E' DEDICATO AD ARIE D'OPERA GIOVANILI DI CHRISTOPH WILLIBALD GLUCK IL NUOVO CD TACTUS DI ELENA DE SIMONE E DELL'ENSEMBLE IL MOSAICO. Brani giovanili del compositore tedesco nella brillante esecuzione del mezzosoprano veneto

Elena De Simone, mezzosoprano che – accompagnata dall’ensemble Il Mosaico – si è già fatta notare per le sue produzioni discografiche Tactus alla riscoperta delle opere di Hasse e di Maria Teresa Agnesi, non demorde e inaugura il suo 2024 nel nome di Christoph Willibald Gluck con un CD di Arie d’opera che in nove tracce testimonia dell’attività operistica giovanile del musicista di Erasbach.
Registrato nell’agosto del 2022 presso la Pieve di San Giovanni in Campagna, a Bovolone, in provincia di Verona, questo CD ci restituisce opere composte tra il 1743 e il 1745. Il giovane Gluck, all’epoca trentenne, è già un affermato compositore, e scrive le sue opere per le ricorrenze più importanti delle città di Crema, Torino e Milano, senza quasi avere sosta. Sembra essere all’apice della sua carriera, eppure non ha ancora creato quelle grandi composizioni Orfeo ed Euridice soprattutto, ma anche Paride ed Elena e Alceste, che avrebbero legato la sua fama alla riforma dell’opera teorizzata insieme con Ranieri de’ Calzabigi e che fecero di lui uno dei nomi immortali della storia della musica. “Questa raccolta di arie” spiega Elena De Simone che raggiungiamo telefonicamente “ci fa conoscere brani tratti da titoli come Il Tigrane, Poro, La Sofonisba, L’Ippolito di cui non esistono più gli autografi delle arie, né tanto meno, la partitura delle opere intere.”. Alcuni brani, a volte con il solo accompagnamento del basso continuo, sono tutto ciò che resta dell’enorme fortuna che quegli spettacoli ebbero in quegli anni felici per la musica d’arte. Per essere il più possibile fedeli all’esecuzione originale, sono state scelte arie di cui esiste ancora la parte orchestrale, eccetto l’aria “Se viver non poss’io” tratta dall’opera Poro che è stata orchestrata a partire dal basso continuo e da qualche indicazione sul motivo del violino primo. Tutte queste arie hanno la classica struttura con il da capo che Gluck abbandonerà negli anni della riforma. La scelta dei brani, rivela la curatrice ed esecutrice De Simone, è caduta su arie ormai finite nel dimenticatoio e mai consegnate alla sala di registrazione. Del Tigrane, basata sull’omonimo libretto di Carlo Goldoni, e tenuta a battesimo il ventisei settembre del 1743 a Crema, erano state incise le arie della protagonista femminile Cleopatra. Qui, viceversa, De Simone si appropria di quelle destinate a Tigrane, alla prima il soprano Felice Salimbeni, il cui canto fu descritto dai contemporanei come espressivo e possente, eccellente nell’uso degli abbellimenti in particolar modo nelle arie in tempo adagio di cui Salmbeni era maestro assoluto.
Il personaggio rappresentato è il classico eroe sempre pronto ad accettare la morte in nome della virtù, sottomettendosi alla volontà di Mitridate, padre di Cleopatra. Per contrasto con la nobiltà d’animo di Tigrane il CD propone anche l’aria del rivale in amore Oronte, che ambisce a sposare Cleopatra per puro arrivismo e destinata al soprano Giuseppe Gallieni per cui Gluck scrisse anche l’aria dal Poro su libretto di Pietro Metastasio eseguita il ventisei dicembre 1744 al Teatro Regio di Torino. Destinata invece al Teatro Regio Ducale di Milano come seconda e quindi più importante opera scritta per il Carnevale, è La Sofonsisba di cui fu protagonista assoluta Caterina Aschieri, una cantatrice la cui fama fu tale da consentirle di chiedere compensi simili a quelli pattuiti per i colleghi castrati. Rappresentata il 18 gennaio 1744 La Sofonisba è un pastiche di recitativi di Francesco Silvani e di testi da arie del Metastasio; la vicenda ruota attorno alla principessa cartaginese che sostenne la lotta contro Roma e morì avvelenata pur di non diventarne schiava. Gluck le riserva sorte meno ingrata e nel lieto fine la sua ostinazione è perdonata da Scipione. Le arie a lei riservate, evidenziano il carattere temperamentoso del personaggio e la capacità vocali dell’esecutrice, in grado di sostenere il virtuosismo di “Tremo fra dubbi miei”, per poi cantare la sua disperazione in “O frangi i lacci miei” in cui gli oboi amplificano il suo stato d’animo.
In “Là sul margine di Lete” il motivo degli archi illustra il flusso degli inferi in contrasto con i richiami accusatori degli eroi defunti cui Sofonisba risponde con una melodia semplice e lineare. Carica di pathos è anche l’aria da L’Ippolito rappresentata a Milano il 31 gennaio 1743 in cui il Marchese Giuseppe Gorini Corio scrisse un testo che si rifaceva alla tragedia di Racine e di cui fu primo interprete Angelo Maria Monticelli la cui voce fu paragonata a quelle di autentiche star dell’epoca come Farinelli o Senesino. La serietà dell’impianto musicologico e la sentita partecipazione dell’esecutrice rendono onore a Elena De Simone che a questi progetti lavora nell’ottica della musicista che è, non della cantante in cerca di consensi. La sua curiosità la spinge, nell’immediato futuro, a occuparsi ancora di una figura molto nota del Settecento musicale: “questa volta però sarà una celebre cantante, non un compositore o, come nel caso di Maria Teresa Agnesi, di una compositrice.”. 26/04/2024 di Rino Alessi Info: www.tactus.it/tc710703-christoph-willibald-gluck-1714-1787-arie-d039opera www.elenadesimone.it bellaunavitaalloperablogspot.com

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