celebre tavola in cui è rappresentato il Santo patrono d’Italia, agonizzante e circondato dai suoi seguaci.
Spesso accostato in esecuzione pubbliche al Requiem, Op. 48 di Gabriel Fauré, Saint François d'Assise è un oratorio di forte carica teatrale che si pone in quel lasso di tempo, fra cielo e terra, che precede la morte. La dolcezza della musica in cui le voci si fondono a un ordito orchestrale che è soffice come una nuvola per rappresentare la serenità del distacco dell’anima dal corpo. Il testo, di scarna spiritualità, rimanda al Salmo 42-43 (41-42): Lamento del levita esiliato: Come la cerva anela ai corsi d'acqua, così l'anima mia anela a te, o Dio. L'anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: quando verrò e vedrò il volto di Dio? Le lacrime sono mio pane giorno e notte, mentre mi dicono sempre: “Dov'è il tuo Dio?”. Riproposto al Festival d’Auvers-sur-Oise, località, famosa per essere la cittadina degli Impressionisti: è ad Auvers-sur-Oise che Van Gogh e altri pittori come Pissarro e Cézanne hanno cercato l'ispirazione en plein air, ed è quindi denominata il “villaggio degli artisti” a soli trenta chilometri da Parigi. E’ a Auvers-sur-Oise, dicevamo, che l’Oratorio di Gounod ha ripreso vita. A cura del veneziano Palazzetto Bru Zane, isola francese nel cuore lagunare, Saint François d’Assise è stato subito inciso per l’etichetta Naïve nel giugno del 2016 alla Cité de la Musique della Philarmonie di Parigi. Laurence Equilbey, ben nota fra i direttori d’orchestra che operano in Francia alla riscoperta dei tesori della musica francese, guida qui l’Orchestre de chambre di Parigi e un gruppo di voci virili del suo coro accentus, accostando l’ultimo Gounod di Saint François al precedente Inno a Santa Cecilia per violino solo (1865-78) in cui risplende la cavata di Deborah Nemtanu, e al Liszt, ugualmente ispirato, della Leggenda di Santa Cecilia (1874) affidata alla vocalità sontuosa di Karine Deshayes, quando ancora cantava da mezzosoprano. Le due voci virili di Saint François e del Crocefisso sono quelle di due artisti francesi d’eccellenza, Stanislas de Barbeyrac e Florian Sempey, entrambi intensi, misurati, musicalissimi. Il risultato è un cofanetto da ascoltare con gioia, celeste sulla copertina curata da Millennium/Alicja Brodowicz e celestiale nell’esecuzione, curatissima e ispirata di Laurence Equilbey. di Rino Alessi 15/08/2023 Nella foto in basso, Karine Deshayes ritratta da Aymeric Giraudel Info e Foto: Palazzetto Bru Zane San Polo 2368 30125 Venezia – Italia contact@bru-zane.com bellaunavitaallopera.blogspot.com

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