QUARANTADUESIMA EDIZIONE DELLE GIORNATE DEL CINEMA MUTO DI PORDENONE. LA DIVA DEL MUTO MAE MURRAY È CIRCE LA MAGA NEL FILM RITROVATO ALLA CINETECA DI PRAGA. DALLA CINETECA DI TOLOSA ARRIVA LO STRAORDINARIO DOCUMENTO HARLEM SKETCHES, SULLA VITA DEI NERI DI HARLEM DURANTE LA GRANDE DEPRESSIONE

È difficile immaginare oggi l’aura che circondava i divi del cinema all’epoca del muto. Se sommiamo la popolarità del calciatore più conosciuto, del cantante più ammirato, dell’influencer più seguita, il risultato sarà comunque un millesimo della fama delle star del cinema muto.
Una di queste è stata sicuramente Mae Murray (1885-1965) protagonista del film che seguirà la cerimonia di consegna del Premio Jean Mitry a Natalia Noussinova e Heide Schlüpmann nella serata di venerdì tredici ottobre (alle ventuno, Teatro Verdi), Circe the Enchantress, (Circe la maga, US 1924) diretto da Robert Z. Leonard, suo partner in oltre venti film e terzo marito. Il soggetto di Circe fu scritto appositamente per l’attrice dal celebre romanziere spagnolo Vicente Blasco Ibanez ed è basato sul mito greco di Circe come una moderna seduttrice che ispira in tutti gli uomini un’ossessiva passione. Mae Murray si dimostrò perfetta nella parte sfoggiando una vasta e intensa gamma di espressioni e mettendo anche a frutto la sua abilità di danzatrice. Prima infatti di diventare una diva di Hollywood, Mae Murray aveva fatto parte delle Ziegfeld Follies ed era stata in molte tournée negli Stati Uniti e in Europa con partner strepitosi come Rodolfo Valentino. Quando esce Circe the Enchantress Mae Murray è all’apice della carriera, un anno prima di girare La vedova allegra di Erich von Stroheim per il quale passerà alla storia. Le scenografie sono di Cedric Gibbons, artista più volte premiato con l’Oscar, 11 statuette, secondo solo a Walt Disney. Circe era considerato perduto ma una copia è stata ritrovata nell’Archivio di Praga e, benché sia incompleta, presenta sostanzialmente intatta la trama restituendo appieno la bellezza delle scene di ballo di danza moderna e di jazz. La proiezione del film è preceduta dal cortometraggio proveniente dalla Cinémathèque de Toulouse Harlem Sketches (US 1935) che testimonia le misere condizioni di vita dei neri di Harlem durante la Grande Depressione e che venne girato lo stesso anno della prima sommossa del quartiere.
Il regista Leslie Bain, vicino alla sinistra, nello stile realista della denuncia sociale e della rappresentazione della cultura afro-americana innesta anche alcuni formalismi dell’avanguardia degli anni ’20. Anche la musica del cortometraggio fa riferimento a quel movimento artistico e porta la firma di George Antheil, molto interessato peraltro anche alla musica afro e autore della colonna sonora di Ballet mécanique di Fernand Léger, in programma alle Giornate alle 12.15 nell’ambito dell’omaggio a Sonia Delaunay, in cui figurano anche Anemic Cinema di Marcel Duchamp e Disque 957 concepito come una impressione visiva generata dall’ascolto dei preludi No. 5 e No. 6 di Frédéric Chopin. Da segnalare, alle dieci, anche uno dei film più scatenati di Harry Piel, Zigano, Der Brigant von Monte Diavolo (DE 1925) con un repertorio di sparatorie, duelli, cavalcate e acrobazie che non ha nulla da invidiare allo Zorro di Douglas Fairbanks, uscito nello stesso anno. E, alle diciotto e trenta, The Oath of the Sword (US 1914) di Frank Shaw, prodotto dalla Japanese American Film Company, la prima società in America posseduta controllata e gestita da giapponesi. Nel film, una delle prime apparizioni sullo schermo di Yutaka Abe, che intraprese poi un’importante carriera nell’industria cinematografica nipponica come sceneggiatore regista e produttore di grande successo e prestigio. Il restauro è del George Eastman Museum in collaborazione con il Japanese American National Museum e con la sovvenzione della National Film Preservation Foundation.
Infine, alle quattordici e trenta, Modern Love (US 1929) con Charley Chase che uscì nelle due versioni, una muta e l’altra parzialmente sonora, unica sopravvissuta, che restaurata dalla Universal viene presentata alle Giornate. l Premio internazionale Jean Mitry, assegnato dalle Giornate del Cinema Muto di Pordenone a due personalità o istituzioni che si sono distinte nell’opera di recupero, valorizzazione e diffusione del patrimonio cinematografico, in particolare di quello muto, per il secondo anno consecutivo viene conferito a due donne: le vincitrici di quest’anno sono Natalia Noussinova e Heide Schlüpmann. Istituito dalla Provincia di Pordenone nel 1986, il premio Jean Mitry è sostenuto dal 2017 dalla Fondazione Friuli presieduta da Giuseppe Morandini. Come da tradizione, la cerimonia si svolgerà nella penultima serata del festival, venerdì tredici alle ventuno al Teatro Verdi di Pordenone, e a consegnare il premio ci sarà l’avvocato Bruno Malattia, vicepresidente della Fondazione. Storica del cinema e scrittrice, Natalia Noussinova dopo la laurea ha lavorato fino al 2018 come ricercatrice all’Istituto di Ricerche sul Cinema di Mosca. Dal 2019 è docente ordinaria alla Universal University - Moscow Film School, università russo-britannica di Mosca. Dall’ottobre 2022 è ricercatrice e docente ospite presso l’Università per Stranieri di Siena. In Europa, ha insegnato come professoressa-ospite numerose volte alla Sorbonne Nouvelle-Paris 3, all’Ecole Normale Supérieure (Parigi, Ulm), all’Université Michel de Montaigne - Bordeaux 3, all’Università Libera di Bruxelles e all’Università di Amsterdam. Parallelamente alla carriera accademica, Noussinova ha svolto il ruolo di consulente scientifica della Cinémathèque française e del Gosfilmofond, e ha curato diverse retrospettive, anche per le Giornate del Cinema Muto e per il Cinema Ritrovato di Bologna, sul cinema russo, sovietico e sul cinema degli esuli russi.
Sulla storia del cinema ha pubblicato nel 2003 un libro sul cinema russo in esilio e ha curato numerosi altri volumi su Truffaut, Kozintsev e Trauberg e altri. Oltre ai numerosi articoli, ricordiamo i suoi contributi alla Storia del cinema mondiale e al Dizionario dei registi del cinema mondiale a cura di Gian Piero Brunetta e all’Enciclopedia del cinema. Dizionario critico dei film a cura di Gianluca Farinelli. Appassionata cinefila, Heidi Schlüpmann, dopo gli studi di filosofia ha svolto il suo apprendistato in storia del cinema presso la Goethe Universität di Francoforte, dove ha ottenuto il suo primo incarico di docente. Oltre all’attività di critica cinematografica negli anni ’80, il suo curriculum include il ruolo di co-direttrice della rivista Frauen und Film, e di componente del comitato di selezione dell’International Short Film Festival di Oberhausen. Le ricerche di Schlüpmann sul cinema delle origini sono iniziate a metà degli anni ’80; a questo riguardo, la sua prima partecipazione alle Giornate del Cinema Muto nel 1986 ha costituito un’esperienza fondamentale. Il suo curriculum accademico comprende il ruolo di professore di cinema alla Goethe Universität dal 1990 al 2018, dove si è prodigata nello sviluppo di un dialogo fecondo fra il mondo accademico e quello del cinema in generale, e di professoressa ospite al Dartmouth College di Hanover, New Hampshire, nel 1996. Schlüpmann è stata altresì membro del progetto Archimedia dell’Unione Europea. A partire dal 1998, ha pubblicato opere caratterizzate dal connubio fra teoria del cinema e filosofia della storia. Schlüpmann è stata inoltre fondatrice nel 1999 della Kinothek Asta Nielsen insieme a Karola Gramann, con cui ha anche istituito nel 2018 il festival Remake. Frankfurt Women’s Film Days insieme a Gaby Babić. Le Giornate del Cinema Muto sono realizzate grazie al sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, del Ministero della Cultura – Direzione Generale Cinema, del Comune di Pordenone, della Camera di Commercio Pordenone-Udine e della Fondazione Friuli. 12/10/2023 INFO: www.giornatedelcinemamuto.it bllaunavitaallopera.blogspot.com

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