UN RICORDO DI JEANNETTE PILOU, UNA GRANDE ARTISTA DA POCO SCOMPARSA

C’è tutta una generazione di soprani lirici che si affacciò alla ribalta sul finire degli anni Cinquanta del secolo scorso che la predilezione del Divino Karajan per la voce di Mirella Freni mise in ombra. Pensiamo a Mietta Sighele, vincitrice del concorso di Spoleto e Mimì in uno dei primi Festival dei Due Mondi con Schippers e Menotti. Pensiamo ad Adriana Maliponte che con la Freni condivise la vittoria del Concorso Aslico del 1959 e che alla collega dovette cedere il debutto in La Bohème. Jeannette Pilou, di recente scomparsa all’età di ottantatré anni in Grecia, sua terra d’origine, appartiene al gruppo. Nata ad Alessandria d’Egitto da genitori greci che vi si erano trasferiti per motivi di lavoro del padre nel luglio del 1937, Jeannette Pilou compì i suoi studi e si formò ad Alessandria per trasferirsi poi a Milano e perfezionarsi con Carla Castellani “una persona e un’insegnante eccezionale” amava raccontare il soprano. “Per diventare cantanti, non basta la voce, ma occorrono ore di studio intenso ed io ho avuto la fortuna di trovare in quella maestra la persona giusta.” Il debutto, nel 1959 al Teatro Smeraldo di Milano scomodò un personaggio impegnativo per un’esordiente ventiduenne, Violetta ne La Traviata, ma il successo fu notevole. Seguirono anni di buona gavetta interrotti dallo straordinario richiamo che ebbe la sua prima apparizione alla Staatsoper di Vienna nel 1964.
“Ebbi la fortuna di sostituire all’ultimo momento, come Mimì in Bohème, il soprano Hilde Güden che era indisposta, ottenendo un successo che mi portò poi a cantare tantissimo a Vienna. La carriera di un cantante è fatta anche di colpi di fortuna: senza quella sostituzione forse la mia carriera avrebbe preso un’altra piega” raccontava Pilou. La carriera , a questo punto, prese il volo e dopo Vienna Pilou si presentò frequentemente a Londra, Bruxelles, Amsterdam, Amburgo, Hannover, Budapest, quindi Parigi, dove – specialista del repertorio francese – fu ospite frequente Barcellona, Lisbona, Chicago, New Orleans, Houston, Philadelphia, e Buenos Aires. Alla Metropolitan Opera di New York Jeannette Pilou debuttò nell’octobre del 1967 come Juliette in Roméo et Juliette di Gounod accanto a Franco Corelli. Innumerevoli le apparizioni al Met, mentre più rare furono le sue presenze in Italia dove la si ricorda soprattutto per La Rondine pucciniana cantata sia al Comunale di Bologna sia al Gran Teatro La Fenice di Venezia, Un’incantevole Tatiana nell’Onegin di Ciajkovskij al Massimo di Palermo, e ancora Juliette all’Arena di Verona. Alla Scala era pronta e già in costume per sostituire Mirella Freni in una ripresa di La Bohème diretta da Georges Prêtre, ma quella sera il Maestro e Pavarotti fecero arrivare da Londra Ileana Cotrubas trionfatrice della serata e alla Pilou fu offerta, in cambio, l’infelice inaugurazione della successiva stagione milanese con un Fidelio diretto da Karl Böhm in cui fu, per l’unica volta nella sua carriera, una fascinosa Marzelline.
Donna bella ed elegante, Jeannette Pilou univa al fascino di una voce armoniosa e sottile, quello di una figura slanciata che la rese incantevole in Manon di Massenet, che fu un po’ il suo cavallo di battaglia. Si fece ammirare al Festival di Aix-en-Provence, agli Internationale Maifestspiele di Wiesbaden, Karajan la chiamò anche al Festival estivo di Salisburgo per una ripresa di Don Giovanni in cui fu Zerlina. All’Opéra di Montecarlo partecipò alla prima assoluta di La reine morte di Renzo Rossellini nel 1973. Fu, naturalmente, ospite abituale della Greek National Opera di Atene dove cantò dal1969 al 1985, affrontando personaggi come Liú, Susanna, Cio-Cio-San, Donna Elvira in Don Giovanni, Desdemona e Marguerite nel Faust di Gounod, altro suo cavallo di battaglia. Fu Manon anche nell’opera di Puccini ma “la Manon Lescaut non era certamente adatta alla mia voce. L’ho cantata in Ungheria perché me l’hanno chiesta e l’ho fatta, ma la Manon francese era più adatta a me, sembrava proprio scritta per la mia voce”. Faust, Manon, Juliette, la fragile ma non troppo Micäela in Carmen che incise in studio sotto la direzione di Alain Lombard, Mélisande furono i capitoli del suo vasto repertorio francese, dell’eroina di Debussy amava dire che “secondo certe mie colleghe, è una parte difficile: certo la scrittura non è facile, ma una volta imparata scivola via che è un piacere.”.
Una delle sue ultime apparizioni in palcoscenico fu, nel novembre del 1987 al Teatro San Carlo nella Festa teatrale che Roberto De Simone organizzò per celebrare i duecentocinquant’anni del massimo palcoscenico napoletano. Fu quella l’unica occasione che ebbi di ascoltarla in due arie da opere desuete del Settecento: con classe, con eleganza, con voce ancora solida anche se lievemente appannata dagli anni. Di lì a poco si sarebbe trasferita da Milano, dove aveva un circolo di amici molto affezionati, ad Arene, sua città d’origine, dove è mancata pochi giorni fa. Molti quotidiani internazionali l’hanno ricordata, in Italia non è stata spesa una riga per lei. Donna schiva, ricordava con piacere la sua collaborazione con Giacomo Aragall, che alla fine di una Bohème al Met, mentre il pubblico si asciugava gli occhi per la commozione, la faceva ridere come una ragazza dicendole: Dai, Jannette, quando avremo messo da parte cento milioni daremo l’addio a Mr. Bing e agli altri sovrintendenti e ci godremo la vita! 13/05 Nelle foto, vari ritratti di Jeannette Pilou, nei personaggi di Manon, Violetta e Mélisande, e in un'occasione pubblica con Renata Scotto. Le dichiarazioni di Pilou sono tratte da un volume di Bruno Baudissone. di Rino Alessi bellaunavitaallopera.blogspot.com

Commenti

Post popolari in questo blog

ADDIO A GIUSEPPE BOTTA, TENORE DAL TIMBRO INCONFONDIBILE E PRESENZA COSTANTE NEI CARTELLONI DEL TEATRO VERDI DI TRIESTE

ANDREA ZAUPA: UNA CARRIERA TRA CANTO, MEDITAZIONE E FOTOGRAFIA. INTERVISTA CON IL BARITONO VICENTINO CHE STA PER DEBUTTARE NEL PERSONAGGIO DI SCARPIA

E IL TROVATORE CONQUISTA POZZUOLO DEL FRIULI: prodotta e diretta con valore da Tiziano Duca, una delle opere più popolari di Verdi chiude la Trilogia iniziata con Ernani e proseguita con Un Ballo in maschera nella magnifica cornice di Villa Gradenigo Sabbatini. Apprezzato il protagonista Gustavo Porta