MARCO PODDA E L'ORA DEL DIAVOLO: il musicista-medico si appresta a debuttare con un nuovo titolo operistico al Ridotto del Teatro Verdi di Trieste e a festeggiare i trent'anni di attività dell'ensemble corale La Cappella Tergestina

Sarà un mese di dicembre intenso per Marco Podda, triestino, classe 1963, musicista-medico, e la figura del musicista-medico ha precedenti illustri (in Italia, Giuseppe Sinopoli ne è un esempio di tragica grandezza). Il “caso Podda”, però, - non lo dico io, ma molto più autorevolmente di me, Quirino Principe - è probabilmente unico oggi in Italia per l’equilibrio tra le sue due collocazioni professionali, e tanto più rilievo ha l’evidente circostanza che le due professioni sono in realtà una sola, il cui centro è sempre e comunque la voce e il suono.
Bene, questo cultore del suono, laureato in medicina e chirurgia e specializzato sia in otorinolaringoiatria sia in foniatria, si appresta a dare alle scene, su commissione della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste L’Oro del Diavolo liberamente ispirato alla celebre fiaba I tre capelli d’oro del diavolo di Jacob e Wilhelm Grimm, la più classica delle fiabe iniziatiche della tradizione orale sassone, trasposta in letteratura dai Fratelli Grimm (1812-1822). L’opera, sessantacinque minuti di musica, di cui Podda ha scritto anche il libretto in collaborazione con Elisabetta D’Erme, sarà in scena al Ridotto del Verdi Victor De Sabata dal dodici dicembre ai primi di marzo per ventiquattro recite nell’ambito della programmazione divulgativa della Fondazione. Podda, che si è diplomato in canto come controtenore al Conservatorio Tartini di Trieste e ha raggiunto il compimento superiore negli studi di chitarra classica alla scuola di Ennio Guerrato, ne sta seguendo con soddisfazione le prove da poco iniziate al Verdi e la destina, forse un po’ provocatoriamente, a un pubblico di “giovanissimi dentro”, di età compresa cioè fra gli zero e i cent’anni: “Perché” spiega, “ho voluto superare sia le distinzioni di genere sia quelle di età…”. Non basta, pochi giorni dopo aver debuttato al Ridotto del Verdi, Marco Podda e La Cappella Tergestina, l’ensemble vocale e strumentale da lui creato nell’ormai lontano 1993, festeggeranno il diciassette dicembre nella Chiesa della Madonna del Mare di piazzale Rosmini, a Trieste, i trent’anni di attività dell’associazione corale. Per l’occasione il programma del concerto, intitolato Sulle note dei nostri 30 anni, proporrà le più significative composizioni di musica sacra tratte dal loro esteso repertorio, in modo di dare al pubblico una panoramica della letteratura corale dal Cinquecento alla contemporaneità, Marco Podda compreso che all’avvenimento ha dedicato una nuova composizione.
Tornando però a L’Oro del Diavolo in prova al Verdi: “E’ una commissione” afferma Marco Podda, che al progetto si è appassionato strada facendo. La fiaba originaria è lunga e complessa “e, infatti, l’abbiamo tagliata e ridotta per motivi molto semplici, di cast e di durata”. Senza troppo addentrarci nella vicenda, che il pubblico scoprirà andando a teatro, l’autore anticipa che “il linguaggio musicale è operistico, non rientra quindi nello stereotipo della musica per bambini”, e utilizzerà in elettronica una serie di campionature di suoni naturali che nei primi due quadri creeranno un ambiente, il bosco in cui si avventura il protagonista Fortunio - sulla scena Giulia Diomede, mezzosoprano e moglie dell’autore - per cui Podda ha voluto un'interprete en travesti “che racchiuda in sé il maschile e il femminile che c’è in noi, senza distinzione di genere.”. Il pubblico sarà accolto in sala e immerso nella vicenda dal paesaggio sonoro creato elettronicamente da quella che è definita musique concrète. Quanto alla vicenda iniziatica raccontata dai Grimm, si svilupperà nel corso dello spettacolo, che avrà la regia di Oscar Cecchi, in tutta una serie d’incontri avventurosi, a tratti drammatici ma con risvolti anche buffi se non comici, che sono una novità nel percorso compositivo dell’autore e che scalfiranno la purezza originaria del protagonista.
Il finale, in ogni caso, è lieto. “Sto seguendo le prove” racconta ancora Marco Podda “e mi stupisce la preparazione con cui le sta affrontando il concertatore e direttore Francesco Castellana, che conosce l’opera a memoria molto meglio di me. La compagnia è eccellente e affiatatissima, Antonio De Gobbi, che è il re malvagio, è un basso di esperienza. Fra gli altri interpreti ci sono elementi appena usciti o ancora allievi del Conservatorio cui il teatro offre una prima occasione lavorativa in un progetto appena avviato in collaborazione fra Fondazione Teatro Verdi e Tartini che mi sembra encomiabile. Le scene sono realizzate dai ragazzi dell’Istituto d’arte. La filosofia con cui lavoriamo è questa…”. Come dire, tempo di bilanci e tempo di debutti per Marco Podda, cui auguriamo di poter riprendere “presto e bene”, come lui spera, il progetto comune di Qohèlet, il più profano fra i testi sacri dell’Antico Testamento, quello in cui è ribadito, che tutto, sotto il cielo, è vanità. 4/12/2023 di Rino Alessi Info: www.teatroverdi-trieste.com www.cappellatergestina.it bellaunavitaalloperablogspot.com

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