INAUGURATA CON SUCCESSO LA STAGIONE 2018/2019 DEL TEATRO VERDI DI TRIESTE CON I PURITANI: UN'ELVIRA RIVELAZIONE E' LA SPAGNOLA RUTH INIESTA
Successo pieno al Teatro Verdi di Trieste per l’opera inaugurale della stagione 2018/2019, l’ultima del catalogo di Vincenzo Bellini. I Puritani e i cavalieri, più nota con il titolo breve I Puritani, è un'opera seria in tre atti che lo spettacolo triestino condensa in due parti, su libretto di Carlo Pepoli, tratto dal dramma storico di Jacques-François Ancelot Joseph Xavier Boniface, Têtes rondes et Cavaliers.
Debuttò al Théâtre de la comédie italienne di Parigi il 24 gennaio del 1835, con esito trionfale. Bellini poteva così scrivere a Francesco Florimo: “Mi trovo all'apice del contento! Sabato sera è stata la prima rappresentazione dei Puritani: ha fatto furore, che ancora ne sono io stesso sbalordito… Il gaio, il tristo, il robusto dei pezzi, tutto è stato marcato dagli applausi, e che applausi, che applausi”.
Nonostante le difficoltà esecutive I Puritani è lavoro che non è mai uscito dal repertorio dei grandi teatri, compreso il Verdi di Trieste dove arrivò nel dicembre 1836 e dove è stato frequentemente rappresentato fino alla stagione 2001/2002. La ripresa di quest’anno colmava quindi un vuoto di parecchi anni e lo faceva con un’esecuzione assolutamente integrale ben assemblata da Fabrizio Maria Carminati che per l’occasione ha voluto inserire nell’ultima parte dell’opera due specifici momenti musicali non previsti dalla versione tradizionale. Si tratta di un duetto fra i protagonisti e da un piccolo frammento di variazione affidato alla primadonna nella stretta finale del terzo atto che, nelle intenzioni dovrebbero chiarire lo scioglimento del nodo drammaturgico legato alla follia di Elvira.
Follia, va detto, che a differenza di altre grandi opere del romanticismo italiano è appena sfiorata dall’eroina del dramma ed è soprattutto funzionale a creare per Elvira delle grandi scene di virtuosismo vocale.
Lo spettacolo, una nuova produzione del Teatro Verdi, affidata per la regia a Katia Ricciarelli e a Davide Garattini Raimondi che la realizzano a quattro mani con il contributo di Paolo Vitale per le scene e le luci, Giada Masi per i costumi e Anna Aiello per i movimenti scenici, è di grande sobrietà ed eleganza, non si pone il problema di spiegare l’inspiegabile e trova qualche risalto nell’utilizzo di qualche elemento, il velo nuziale dell’abbandonata Elvira che ritorna nell’azione a ricordarci il nucleo centrale di una drammaturgia non particolarmente articolata.
Certo, I Puritani è soprattutto un’opera di voci. Fortunatamente il Teatro Verdi se n’è assicurate di molto buone e ha potuto risolvere brillantemente anche la sostituzione all’ultimo momento della protagonista designata ammalatasi alla vigilia della prima con l’interprete destinata alla compagnia cadetta, una Ruth Iniesta intensa, partecipe, che di Elvira coglie il patetismo e il virtuosismo vocale. Una gran bella sorpresa.
Antonino Siragusa ha di Arturo l’estensione e canta sempre molto bene, anche se la sua è una vocalità più rossiniana che belliniana. Mario Cassi è l’antagonista Riccardo e mette in evidenza bel legato e buone agilità nell’economia di un’interpretazione di grande sobrietà. Alexey Birkus ha buon gioco nel delineare la figura paterna di Sir Giorgio e bene si comportano anche gli interpreti dei personaggi secondari Nozomi Kato, Giuliano Pelizon e Andrea Binetti. Superiore a ogni elogio poi la prestazione del coro stabile del Teatro Verdi ben preparato da Francesca Tosi.
In grande spolvero l’orchestra che Carminati guida con competenza mettendo in luce il romanticismo appassionato di quest’ultimo capolavoro del grande catanese. Al termine della rappresentazione il successo è stato vivissimo.
Info: www.teatroverdi-trieste.com Foto: Fabio Parenzan
di Rino Alessi
17/11/2018
bellaunavitaallopera.blogspot.com
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