Al Teatro Nazionale Croato Ivan Zajc di Fiume è andato in scena il capolavoro di Antonio Smareglia Nozze Istriane su testo di Luigi Illica, regia di Marin Blažević che con questo spettacolo prende congedo dalla direzione artistica. Coinvolgente la concertazione di Simon Krečić

Coprodotta dal Teatro Popolare Istriano di Pola e dal Teatro Nazionale Croato Ivan Zajc di Fiume è andato in scena nelle due località dell’Istria croata dal glorioso passato veneto, e poi italiano, il capolavoro di Antonio Smareglia Nozze Istriane su testo di Luigi Illica, le cui melodie dolenti e nostalgiche sono state messe a confronto con il realismo magico della messinscena di Marin Blažević che con questa produzione prende commiato dalla sua direzione artistica a Rjeka, l’antica Fiume cara a D’Annunzio, la sua città.
Non ci sarebbe stato modo migliore per inaugurare la rinnovata Sala Ciscutti del Teatro Popolare Istriano. E la cerimonia di apertura ha animato Pola di contenuti politici e istituzionali, con la presenza del primo ministro croato Andrej Plenković e del ministro della Cultura, la signora Nina Obuljen Koržinek. “Abbiamo a cuore la cultura e riteniamo importanti gli investimenti in questo settore. L’anno scorso, proprio qui a Pola, abbiamo inaugurato il Piccolo Teatro Romano, oggi è la volta del Teatro Popolare Istriano”, ha dichiarato Plenković. Il sindaco Filip Zoričić, dal canto suo, ha definito quella dell’inaugurazione: “una data storica per Pola, che ha reso omaggio a due grandi cittadini polesi, Antonio Smareglia e Pietro Ciscutti”, estendendo i ringraziamenti alla Società Smaregliana per l’impegno profuso in tutti questi anni. Parole di riconoscenza alla città di Pola e alle sue istituzioni sono arrivate anche da Adua Smareglia, nipote dell’autore di Nozze Istriane. La ripresa in Croazia dell’opera è coincisa con l’anniversario della nascita di Antonio Smareglia, il cinque maggio del 1854, e con i centotrent’anni dalla sua prima rappresentazione al Teatro Comunale Giuseppe Verdi di Trieste, protagonisti Gemma Bellincioni e Roberto Stagno.
“La musica di Smareglia – ha sottolineato il critico ed esperto conoscitore di Smareglia, Zoran Juranić, – è in qualche modo “aristocratica”, basata sull’estetica del bello, non c’è da stupirsi che Brahms l’apprezzasse; unisce in modo unico le migliori caratteristiche delle tradizioni musicali tedesca, italiana e slava”. L’orchestra era diretta dal maestro Simon Krečić, del Teatro Nazionale Sloveno di Maribor, che definisce Smareglia un compositore eccezionale, sottolineandone la capacità di fondere nella musica influenze diverse: “Spero che questa performance, sia l’inizio di una rinascita della sua musica. Sono dell’opinione che la sua opera meriti un posto accanto ai più grandi nomi della letteratura musicale.” Il progetto Nozze Istriane prevede, oltre alle recite di Pola e Fiume, dove abbiamo assistito allo spettacolo in un Teatro Ivan Zajc non particolarmente affollato, la sua registrazione per l’etichetta discografica tedesca CPO che si aggiungerà alle precedenti edizioni che Bongiovanni realizzò nel corso delle ultime riprese a Trieste di Nozze Istriane. La vicenda, lo ricordiamo, racconta di un intrigo amoroso ambientato nella cittadina di Dignano che tanto piacque a Illica. In un clima che non si nega pagine di folclorica esaltazione della sua “istrianità”, assistiamo a inganni, tradimenti ed eventi tragici che culminano nell’assassinio, per mano del rivale in amore, del protagonista tenore dell’opera.
Nozze di sangue, orrende nozze è il commento corale che chiude mestamente il capolavoro smaregliano. Ci si aspettava di assistere a una rappresentazione pittoresca nel solco di un verismo italiano ostentato, non a caso Nozze Istriane è sempre stata definita la Cavalleria rusticana della Mitteleuropa, non è stato così. Su una piattaforma scenica che ricostruisce una Dignano fantastica in miniatura – oltre un centinaio i personaggi che emergono e scompaiono tra fluttuanti case colorate – la regia di Blažević ha scelto la metafora per rifiutare il folclore e creare un mondo dal sapore felliniano che nulla a che fare con Illica e Smareglia, in cui dramma e ironia si sono presi per mano, cavalcando il risaputo rifiuto femminile dell’autorità paterna. Come dire, si è puntato sulla prima parola del titolo, nozze, per vestire da sposa tutti i personaggi in commedia, anche i maschi, escludendo la sposa vera Marussa, vittima del padre padrone. e si è trascurata la seconda, istriane.
La Dignano che si compone e ricompone sulla scena non ha infatti nulla di realistico. Alla recita cui abbiamo assistito, va detto per onestà, è mancato il contributo dei video che avrebbero dovuto restituire per esempio il temporale iniziale per un guasto dell’impianto elettrico. La scenografia romantico-nostalgica è firmata da Alan Vukelić, mentre i costumi sono di Sandra Dekanic, abituali collaboratori del regista. Un’interpretazione, la loro, che non centra il bersaglio, e che non corrisponde a quanto l’Orchestra e il Coro stabili del Teatro Nazionale Croato di Fiume, quest’ultimo preparato da Matteo Salvemini propongono, in una lettura attenta della partitura smaregliana, di cui il concertatore e direttore Simon Krečić coglie le sfumature e i richiami nostalgici al mondo slavo. La compagnia, esclusi i due bassi caratteristi Giorgio Surian e Filippo Pollinelli, e, in parte, il vigoroso antagonista baritonale Nicola di Jure Pockaj, è pesantemente deficitaria nel protagonista maschile, il tenore Boze Juric Peric, e appena accettabile nella Marussa, debole vocalmente e incomprensibile nella restituzione del testo, di Anamaija Knego. Anche la figuretta della giovane di razza slava Luze, che suo malgrado è la causa della tragedia, non trova in Stefany Findrik un’interprete adeguata. Come dire, l’omaggio a quella che rimane l’opera più conosciuta di Antonio Smareglia, è riuscito solo in parte. Peccato. di Rino Alessi Info: www.hnk-zajc.hr Foto: Dražen Šokčević bellaunavitaallopera.blogspot.com

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